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Il cervello ringiovanisce a passo di danza

Il ballo è meglio della palestra per cancellare i segni del tempo e migliorare l'equilibrio negli over-60

Volteggiare a ritmo di valzer, per poi scatenarsi con una bachata o un ballo di gruppo, ringiovanisce il cervello molto più di quanto non facciano cyclette e tapis roulant in palestra: lo dimostra uno studio del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative, pubblicato sulla rivista Frontiers in Human Neuoscience.

Over-60 sempre in movimento

«L’esercizio può rallentare o addirittura contrastare il declino mentale e fisico legato all’avanzare dell’età. Con questo studio – spiega la coordinatrice, Kathrin Rehfeld – abbiamo dimostrato che due diversi tipi di attività fisica, ovvero il ballo e l‘allenamento di resistenza, sono entrambi efficaci nel potenziare un’area del cervello che declina con l’età. Dal confronto, però, è emerso che solo la danza determina dei cambiamenti evidenti del comportamento in termini di miglioramento dell’equilibrio».

Gruppo San Donato

Ballo vs palestra

L’esperimento ha coinvolto due gruppi di ultrasessantenni, che per un periodo di 18 mesi hanno frequentato a cadenza settimanale un corso di danza oppure un tradizionale allenamento in palestra per potenziare resistenza e flessibilità.

Cervello più giovane

Al termine del periodo di prova, tutti i volontari hanno mostrato un aumento del volume di una regione del cervello cruciale per la memoria, l’apprendimento e l’equilibrio, il cosiddetto ippocampo, che col passare degli anni tende solitamente a “rimpicciolirsi”, soprattutto in caso di demenza e Alzheimer.

Più equilibrio per i ballerini

Questo potenziamento dell’ippocampo si è tradotto in un evidente miglioramento dell’equilibrio solo negli ultrasessantenni ballerini, e non nei coetanei allenati in palestra. Secondo i ricercatori, questa differenza nascerebbe dalla diversità degli stimoli a cui il cervello è sottoposto: mentre l’allenamento in palestra prevede esercizi molto ripetitivi, il corso di danza permette di apprendere sempre nuove coreografie per muoversi su ritmi e melodie molto diversi.

Il segreto è imparare cose nuove

«Abbiamo ideato dei programmi sempre diversi per i signori del corso di ballo, usando generi differenti come la danza jazz, i latino-americani e i balli di gruppo», spiega Rehfeld. «I passi, le coreografie, la velocità e il ritmo cambiavano ogni due settimane, in modo da garantire un continuo processo di apprendimento. La cosa più impegnativa e stimolante per loro era ricordare i passi tenendo il tempo senza alcun suggerimento da parte degli istruttori».

Nuove ricerche

Questi risultati hanno aperto la strada ad un nuovo filone di ricerca, come spiega Kathrin Rehfeld: «ora stiamo mettendo a punto un nuovo sistema chiamato “Jymmin“, che unisce l’improvvisazione con la ginnastica. Si tratta di un sistema basato su sensori che genera suoni, melodie e ritmi diversi a seconda dell’attività fisica. Sappiamo che i pazienti con demenza reagiscono meglio quando ascoltano musica: per questo vogliamo combinare gli aspetti positivi dell’attività fisica e della musica dando vita ad uno studio di fattibilità in pazienti colpiti da demenza».
Elisa Buson

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