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Sclerosi multipla: la sfida della ricerca sono le forme progressive

Il neurologo Giancarlo Comi fa il punto sulla sclerosi multipla primariamente progressiva, caratterizzata da un peggioramento delle funzioni neurologiche e dall'assenza di vere e proprie ricadute

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante che presenta, cioè, lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Nel mondo sono tre milioni le persone con sclerosi multipla e secondo i dati dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) in Italia sono circa 114.000 gli uomini e le donne che devono convivere con i sintomi di questa patologia. Nella maggior parte delle volte la diagnosi arriva tra i 20 e i 40 anni di età.

Sclerosi multipla primariamente progressiva

Circa il 10% delle persone con sclerosi multipla ha quella primariamente progressiva. Si tratta di una forma caratterizzata da un peggioramento delle funzioni neurologiche e dall’assenza di vere e proprie ricadute e fin dall’esordio della malattia i sintomi si manifestano in modo graduale e tendono a progredire lentamente nel tempo. Ecco perché si chiama “progressiva”. Queste forme possono essere distinte in forme attive (con occasionali ricadute) o non attive, cosi come progressiva (evidenza oggettiva di peggioramento nel tempo della malattia, con o senza ricaduta o segni di attività di malattia alla risonanza) o non progressiva.

Gruppo San Donato

Facciamo il punto

Giancarlo Comi, Primario di Neurologia e Direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, fa il punto sulle nuove sfide della ricerca, focalizzandosi proprio sulla sclerosi multipla progressiva.

Chiara Caretoni

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