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Diego Dalla Palma: «Pensavo a un tumore, in realtà sono celiaco»

«La notte mi svegliavo in preda a dolori lancinanti senza sapere perché. Ho temuto il cancro, invece era quello che mangiavo a farmi soffrire così tanto»

Lo ammetto: alcune volte ho pensato di farla finita. La notte mi svegliavo in preda a dolori lancinanti. Mi chiedevo se fossi diventato matto. Invece ero solo celiaco.
Ho scoperto di essere allergico al glutine nel 2003, ma dopo un calvario di sofferenze (in realtà la celiachia è una malattia autoimmune, ndr). I primi malesseri sono iniziati alla fine degli anni 90. Disturbi intestinali, insonnia, forti mal di testa. A quel punto, come farebbero tutti, mi sono rivolto al gastroenterologo, che dopo una normale visita mi ha prescritto una gastroscopia. Da questo esame non è risultato niente di grave, se non che soffrivo di un banale reflusso gastrico, curabile con farmaci specifici ed evitando di mangiare alcuni alimenti.

La difficoltà di avere una diagnosi 

Passava il tempo e non notavo un minimo cenno di miglioramento, anzi. Avevo difficoltà a deambulare, mi ero persino ingobbito e facevo difficoltà a restare mentalmente lucido. Ovviamente ho pensato al peggio ed ero già pronto a sentirmi dire che avevo «quel» brutto male.
Disperato, sono andato allora alla ricerca dei migliori neurologi e oncologi d’Italia, nella speranza che almeno loro avrebbero potuto darmi una risposta concreta. Ma né loro né gli esami, da quelli del sangue alle Tac, sono stati in grado di riscontrare qualcosa: tutto negativo. Fino a che, durante l’ennesima gastroscopia, un giovanissimo dottore alle prime armi mi ha detto: «Ma perché non ha mai fatto la biopsia su un tessuto dello stomaco? Magari è celiaco». Io, già intubato, ho sgranato gli occhi e ho fatto cenno di procedere con il prelievo.
Dopo quella visita sono partito per il Brasile e a distanza di un paio di giorni ho ricevuto la telefonata del medico. «Dobbiamo darle una brutta notizia». In quel momento il cuore s’è gelato: ho pensato che mi fosse stato trovato un cancro. «Lei è celiaco», ha continuato. «Ma è una notizia bellissima, finalmente qualcuno ha scoperto che cosa ho», gli ho risposto.

Gruppo San Donato

Noi celiaci dobbiamo sempre stare in guardia 

Certo, avevo una forma grave e ormai cronica, considerati tutti gli anni passati a consumare, ostinatamente e inconsciamente, cibi contenenti glutine. Per curare il reflusso il gastroenterologo mi aveva addirittura suggerito di mangiare due fette biscottate prima di andare a letto… Era ovvio che stessi così male la notte!
Individuata la malattia, ho iniziato subito a stare bene. Non c’è una cura farmacologica per chi, come me, è allergico a gran parte dei cereali. È necessario solo fare attenzione a ciò che si mangia e, soprattutto, dove si mangia. Perché la celiachia è come un «matto» che ti porti sempre con te. Impari a conoscerlo, lo capisci. Però, quando dà in escandescenze, neanche tu che sei il suo migliore amico e compagno di viaggio sei in grado di placarlo. Il «matto» perde le staffe perché assaggia il cono della gelateria sbagliata o cena al ristorante contaminato. A quel punto, a noi celiaci, non resta che subire: tornare a casa, accomodarsi un po’ in bagno e aspettare che i dolori vadano via.

Una salvezza dai cracker gluten free

Per questo motivo non ritorno mai in un ristorante dove mi sono sentito male. Ultimamente, ho adottato la tecnica di ordinare abbondanti pinzimoni con verdure e taglieri di formaggi che accompagno con i miei cracker specifici portati da casa. A dirla tutta, hanno la consistenza del cartone, ma per chi non può mangiare cibi «normali» sono la salvezza.
L’unico lato davvero negativo è che sono molto cari. È vero che il sistema sanitario rimborsa in parte la spesa, ma è vero anche, e penso a chi percepisce uno stipendio medio, che un pacco di biscotti costa circa 6 euro e l’aiuto dello Stato copre giusto la spesa di qualche settimana.
Quella da celiaco è un po’ una vita da «anziano da Villa Serena», non è contemplato l’imprevisto. Ma basta solo sapersi organizzare. E, per uno metodico come me, è un gioco da ragazzi.

Diego Dalla Palma

 

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