«I borborigmi sono rumori addominali, simili a gorgoglii, prodotti dall’attività gastrica e intestinale». Tino Casetti è primario emerito di gastroenterologia all’ospedale di Ravenna. Clicca qui se vuoi chiedergli un consulto. «Si tratta di movimenti automatici che l’apparato digerente (dalla bocca al retto) compie per mescolare il cibo con le secrezioni digestive, farlo avanzare, favorirne l’assorbimento e l’evacuazione. Insomma, non c’è momento in cui il tratto tra l’esofago e l’intestino stia fermo ed è impossibile controllarlo o gestirlo. In alcune situazioni il movimento viene avvertito esclusivamente dalla persona, in altri casi è talmente forte che può essere ascoltato da chi ci circonda». Aria nella pancia? Leggi tutte le cause e tutti i rimedi.
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Borborigmi: avvengono sia a digiuno, sia dopo mangiato
«Da un punto di vista fisiologico l’origine dei borborigmi è attribuita alla progressione del contenuto intestinale. Sono associati sia ai processi digestivi, sia al digiuno. In quest’ultimo caso, ad aumentare l’intensità sonora dei borbottii, sono le secrezioni digestive che preparano l’apparato digerente all’arrivo di cibo», dice Casetti.
A volta sono stimolati dal cervello
La stessa risposta è generata da stimoli come la vista e il profumo delle pietanze, il rumore delle posate, dei piatti, e persino il pensiero del cibo. «A entrare in gioco è il cervello che manda messaggi nervosi e ormonali allo stomaco, stimolando la produzione di succhi gastrici, responsabili dei gorgoglii. I borborigmi possono comparire anche in concomitanza di situazioni stressanti, capaci di movimentare l’intestino con stimoli ormonali», sottolinea il gastroenterologo.
Succede anche quando siamo intolleranti
In ogni caso, non c’è da preoccuparsi. Anche se è bene sapere che l’esaltata produzione dei borborigmi dopo un pasto può essere legata anche all’ingestione di cibi verso cui si è intolleranti (per esempio il latte) o che provocano una maggiore fermentazione da parte della flora batterica (leguminose, vegetali, alimenti ricchi di zuccheri, amidi e grassi), generando anche gonfiore addominale e meteorismo.
In realtà gli scienziati non sono tutti concordi nell’affermare cosa siano e se esistano veramente le intolleranze alimentari. Prima di tutto va ricordato che sono molto distanti dalle allergie, anche se a volte i sintomi sono molto simili. Secondo diversi esperti più che di intolleranze bisognerebbe parlare di intossicazione alimentare. Di solito è sufficiente eliminare il cibo al quale siamo intolleranti per un po’ di tempo e poi, se lo vogliamo, tornare a mangiarlo piano, piano.
Cosa fare allora
«Prima di un appuntamento o una riunione mattutina, è certamente d’aiuto fare colazione», sottolinea lo specialista. «Il lungo digiuno notturno aumenta le secrezioni gastriche e provoca facilmente brontolii. Se invece si pranza con legumi, cavoli, broccoli, cipolle o patate è bene tenere presente che possono favorire la fermentazione e la formazione di aria nella pancia. Lo stesso discorso vale per il consumo di chewing gum che, attraverso la masticazione, invia segnali stimolanti all’intestino, che comincia a muoversi, producendo in alcuni casi fastidiosi gorgoglii». Non proprio l’ideale se, per esempio, si programma un pomeriggio in biblioteca.
Portiamo sempre con noi qualcosa di “secco”
«Sarebbe utile, inoltre, tenere sempre a portata di mano qualcosa di “secco” da sgranocchiare, come cracker e biscotti, per fare un piccolo spuntino tra un pasto e l’altro. Utili per accompagnare il caffè o il tè che in alcune persone possono stimolare la peristalsi intestinale», prosegue il gastroenterologo. «Ricordiamoci inoltre di assumere almeno 1,5 litri di bevande al giorno. I liquidi supportano l’apparato digerente nell’esercizio delle sue funzioni, facilitando il lavoro intestinale e riducendo la fermentazione».
Accorgimenti da adottare dopo i pasti
«Se abbiamo consumato un pranzo abbondante, meglio rinunciare alla classica pennichella e dedicarsi a una blanda passeggiata. In questo modo si agevola lo stomaco nei processi digestivi, di svuotamento e scaricamento nell’intestino», consiglia Casetti. «Da evitare gli sforzi fisici che richiederebbero un aumentato apporto di sangue, già necessario allo stomaco e all’intestino durante la fase digestiva. Nessuna controindicazione, invece, per l’acqua gassata. Il suo contenuto di gas è trascurabile rispetto a quello prodotto dall’intestino durante la fermentazione batterica».
Se vi succede spesso, fate una visita
Se la frequenza e l’intensità aumentano, l’origine potrebbe essere legata a patologie come:
- la sindrome del colon irritabile,
- la colite,
- la gastrite, qui scopri le cause e i fattori di rischio
- la malattia diverticolare.
In queste situazioni, i borborigmi sono associati ad altri sintomi gastrointestinali, come:
- dolore,
- gonfiori,
- crampi addominali,
- diarrea,
- meteorismo.
Causa di brontolii possono essere anche:
- la celiachia, qui puoi scrivere i sintomi
- le intolleranze alimentari, qui scopri le differenze tra allergie e intolleranze alimentari.
Terapia
«Una volta stabilite le linee guida relative alla dieta, se non si hanno risultati, lo specialista procederà alla prescrizione dei farmaci. A seconda del disturbo, saranno necessari antispastici, per ridurre le contrazioni, o gli stimolanti per favorire il transito rallentato e facilitare lo svuotamento», precisa il gastroenterologo Tino Casetti.