Salute

Tendinite o tendinopatie: sintomi, diagnosi e cure

Si manifestano con dolore acuto durante il movimento, ma anche a riposo, con gonfiore e aumento di volume. L'esperto di OK Francesco Ceccarelli spiega come affrontare quelle che colpiscono gli arti inferiori

Le tendinopatie o tendinite hanno molteplici cause, tra cui anche l’obesità. Come diagnosticarle e come intervenire? Francesco Ceccarelli è professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Parma, Direttore della Scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia e Segretario della Società Italiana della Caviglia e del Piede (puoi chiedergli un consulto qui).

Dolore al tendine degli arti inferiori: è corretto parlare di tendinite?

Il termine tendinite è molto generico. È meglio parlare di tendinopatie che a loro volta si possono distinguere in

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  1. peritendiniti, cioè problemi dovuti alla infiammazione acuta della struttura ove il tendine scorre;
  2. tendinosi, ossia problemi cronici del tendine caratterizzati dalla sua degenerazione.

Ovviamente il trattamento può essere differente anche se spesso i due quadri possono coesistere nello stesso tendine con manifestazioni infiammatorie acute e degenerative croniche.

Queste manifestazioni si possono dividere inoltre a seconda della zona del tendine interessata in:

  • tendinopatie del corpo, cioè del tendine vero e proprio,
  • della sua inserzione, cioè nel punto dove il tendine si attacca all’osso, ad esempio le epicondiliti o gomito del tennista.

Entrambe le condizioni sono sovrapponibili come cause, ma si manifestano in zone diverse del tendine, e la sintomatologia e la terapia possono essere differenti.

Tutti i tendini del corpo e quindi degli arti inferiori possono andare incontro ad una tendinopatia. I tendini più colpiti possono essere il tendine rotuleo e quelli dei flessori a livello del ginocchio. A livello della caviglia e del piede invece i tendini più colpiti sono senz’altro il tendine di Achille, il tendine del tibiale posteriore che decorre nella parte interna della caviglia e del piede e i tendini peronei che decorrono nella parte esterna sempre della caviglie e del piede.

Quali sono le cause della tendinite?

Alla base di questi disturbi c’è sempre una predisposizione personale. Tra le cause che possono concorrere a sviluppare una tendinopatia c’è sicuramente l’attività sportiva. Il tendine è una struttura elastica, se lo sport lo sottopone a carichi di lavoro eccessivi (sovraccarico), il tendine può reagire con:

  1. una situazione acuta del suo apparato di scorrimento (peritendinite),
  2. una situazione alla lunga degenerativa del tendine stesso (tendinosi).

Un altro fattore di rischio è lo scorretto allineamento degli arti inferiori. Ad esempio in caso di ginocchia vare (tipiche dei calciatori) o valghe (ginocchia ad X) i tendini del ginocchio e in particolare il tendine rotuleo possono andare incontro ad una tendinopatia a causa dell’asse di movimento scorretto che a sua volta determina un sovraccarico.

A livello della caviglia e del piede invece si può avere un sovraccarico del tendine del tibiale posteriore se il piede è piatto (quindi con un appoggio prevalentemente interno) o del tendine di Achille o dei peronei se il piede è cavo con quindi un appoggio prevalentemente esterno. Spesso alterazione dell’allineamento e attività sportiva concorrono insieme allo sviluppo delle tendinopatie.

Con l’età l’elasticità del tendine si riduce e quindi è più probabile incorrere in tendinopatie. A questo proposito è molto importante il riscaldamento muscolare prima di svolgere attività fisica, e il defaticamento dopo lo sport.

Anche un paio di scarpe da ginnastica o da corsa non idonee o anche a volte nuove cambiando l’assetto del piede, possono dar vita a questi disturbi. A scopo preventivo, in caso si abbia il piede piatto o cavo, è inoltre utile servirsi di plantari per l’attività fisica.
Infine anche il sovrappeso è un fattore di rischio per lo sviluppo di tendinopatie.

Quali sono i sintomi della tendinite?

Il dolore è il sintomo principale in entrambi i casi. La peritendinite è una manifestazione acuta per cui il dolore può insorgere in poco tempo, magari dopo uno sforzo maggiore rispetto alla media. Nelle tendinosi invece il dolore può avere un’insorgenza più prolungata nel tempo con severità ingravescente. Nelle tendinopatie acute il dolore di solito è all’inizio dell’attività mentre nelle tendinopatie croniche può essere presente anche a riposo.

Anche l’aumento di volume nella zona del tendine può essere un segno di tendinopatia. Nelle lesioni infiammatorie acute questo è dovuto all’accumulo di liquido infiammatorio a livello dell’apparato di scorrimento. Nelle tendinosi l’aumento di volume è invece dovuto a un aumento vero e proprio dello spessore del tendine che con la degenerazione diviene meno elastico e più grosso e può presentare anche delle rotture parziali. Impotenza funzionale, rigidità, presenza di noduli a volte anche arrossamento sono tutti sintomi di una tendinopatia.

Quanto è importante una diagnosi corretta?

Come sempre in medicina, la diagnosi corretta è fondamentale per una adeguata terapia.La diagnosi corretta deriva inizialmente da un attento e approfondito esame clinico: palpazione accurata, raccolta dei sintomi e dei dati anamnestici del paziente. Questo è fondamentale al fine di localizzare la struttura degenerata o infiammata.

Conoscere l’anamnesi del paziente è importante quanto il suo stile di vita e l’attività fisica che pratica. Valutare l’assetto del piede e la posizione delle ginocchia serve per capire la causa del disturbo.

Gli esami strumentali, come ad esempio la risonanza magnetica, andrebbero prescritti soltanto a conferma della diagnosi, per un bilancio preciso del danno tendineo. Un primo esame è rappresentato dall’ecografia, esame non invasivo ed economico, ma che dipende dall’abilità e dall’esperienza di chi lo esegue.

Come si cura la tendinite?

La terapia, come accennato, dipende dalla accurata diagnosi e dal tipo di danno tendineo. Il trattamento quindi può essere non chirurgico e anche chirurgico.

Il trattamento non chirurgico prevede riposo dall’attività sportiva, ghiaccio locale, terapia farmacologica con anti-infiammatori, come il ketoprofene e anche bendaggi. Si può utilizzare anche il diclofenac.
Anche lo stretching è molto efficace, così come la terapia fisica strumentale (laser terapia, ultrasuoni, Tecar). I tempi di recupero sono variabili anche a seconda della durata della sintomatologia

Il trattamento chirurgico, consistente in pulizie dell’apparato di scorrimento con asportazione del tessuto infiammatorio, è riservato ai casi di fallimento del trattamento incruento o quando vi siano delle rotture parziali del tendine. Anche dopo intervento chirurgico il tempo di recupero è variabile in funzione del danno tendineo e di quanto è stato necessario eseguire con l’intervento.

Bisogna però dire che curare in maniera non chirurgica o chirurgica la tendinopatia non è sufficiente in quanto è necessario riconoscere e modificare i fattori predisponenti al fine di ridurre la possibilità di recidive. In questo senso è quindi fondamentale l’utilizzo di plantari che migliorando l’assetto degli arti inferiori, neutralizzano o riducono le alterazioni meccaniche alla base dello sviluppo di una patologia tendinea.

In alcuni casi è possibile anche ricorrere alle piastrine del sangue del paziente. Lo specialista inietta una dose di piastrine prelevate e trattate. Si può fare in day hospital o in ambulatorio.

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