Salute

Dismorfofobia: cos’è la paura di essere brutti

Tale condizione porta ad un’eccessiva preoccupazione per uno o più difetti fisici in realtà lievi se non inesistenti

Si chiama “dismorfofobia”, detta anche “disturbo da dismorfismo corporeo”, ed è una condizione caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione per uno o più difetti fisici, nella realtà lievi, se non addirittura inesistenti. Chi ne soffre, passa ore ed ore a controllarsi allo specchio, imbellettarsi eccessivamente, giudicarsi e confrontarsi continuamente con gli altri. Un’eccessiva attenzione per il corpo il cui risultato è la compromissione, parziale, o addirittura totale, delle normali attività quotidiane.

Chi colpisce e quali sono i sintomi

Tale disturbo colpisce principalmente gli adolescenti, sia femmine sia maschi, ed è strettamente legato alle trasformazioni dell’età puberale, ma può manifestarsi anche nei soggetti adulti che nel tempo non sono riusciti ad acquisire fiducia in sé stessi.

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Il più delle volte chi ne soffre non è consapevole di avere un aspetto effettivamente normale, ma anzi è portato a credere che gli altri lo stiano osservando o prendendo in giro per il suo aspetto. I sintomi principali, che sono disagio, sofferenza e vergogna, possono svilupparsi gradualmente o improvvisamente, e ad intensità variabile. I più trovano le loro preoccupazioni difficili da controllare e fanno pochi, o nessun, tentativi per resistervi.

Le zone interessate

La preoccupazione, che spesso arriva ad essere quasi una vera e propria “ossessione”, può riguardare ogni parte del corpo, dal naso agli occhi, dalla bocca alle orecchie, passando per i capelli, la pelle e la peluria, fino ad arrivare alle braccia, alle gambe e ai glutei. Tali zone faticano ad essere accettate e vengono giudicate, in base a dimensioni e forma, come “brutte”, “poco attraenti”, “dolorose”, “deformate”, o addirittura “ripugnanti”.

Come conseguenza, i dismorfofobici spesso passano molte ore al giorno guardandosi allo specchio, tendono a pettinarsi o lavarsi ripetutamente, cambiano di frequente i vestiti per mascherare il difetto, si sottopongono a continui trattamenti (medici, odontoiatrici o chirurgici), oltre a confrontarsi continuamente con l’aspetto fisico altrui, avvertendo una sensazione di disagio e ricercando rassicurazioni.

Come distinguerla

Ma, come distinguere una più che normale e comune preoccupazione legata a qualche minimo difetto fisico (del tutto normale) dalla dismorfofobia? La differenza sostanziale sta nelle gravi turbe ansiogene che arrivano a compromettere in modo significativo le normali attività quotidiane, al punto tale da evitare situazioni di socialità come la scuola, il lavoro, o i contatti esterni.

Quindi, se c’è una preoccupazione per una o più imperfezioni che altre persone ritengono insignificanti o non notano, se si verificano comportamenti eccessivi ripetitivi e si arriva ad evitare la socialità perché ci si vergogna del proprio aspetto fisico, allora è probabile si sia affetti dal disturbo.

Un problema psicologico e non estetico

La coscienza di dismorfofobia è spesso molto scarsa: i soggetti non sono consapevoli che il problema non sia estetico, ma psicologico, ritenendo che la loro preoccupazione sia basata sulla presenza di un grave e reale difetto fisico e non da un modo alterato di percepirsi. Le rassicurazioni o le esperienze di gratificazione personale, così come i tentativi per migliorare il proprio aspetto, non sono quindi sufficienti.

Il dismorfismo corporeo può essere efficacemente curato con la psicoterapia che comprende alcune tecniche motivazionali, fondamentali per sviluppare una visione estetica di sé più accurata e realista, sentirsi a proprio agio quando si è in compagnia ed evitare di ripetere alcuni comportamenti disfunzionali. Nei casi gravi gli specialisti ritengono necessario abbinare alla terapia cognitivo-comportamentale una terapia medica con farmaci serotoninergici.

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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