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Tendine di Achille: come capire se è infiammato e in che modo intervenire

L'ortopedico Roberto Bevoni spiega come mai questa struttura può infiammarsi, fino ad arrivare alla rottura, e quali sono le diverse opzioni terapeutiche

Gli atleti, in particolare i podisti, temono soprattutto un tipo di infortunio doloroso e potenzialmente in grado di costringere a lunghi periodi di immobilità: la lesione del tendine d’Achille. Ma i problemi a questo tendine non risparmiano i non sportivi. È una delle tendiniti più comuni. Sono più frequenti:

  • nelle persone diabetiche,
  • obese,
  • con malattie reumatiche,
  • in chi presenta difetti anatomici quali il piede piatto.

«L’estremità posteriore della gamba è composta da tre muscoli principali (i due gastrocnemi e il soleo) che si fondono assieme per formare il tendine di Achille. Nel mondo dello sport il tricipite surale è il complesso muscolo-tendineo più a rischio di lesione. Questo accade per il suo elevato carico portante e per alcune sue peculiarità. Le lesioni a carico dei due gastrocnemi dovuti a contratture e strappi muscolari sono di comune riscontro in ambito ortopedico. Il tendine di Achille però ne rappresenta la parte finale e più vulnerabile di questo sistema che, inserendosi sul calcagno, trasmette la forza per il movimento alla caviglia e alle restanti strutture del piede». Così spiega Roberto Bevoni, specialista in ortopedia e traumatologia all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.

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Tendine di Achille: quali sono le cause

Sono soprattutto i sovraccarichi funzionali dovuti ad allenamenti troppo intensi, a periodi di riposo troppo brevi e a calzature non adeguate a creare microlesioni. Queste mircolesioni, se ripetute nel tempo, possono portare alla formazione di una tendinite cronica fino alla rottura del tendine stesso.

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Quali sono i sintomi del tendine di Achille?

«I sintomi della tendinite sono abbastanza chiari», prosegue lo specialista. «Comunemente è presente un dolore alla gamba in sede posteriore, che aumenta alla palpazione. Il tendine può aumentare di volume con il passare del tempo e diventare irregolare al tatto. La rigidità mattutina, se presente, può essere utilizzata come parametro per la valutazione della gravità della lesione». Solitamente, nello sportivo il dolore compare durante l’attività fisica e scompare a riposo. Se l’infiammazione diventa cronica (ovvero, quando i sintomi sono presenti da più di sei settimane), il dolore può iniziare con l’attività fisica e limitare durata ed intensità dell’esercizio.

Come si diagnostica

La diagnosi dev’essere approfondita con esami strumentali, quali l’ecografia e la risonanza magnetica.

Come si cura il tendine di Achille?

Il primo approccio in caso di tendinopatie acute è il riposo, di durata variabile a seconda della sintomatologia. Utili le applicazioni di ghiaccio appena si avverte dolore. Bene anche l’eventuale assunzione di farmaci antinfiammatori per qualche giorno. «In una buona percentuale di casi, una riabilitazione mirata, con stretching ed esercizi ad hoc, riesce a riportare il tendine alla normalità», continua Bevoni.

«Non è raro però assistere alla cronicizzazione dell’infiammazione, con dolore o fastidio che persiste nel tempo, limitando l’attività fisica del paziente». La condizione cronica può trarre beneficio da alcune terapie strumentali, come laser, ultrasuoni e ipertermia, e da un trattamento non chirurgico che prevede l’infiltrazione, nel corpo tendineo, di gel piastrinico meglio conosciuto come PRP (Platelet Rich Plasma).

«Questo trattamento dà buoni risultati in una elevata percentuale di lesioni del corpo tendineo. Risulta inefficace nelle tendinopatie inserzionali e nelle rotture parziali», conclude l’ortopedico. «Trattamenti chirurgici mininvasivi prevedono la tenolisi e le scarificazioni. In pratica si liberano i tendini dalle aderenze e all’eliminazione della porzione di tendine degenerato, oltre alla riparazione di eventuali lacerazioni parziali».

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Quando si opta per l’intervento

Se non trattata tempestivamente, l’infiammazione del tendine di Achille porta progressivamente alla degenerazione e alla rottura del tendine. Il paziente avverte come uno schiocco nella regione posteriore. Gli sarà impossibile sollevarsi sulla punta del piede e camminare. In questi casi, l’unico trattamento possibile è quello chirurgico. «A seconda del tipo di lesione, il trattamento chirurgico consiste nella riparazione diretta del tendine di Achille. Nelle rotture acute, oppure se la lesione non è recente e il tessuto lesionato residuo è insufficiente per permettere una riparazione diretta del tendine, nella riparazione con rinforzo», spiega l’ortopedico Roberto Bevoni. «Il tendine viene rinforzato utilizzando la fascia dei gemelli o un tendine adiacente (peroneo breve o flessore lungo dell’alluce) che viene inserito per irrobustire la porzione riparata. In caso di rotture inserzionali, il tendine di Achille dev’essere riparato e reinserito utilizzando ancorette o sistemi di fissazione con viti».

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