Salute

Teoria dei cucchiai: quanti “cucchiai” di energia ti servono per convivere con una malattia cronica?

La metafora dei "cucchiai", usata per quantificare l'energia disponibile, descrive l'esperienza quotidiana di coloro che affrontano queste patologie

Far capire agli altri cosa significhi davvero convivere con una patologia cronica, e con la gestione limitata dell’energia che spesso comporta, può essere difficile. Ecco perché la teoria dei cucchiai può aiutare a sensibilizzare le persone sulle sfide e le difficoltà che accompagnano tali malattie.

Cos’è la teoria dei cucchiai?

Si tratta di un concetto introdotto dalla scrittrice americana Christine Miserandino, affetta da lupus, una malattia autoimmune. Come lei stessa ha raccontato nel suo articolo “the spoon theory”, la teoria è nata per spiegare alla sua migliore amica, durante una conversazione in un ristorante, cosa significasse effettivamente avere questa patologia. Miserandino ha preso 12 cucchiai e, mentre l’amica le descriveva la sua giornata tipo, per ogni attività, semplice o impegnativa, ne toglieva un certo numero.

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Quando i “cucchiai” si esauriscono, vuol dire che non si hanno più risorse energetiche per il resto della giornata. La teoria dei cucchiai è una metafora utilizzata per rappresentare come la pianificazione della propria routine quotidiana dipenda dalla quantità di energia disponibile.

Combattere i pregiudizi attraverso la conoscenza delle malattie croniche

La gran parte degli individui in salute non percepisce la gestione di queste risorse come una preoccupazione. Mentre per chi vive condizioni di questo tipo, come il lupus, è necessario prendere delle decisioni ponderate. Affinché le energie non si esauriscano prematuramente, anche le azioni apparentemente comuni, come lavarsi i denti, cucinare o socializzare vanno valutate e soppesate. Motivo per cui diventa fondamentale non superare il limite e considerare la priorità degli impegni da portare a termine.

Tuttavia, ci sono ancora dei pregiudizi intorno alle patologie croniche. Questo accade specialmente quando i sintomi, come la stanchezza o il dolore, non sono immediatamente visibili o evidenti. Proprio questa mancanza di comprensione, ad esempio di colleghi, amici o familiari, può aumentare il senso di isolamento e solitudine in chi ne soffre.

Teoria dei cucchiai: uno strumento di comprensione e sensibilizzazione

L’uso del termine “spoonie“, che indica qualcuno che convive con una malattia cronica, ha contribuito a creare delle comunità di supporto, in cui i pazienti possono trovare solidarietà e sostegno reciproco. Questo approccio evidenzia anche l’importanza dell’autocompassione e di non sentirsi in colpa quando si salta un appuntamento o non si riesce a fare tutto ciò che si vorrebbe.

La teoria dei cucchiai potrebbe non essere altrettanto efficace per tutti, ma può essere adattata, personalizzata o presa come un esempio utile per promuovere una maggiore consapevolezza ed empatia su molte disabilità e patologie, sia fisiche che mentali.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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