Salute

Lupus eritematoso sistemico: sintomi tipici, esami per la diagnosi, cure

In occasione della Giornata mondiale del LES del 10 maggio, ecco tutto quello che c'è da sapere su questa patologia cronica e autoimmune

Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia sistemica, cronica, autoimmune che colpisce prevalentemente le donne giovani: il rapporto tra maschi e femmine in età fertile è di uno a dieci. L’attivazione incontrollata del sistema immunitario, il quale anziché proteggere l’organismo sbaglia «bersaglio» e scatena un’infiammazione che può colpire diversi organi, è dovuta a una combinazione di fattori genetici (esiste una predisposizione: nelle famiglie con persone affette da lupus l’autoimmunità è più comune rispetto alla popolazione generale), ormonali e ambientali, come l’esposizione ai raggi UV e le infezioni virali.

Sintomi tipici e aspecifici del lupus eritematoso sistemico

Il lupus, avendo nel mirino più organi, si esprime in diversi modi, ma presenta, comunque, sintomi tipici:

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  • infiammazione alle articolazioni e ai reni
  • manifestazioni cutanee e neurologiche
  • pleuriti
  • alterazioni del sangue come l’anemia emolitica e la riduzione delle quantità di piastrine o globuli bianchi.

Spesso l’esordio è subdolo e può, perciò, comportare un ritardo diagnostico. Febbriciattola continua, grande stanchezza, dolori articolari e artrite, manifestazioni cutanee o pericardite. Si tratta di sintomi aspecifici. A mettere in allerta il medico è la loro persistenza e il loro accumularsi in un quadro clinico ingravescente.

Diagnosi

Sebbene un test specifico per certificare l’esistenza della patologia non esista, alla diagnosi clinica segue quella laboratoristica, a iniziare dalla ricerca degli autoanticorpi specifici – gli anticorpi antinucleo e, soprattutto, quelli diretti contro il Dna a doppia elica – prodotti dal sistema immunitario colpito dal lupus.

Cure per il lupus eritematoso sistemico

Il LES non è curabile, ma può essere mandato in remissione, cioè spento, cercando di far sì che non si risvegli (riacutizzi). In questo la scienza ha fatto passi da gigante dagli anni 50 del secolo scorso in poi. Si è introdotto il cortisone, da usare senza paura ma con cautela per i suoi effetti collaterali.

Poi sono arrivati anche i farmaci immunosoppressori. Man mano che comprendiamo quali sono i meccanismi anomali della risposta immunitaria e le vie dell’infiammazione maggiormente attivate, colpiscono bersagli sempre più precisi.

Con molta probabilità, nel prossimo futuro avremo una terapia sempre più precisa e personalizzata e potremo separare i pazienti in base non solo alle manifestazioni cliniche ma anche, per esempio, ai marcatori dell’infiammazione. Tuttavia, dobbiamo ricordare che questa malattia si combatte anche conducendo una vita sana, alimentazione adeguata e niente fumo su tutto. Infine, è importante la comunicazione tra medico e paziente, il cui punto di vista e desideri debbono essere ben tenuti presenti: il nostro scopo è far addormentare il lupus in modo che la persona stia bene, il che non significa solo avere curata l’infiammazione.

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