«Quel che importa, sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non sentirsi abbandonati e soli», scrisse Gigi Ghirotti, noto giornalista e scrittore italiano. E gli infermieri lo sanno bene. Figure professionali di grande valore, assistono e si prendono cura di decine di pazienti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, instaurando una relazione di empatia e fiducia. Dalla prevenzione all’assistenza, dall’educazione alla salute e ancora dalla gestione alla ricerca, svolgono molteplici funzioni. In occasione della giornata internazionale dell’infermiere vi spieghiamo tutti gli step richiesti per diventare un professionista del settore.
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Chi è e cosa fa l’infermiere
L’infermiere è un professionista sanitario che previene, identifica e documenta i bisogni assistenziali del singolo o della comunità durante il percorso di cura. Applicando le buone pratiche per la gestione del dolore e dei sintomi a esso correlati, mette in atto una serie di prestazioni che ha la responsabilità di rivalutare e riadattare nel rispetto della volontà del paziente. Può agire sia individualmente sia in collaborazione, interfacciandosi con altri professionisti quali medici, fisioterapisti, logopedisti e psicologi.
Nella sua attività di assistenza sanitaria svolge diverse mansioni: effettua test, somministra farmaci, cure e terapie, monitora le condizioni di salute del paziente (temperatura, pressione sanguigna, battito cardiaco) e si assicura il costante aggiornamento della cartella clinica. All’interno di una struttura può occuparsi anche di compiti più specifici come effettuare un elettrocardiogramma, raccogliere campioni, eseguire vaccini o applicare medicazioni.
Il suo valore però non deriva solamente dall’assistenza infermieristica, ma anche dalla sua capacità nel comprendere e gestire il dolore della persona nella sua complessità, da quello fisico a quello psicologico, sociale, spirituale e familiare.
Dove lavora
L’infermiere può lavorare in enti pubblici (Aziende Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere, istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, strutture di cura e di ricovero) o enti privati come strutture residenziali, cliniche specialistiche, ambulatori, Onlus ecc., ma anche da libero professionista per ambulatori, studi associati o cooperative.
In Italia, per lavorare nel pubblico l’infermiere deve superare un concorso regolarmente bandito dall’azienda di riferimento, mentre per il privato di solito è sufficiente un colloquio conoscitivo con l’ufficio del personale dell’ente stesso. All’estero questa figura è molto ricercata, per questo l’offerta è alta, soprattutto in Paesi quali Inghilterra, Belgio, Germania e Isole Canarie.
Le aree di assistenza infermieristica sono classificate in ambiti e contesti differenti. L’infermiere può scegliere di lavorare per: aree di assistenza di base, come la medicina e la chirurgia; aree tecniche quali sala operatoria o dialisi; area critica, ovvero rianimazione o pronto soccorso; aree specialistiche, come psichiatria, oncologia, pediatria ecc; oppure sul territorio, come infermiere di assistenza domiciliare o esperto nella cura delle lesioni.
Come diventare infermiere
Primo (e unico) passo per diventare infermiere è conseguire una Laurea triennale in Infermieristica e superare un esame di Stato con successiva iscrizione all’ordine professionale. Il corso è a numero programmato e prevede un test di ammissione la cui data viene definita ogni anno dal Ministero dell’Istruzione. Il piano didattico alterna attività di apprendimento teoriche, pratiche e di tirocinio per le quali sono previste propedeuticità e obblighi di frequenza.
Seconda tappa è il tirocinio, che consiste nell’affiancamento dello studente a un infermiere tutor capace di guidarlo all’apprendimento pratico. Qui lo studente assume le vesti dell’infermerie, fa esperienza sul campo, conoscendo competenze e responsabilità infermieristiche richieste nei vari contesti assistenziali.
Conseguita la laurea, è possibile proseguire il percorso formativo scegliendo tra: master di specializzazione di primo e secondo livello, laurea magistrale e dottorato di ricerca. Ognuno accresce le competenze necessarie per svolgere la professione. Nello specifico, con il primo l’infermiere diventa coordinatore infermieristico, con la magistrale invece diventa infermiere dirigente.