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Covid si può prendere allo stadio? E durante i festeggiamenti?

Sale l'allerta per la mancanza del rispetto delle distanze e dell'uso delle mascherine durante gli Europei di calcio. Cosa dice la scienza?

Covid e tifo calcistico. La variante Delta è davvero pericolosa anche negli stadi? E nei festeggiamenti? Il contagio all’aperto non era molto più difficile? A queste domande stanno cercando di dare una risposta gli esperti di tutto il mondo. Il casus belli sono gli Europei di calcio. Domenica a Londra nello stadio di Wembley ci sarà la finale che vedrà di fronte Inghilterra e Italia. Ironia della sorte, due dei Paesi che sono stati maggiormente colpiti dalla pandemia.

Le immagini che arrivano dagli stadi e dalle piazze festanti fanno a cazzotti con la situazione che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi. Dopo importanti restrizioni alla libertà personale vedere improvvisamente migliaia di persone vicine che cantano e urlano fa pensare. Anche perché ci è stato spiegato in lungo e in largo che cantare e gridare è il modo più semplice per contrarre il virus.

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Covid e tifo: mancano evidenze scientifiche certe

Non ci sono molti dati, ma ce n’è uno che qualche preoccupazione in effetti la fa venire. L’Autorità Sanitaria della Scozia ha individuato quasi 2000 casi di positività a Covid dopo che alcuni tifosi erano stati a Londra e Glasgow. Attenzione: il rischio non è solo alla stadio. Gli appassionati di calcio viaggiano spesso in auto in più persone e frequentano pub e bar. Ci sono stati anche diversi casi di supporter della Finlandia e del Belgio dopo la loro trasferta a San Pietroburgo in Russia.

Covid e tifo: il problema è quello che succede prima e dopo le partite?

Tutte le ricerche convergono sul fatto che contrarre Covid in eventi all’aperto sia significativamente più difficile. Le particelle di aerosol che contengono il virus si diluiscono nell’aria. Ci dev’essere però una certa distanza fisica. Il rischio sarebbe molto più alto sui mezzi pubblici, negli ascensori e in tutti quei luoghi che permettono di accedere allo stadio, ma che sono chiusi.

Quello che preoccupa di più gli esperti insomma sono i momenti precedenti e successivi le partite.

Al momento attuale indossare una mascherina allo stadio è obbligatorio, anche se le immagini trasmesse dalle televisioni ci mostrano che pochissime persone le indossino nel modo corretto.

Difficile far rispettare il mantenimento delle distanze fisiche

Inoltre quasi nessuno rispetta le distanze fisiche, se non in piccoli settori, come quelli delle autorità. Questo nonostante la capienza degli stadi sia stata ridotta. Ad esempio la finale di domenica si giocherà allo stadio di Wembley dove è prevista una riduzione del 25% della capacità. Si parla comunque di 60.000 spettatori. Molti esperti trovano che questi numeri siano esagerati nella situazione in cui siamo. Alcuni di loro sostengono però che non si possano indicare gli Europei come il veicolo di diffusione della variante Delta. Secondo i loro dati questa variante è già presente in modo importante in diversi Paesi europei. In più gli spostamenti di tifosi stranieri non sono così numerosi. In pratica la maggior parte dei tifosi presenti sono già in quel Paese.

Cosa è successo nei casi dei festeggiamenti di Napoli e Inter?

In conclusione si può affermare che negli stadi, come nei festeggiamenti, valgono le regole di sempre. Quindi se non riusciamo a stare a distanza la mascherina deve essere indossata anche nei luoghi aperti se c’è molta gente. In caso di festeggiamenti l’Italia ha già vissuto due casi, che però hanno richiamato sulle strade migliaia di tifosi, ma non milioni come potrebbe accadere in caso di vittoria della Nazionale italiana. Stiamo parlando della vittoria della Coppa Italia da parte del Napoli l’anno scorso e dello scudetto dell’Inter solo qualche mese fa. In entrambi gli eventi non ci sono stati picchi di contagio dopo i festeggiamenti.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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