Salute

Vaccino anti-Covid e adolescenti: i consigli dei pediatri

A quale dare la priorità se coincide con altri richiami previsti dal calendario vaccinale? I vaccini possono interferire tra loro? E come gestire eventuali effetti collaterali?

Vaccinare, anche bambini e adolescenti. È l’imperativo dei pediatri per avviarsi verso la risoluzione della pandemia e permettere ai più giovani di tornare a scuola in sicurezza a settembre. Per ora, per la fascia di età 12-16 anni, è stato approvato solo il vaccino prodotto dalla farmaceutica Pfizer, con la tecnologia a Rna messaggero, ma anche altri sono alla studio. Per i piccoli, come per gli adulti, sono previste due iniezioni e si tratta di una vaccinazione sicura ed efficace.

L’importanza del vaccino anti-Covid negli adolescenti

I pediatri cercano di comunicare ai genitori l’importanza di vaccinare i propri figli contro il Covid-19. «Evitare una malattia pericolosa per sé e per gli altri, i rari decessi, i ricoveri per complicazioni, la sindrome Long-Covid, l’interruzione della frequenza scolastica e delle attività sociali. E poi contenere i contagi di parenti anziani e di compagni di scuola non vaccinati o non pienamente immunizzati, contribuire al controllo della pandemia e delle varianti del virus e infine creare consapevolezza dell’importanza che ciascuno faccia la propria parte anche tra gli adolescenti» spiega Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp).

Gruppo San Donato

«Queste sono le nostre indicazioni per i genitori italiani che si accostano con mille domande alla vaccinazione dei loro figli adolescenti. Con l’immunizzazione dei ragazzi ci guadagna la loro salute, quella dei nonni e dell’intera comunità».

Ridurre contagi e nuove varianti

Vaccinare i ragazzi della fascia 12-16 anni è dunque importante per ridurre l’incidenza dei contagi e la proliferazione di nuove varianti, che, spiega Mattia Doria, segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della Fimp, «emergono laddove i tassi di copertura vaccinale sono bassi. Ed è ormai dimostrato che i minori si ammalano con la stessa incidenza degli adulti. Pur con percentuali di gravità più basse. E inoltre che rappresentano una potenziale fonte di diffusione del virus in tutti gli ambiti di vita frequentati. Dai luoghi di aggregazione, alle palestre, alla scuola.

«Non va inoltre dimenticato l’impatto psicologico che il primo lockdown totale e il secondo a singhiozzo dell’inverno appena trascorso, hanno avuto sui nostri ragazzi. Dobbiamo mettere in atto tutte le misure che ci permettano di evitare che accada ancora. La vaccinazione è una di queste misure. Tanto più vincente quanto più diffusa».

Vaccino anti-Covid e altri richiami: come organizzarsi?

Tra le domande delle mamme, una riguarda i richiami previsti dal calendario vaccinale. Se mio figlio ha in programma un vaccino questa estate, a quale bisogna dare la priorità? Si possono fare più iniezioni a distanza ravvicinata?

«Il messaggio è quello di non rimandare la vaccinazione contro il coronavirus, che in questo momento ha l’importanza primaria» suggerisce Biasci. «Anche perché stiamo parlando di ragazzi tra i 12-16 anni, e i vaccini che si devono fare a quell’età sono tutti richiami. Se si ritardano di qualche settimana, non è un problema: non parliamo di prime vaccinazioni o di lasciare scoperti i ragazzi nei confronti di altre malattie. Mentre per il Covid-19 è effettivamente così e abbiamo bisogno di essere tutti protetti il prima possibile».

Tuttavia, da un punto di vista immunologico non si corrono rischi a fare due vaccinazioni a una distanza ravvicinata. Piuttosto, c’è un problema di sorveglianza. «Al fine di controllare gli eventuali effetti collaterali della vaccinazione anti-Covid è consigliabile distanziarla di circa due settimane dalle altre. In questo modo siamo sicuri che non ci sia sovrapposizione di potenziali effetti collaterali, seppur rari, e che, se si verificano, saremo in grado di associarli a uno specifico vaccino».

I dati raccolti sul vaccino anti-Covid per gli adolescenti sono sufficienti?

Molti genitori vivono la paura che si sia corsi troppo nella sperimentazione dei vaccini per i ragazzi. Addirittura più veloci di quello che è successo con adulti e anziani. In realtà è una paura del tutto infondata. È normale infatti che la sperimentazione sia durata meno, visto che alcuni dati sono gli stessi della popolazione adulta. Il controllo degli enti regolatori del farmaco come la Fda e l’Ema sono assolutamente scrupolosi. Insomma possiamo fidarci senza dubbio.

Vaccino anti-Covid e adolescenti: ci sono effetti collaterali importanti?

Tutti gli esperti convergono sul fatto che non ci siano effetti collaterali diversi da quelli già studiati. Lo stesso ovviamente vale anche per gli adolescenti. Quindi è esclusa la possibilità che i ragazzi possano avere effetti collaterali specifici. Come avviene per gli adulti, gli effetti collaterali che possono arrivare dopo l’iniezione del vaccino del colosso americano sono perlopiù lievi o moderati, come febbre, male alle ossa e alle articolazioni e brividi. Se dopo la prima iniezione il ragazzino dovesse manifestare sintomi allergici, ecco che il medico potrebbe chiedere di non sottoporre l’adolescente anche alla seconda dose. Esattamente come già accade con gli adulti.

Quando rivolgersi al pediatra?

Come si diceva la stragrande maggioranza degli effetti collaterali sono tranquillamente gestibili dai genitori. Basta una tachipirina, un po’ di riposo, bere molti liquidi e mangiare leggero. Se la febbre è alta o il ragazzino si sente particolarmente stanco o c’è una reazione allergica è allora opportuno chiamare il pediatra che darà ai genitori tutte le istruzioni necessarie per affrontare la situazione.

Vaccino anti-Covid: arriverà anche per i bambini più piccoli?

La sperimentazione deve ancora concludersi, ma la stragrande maggioranza degli esperti sostiene che la risposta sia sì. La Food and Drug Administration sta già analizzando i dati per estendere a breve la raccomandazione del vaccino anche a quella fascia della popolazione con un’età inferiore ai 12 anni. Dopo il sì della Fda, come sta sempre succedendo, accadrà la stessa cosa anche in Europa.

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