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Daniele Bossari: la mia prima pappa? Un veleno

«Con lo svezzamento, ho inizato a calare di peso, non assimilavo niente. I miei genitori non capivano perché. Poi la risposta: sono celiaco»

«Con lo svezzamento ho iniziato a stare male: non assimilavo il cibo, piangevo e calavo di peso», racconta Daniele Bossari. «I miei genitori erano preoccupatissimi, anche perché il pediatra non riusciva a capire che cosa mi stesse capitando».
Ecco la confessione del conduttore tv a OK: è celiaco ed è il testimonial della campagna dell’Aic (Associzione italiana celichia), con l’attrice Gaia De Laurentiis e il designatore arbitrale Pierluigi Collina.

«Ai lettori di OK voglio raccontare qualcosa di intimo, qualcosa che sanno in pochi. Io sono celiaco. Con l’intolleranza al glutine ci sono nato, forse un destino che era scritto nei miei geni o forse non solo, chissà. Mi fa male la pasta, mi fa male il pane, mi fa male la pizza, mi fanno male i biscotti.
Dopo lo svezzamento, con le prime pappe, mia madre ha capito subito che qualcosa non andava: piangevo in continuazione, non assimilavo niente e calavo di peso. Insomma, non mi nutrivo. I miei genitori erano preoccupatissimi, anche perché il pediatra non riusciva a identificare che cosa avessi.
E così è cominciato una specie di pellegrinaggio nei vari ospedali. Finché qualcuno ha consigliato loro il Gaslini di Genova. E lì un giovane dottore ha capito la mia malattia, la celiachia, e ha prescritto tutte le regole cui dovevano attenersi i miei perché potessi mangiare senza farmi un danno. In sostanza, via pappe e farinacei di ogni genere.

Gruppo San Donato

All’asilo in un angolino con la mia mela…
Per il resto, andava bene tutto: frutta, verdura, latte, formaggi, legumi, uova, pesce, carne. Certo, all’asilo mi sentivo un po’ menomato, con tutti gli altri bambini che sbranavano merendine sfiziose e io in un angolo con il mio mandarino o la mia mela, senza poter cedere a nessuna tentazione.

Sono nato nel Paese sbagliato, nel regno degli spaghetti e della Margherita che campeggiano ogni due per tre dagli spot in televisione alle pubblicità sui giornali. Ma io ho imparato subito a conoscere e a convivere senza complessi con il mio problema. Merito anche di papà e mamma, che l’hanno accettato senza farne un dramma e hanno saputo spiegarmelo con serenità, senza ansie.

Non capivo come potesse farmi male l’ostia
Ricordo che da ragazzino, quando andavo in chiesa per la comunione, mi mettevo per ultimo nella fila, perché il prete sapeva della mia celiachia e mi dava solo un piccolissimo frammento di ostia. Ma mi era sempre difficile capire come il corpo di Cristo, che era un bene così prezioso, a me potesse fare male.
La ricerca, negli ultimi tempi, ha fatto grandi passi: hanno scoperto farine alternative per preparare pasta e pizza napoletana, biscotti e tutti quei cibi senza glutine, speciali per i celiaci, che oggi si trovano regolarmente in farmacia e che sono riconosciuti dalla mutua, perché la nostra è una malattia sociale.
Basta attenersi alle regole per vivere senza alcun problema. Anzi, gli amici a tavola mi coccolano più degli altri ospiti, quasi a volermi compensare per questo disagio. Nel 2006, ad un convegno a cui ho partecipato hanno detto che è allo studio una pillola. Presa prima dei pasti, avrà un effetto barriera e annullerà le intolleranze al glutine. Nello stesso anno al Gaslini hanno fatto una scoperta importante per individuare le cause di questa strana malattia. Io sono fiducioso, e sto dalla parte della scienza».
Daniele Bossari (testo raccolto da Lucia Castagna nel dicembre 2006 per OK La salute prima di tutto)

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