Alimentazione

Istamina: cos’è e in quali alimenti si trova

Per le persone che hanno una sensibilità a questa sostanza è particolarmente importante gestire l'alimentazione nel modo corretto. Ecco cosa c'è da sapere

Il consumo eccessivo di cibi ricchi di istamina può causare reazioni di varia intensità, che in alcuni casi sono simili come sintomi a quelle allergiche. Ma per quale motivo accade? Come si possono prevenire e trattare questi sintomi? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Stefania Milani, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, Responsabile del servizio di Allergologia del Policlinico San Marco di Zingonia e di Smart Clinic, struttura del Gruppo San Donato all’interno de “Le Due Torri” di Stezzano e di Oriocenter.

Cos’è l’istamina?

Si tratta di una molecola organica che svolge diverse funzioni nel corpo, tra cui agire come neurotrasmettitore nel sistema nervoso centrale ed essere coinvolta nei meccanismi digestivi e nei processi infiammatori che si verificano in risposta a infezioni o infiammazioni. L’istamina è conosciuta soprattutto per il suo ruolo nel sistema immunitario e nelle reazioni allergiche.

Gruppo San Donato

Se una persona allergica a un determinato allergene viene esposta alla sostanza allergenica, il suo sistema immunitario reagisce con una risposta eccessiva (iper-reazione). Questa reazione include il rilascio di istamina da parte delle cellule immunitarie. Quando l’istamina si lega a dei recettori specifici, provoca i sintomi tipici delle allergie come prurito, arrossamento, gonfiore e congestione nasale, sintomi respiratori e gastroenterici.

Dove si trova l’istamina?

«È una sostanza prodotta dal nostro corpo come, ad esempio, l’adrenalina. In più, può essere in parte assunta e in parte liberata attraverso l‘assunzione di alcuni alimenti, i quali hanno la capacità di indurre il corpo a rilasciare le scorte di istamina che sono dentro le cellule e rilasciarle nel sangue», spiega la dottoressa Milani.

«Gli alimenti più classici sono il pomodoro, il cioccolato, i crostacei e tutti i prodotti lievitati e confezionati. I prodotti da forno di cui in Italia si fa largo uso, come la pizza, la focaccia, i biscotti, i crackers. Alcuni frutti, soprattutto gli agrumi, i kiwi, l’uva, le fragole e tra le verdure gli spinaci».

«Anche gli alcolici, come le birre, i vini e i superalcolici possono dare questi tipi di reazione. Ma alcuni sono più istamino-liberatori e altri meno. Solitamente, più i vini sono di buona qualità e meno tendono a liberare l’istamina».

Eccesso di istamina: cosa può provocare?

«Anche in persone che di natura non hanno predisposizione genetica all’allergia, l’assunzione di grandi quantità di questi alimenti, o la loro eccessiva associazione nell’alimentazione, può portare a manifestazioni di tipo allergologico. Classiche manifestazioni avverse avvengono dopo le abbuffate di fragole, piuttosto che di crostacei, cioccolato e cibo spazzatura. Ci sono poi delle occasioni particolari come le festività natalizie, Capodanno, le festività pasquali, quando tradizionalmente vengono associati più alimenti che hanno questa capacità di liberazione dell’istamina».

«Per i soggetti allergici basta una quantità inferiore di istamina per innescare le reazioni avverse, poiché tali soggetti hanno una soglia di liberazione dell’istamina molto più bassa. Inoltre, la stessa allergia fa liberare l’istamina».

Sensibilità all’istamina: diagnosi e sintomi

«Esistono soggetti che presentano una particolare sensibilità all’istamina, il che significa che delle persone sono più reattive a questa sostanza rispetto ad altre. Di solito, la diagnosi clinica arriva in base alla storia del paziente. Se la persona ha già avuto qualche manifestazione, è possibile indagare con il medico dal punto di vista colloquiale, cioè anamnestico, se possa esserci una certa predisposizione alla sensibilizzazione all’istamina. In commercio si trovano dei test che sfortunatamente risultano poco attendibili, in quanto non hanno una riproducibilità su larga scala. Per questo motivo non sono contemplati nelle procedure approvate dal sistema sanitario», prosegue l’esperta.

«I sintomi possono essere eritemi pruriginosi, orticaria, piuttosto che prurito in bocca, gonfiore delle labbra, della palpebra o della lingua. In genere, le manifestazioni più comuni sono quelle cutanee, seguite da quelle gastroenteriche. Quindi, disturbi di stomaco e di intestino, mal di pancia e diarrea. I problemi respiratori sono più rari ma possibili. E proprio perché l’istamina ha delle analogie con altre sostanze che generano la cefalea, anche quest’ultima è uno dei possibili sintomi».

Quali sono le possibili terapie?

«Esistono alcuni rimedi che vengono venduti come riduttori dei livelli di istamina ma che non hanno reale validità terapeutica. Il grave rischio di tali rimedi, senza reale validità terapeutica, è che possono indurre le persone a pensare di poter assumere qualsiasi alimento, nelle dosi e nelle associazioni che più desiderano, perché le reazioni verranno attenuate o annullate da tale rimedio. Ma non funziona realmente così, perché si può rischiare di avere reazioni importanti».

«Dopo una manifestazione, il medico può prescrivere un antistaminico piuttosto che un cortisonico. Si può trattare l’episodio con dei farmaci, ma il corretto atteggiamento è quello della prevenzione gestendo correttamente l’alimentazione», specifica la dottoressa.

Come mangiare e cosa evitare

«Quando ci sono delle manifestazioni acute in atto, all’inizio si applica una dieta di riduzione drastica dell’assunzione degli alimenti ricchi o liberatori di istamina, per un certo periodo di tempo. Poi, questi cibi vengono reintrodotti insegnando ai pazienti, proprio per una questione di educazione alimentare, a gestire la distribuzione di questi alimenti nella dieta limitando anche le quantità assunte. Sostanzialmente, non devono fare delle abbuffate di istamina».

«L’alimentazione occidentale, ricca di cibi estremamente processati e conservati, accentua la probabilità di comparsa di reazioni dovute al carico alimentare di istamina. In generale si può mangiare tutto, ma oculatamente. Non bisogna privarsi di nulla, a meno che non si sia comprovatamente allergici a specifici alimenti. Il consiglio è dunque la riduzione delle quantità e delle associazioni nell’assunzione di questi alimenti», conclude la dottoressa Milani.

Leggi anche…

Mostra di più

Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
Pulsante per tornare all'inizio