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I cardiopatici possono andare in montagna? Sì!

È possibile stimare preventivamente i possibile effetti dell'alta quota sul sistema cardiocircolatorio di ciascun soggetto per decidere se è il caso di evitare o meno la vacanza tra i monti

La montagna mette a dura prova il cuore? Certamente i rischi dell’altitudine sui cardiopatici sono noti da tempo ma è sbagliato rinunciare a priori alle passeggiate sui sentieri ad alta quota.

Oggi, infatti, grazie alle nuove conoscenze e alle tecnologie a disposizione, è possibile stimare preventivamente i possibili effetti dell’alta quota sul sistema cardiocircolatorio di ogni singolo individuo. In questo modo «possiamo essere molto precisi nello stabilire se una persona può andare in montagna, qual è il  tempo di acclimamento che deve rispettare, fino a quali altezze può spingersi, quali farmaci eventualmente deve assumere. Oppure, se già assume una terapia stabiliamo come dobbiamo modificarla ed eventualmente rafforzarla» spiega Piergiuseppe Agostoni, coordinatore dell’Area di Cardiologia Critica del Centro Cardiologico Monzino.

Gruppo San Donato

L’altitudine, quindi, non deve essere più un tabù per chi soffre di patologie cardiache: ora questi soggetti avranno la possibilità di valutare insieme al proprio medico curante se è il caso di evitare o meno la vacanza ad alta quota.

Ma perché fino a poco tempo fa i cardiologi sconsigliavano sempre ai propri pazienti di scegliere la montagna come meta delle proprie vacanze? All’aumentare della quota, diminuisce la disponibilità di ossigeno presente nell’aria e, per compensare questa mancanza, l’organismo aumenta il lavoro cardiaco, respiratorio e la pressione arteriosa. Inoltre, è limitata anche la capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno. In questo modo, ci si trova ad avere meno ossigeno a disposizione e un’inferiore capacità di utilizzarlo. Aumenta così il rischio di infarto e di ictus. Comunque «ogni caso è diverso dall’altro e deve essere valutato nella sua specificità» osserva il professor Agostoni. «Due accorgimenti validi sempre però ci sono: sottoporsi a uno sforzo graduale e salire piano».

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