Sessualità

Il gossip è una forza della natura

Il pettegolezzo è un vizio? Macché: ha permesso all'uomo di evolversi, migliora l'autostima e aiuta a stringere rapporti di fiducia

Tra gli antichi romani faceva un gran rumore il pettegolezzo che Giulio Cesare fosse un omosessuale passivo. Cicerone arrivò a bollarlo: «donna di tutti gli uomin». Negli anni ’50 il mondo fece un enorme «oh» alla notizia (attendibile o meno che fosse) di una Marilyn amante dei fratelli Kennedy. Oggi spopolano le vicende di calciatori e veline, ma il succo è lo stesso. Gossip, gossip, gossip. Come ogni estate che si rispetti, anche questa non sarà priva di pettegolezzi, rumors, dicerie, voci e indiscrezioni. Correranno veloci di bocca in bocca, tra sdraio e ombrelloni. E il loro ronzio salirà, come quello delle zanzare, mano a mano che il caldo avanzerà.

Le dicerie circolavano già nell’antica Grecia
«Il gossip è vecchio come il mondo: c’era nell’antica Grecia e ai tempi degli imperatori romani, se ne parla nella Bibbia e nell’Iliade», dice Candida Morvillo, ex direttore di Novella 2000. Conferma Giorgio Ieranò, docente di letteratura greca all’Università di Trento: «Le Vite dei 12 Cesari di Svetonio sono il monumento del gossip, il si dice di quello che gli imperatori facevano nel loro letto. Ma anche uno storico come Procopio si avventura nelle descrizioni di quel che combinava al calar del sole Teodora, moglie di Giustiniano: l’imperatrice bizantina ogni notte si riuniva con svariati uomini…».

Gruppo San Donato

I rumors giovano all’umore
Secondo gli esperti di antropologia sarebbe stato proprio il gossip a consentire lo sviluppo delle comunità umane primitive. Lo psicologo Frank McAndrew spiega come in epoca preistorica, quando il Sapiens viveva in piccoli gruppi, saper intuire prima degli altri la tipologia dei rapporti tra i componenti facilitava la capacità di attrarre i propri simili, quindi di rafforzarsi e di tramandare il proprio Dna. In soldoni: se l’uomo non avesse avuto questa voglia di ficcare il naso negli affari altrui sarebbe rimasto uno scimpanzé.
Nessuno può dirsi innocente. Impicciarsi di quel che compra il vicino di casa o delle corna del parente è insito nella natura umana. E dà un piacere enorme. Funziona più o meno come con il cioccolato: raccontare o apprendere un pettegolezzo stimola nel cervello la liberazione di serotonina, un neurotrasmettitore che regola il tono dell’umore. Questa sostanza, agendo sul nucleo accumbens e sulla corteccia, instilla una profonda sensazione di benessere. «Non è un caso che alcuni tra i più recenti farmaci antidepressivi agiscano proprio aumentando i livelli di serotonina in queste aree cerebrali», spiega Pietro Pietrini, neuroscienziato in forze all’Università di Pisa.

Chi si disinteressa alle voci è un egocentrico
Anche per questo non è mai esistita una società senza gossip. Tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato il desiderio di conoscere i segreti della vita privata di qualcun altro, compaesano, onorevole, cantante o attore poco importa. «Anzi», commenta Sergio Benvenuto, psicologo del Cnr di Roma e autore del volume Dicerie e pettegolezzi (il Mulino), «una persona che affermasse di non avere interesse nei pettegolezzi sarebbe un egocentrico assoluto, con una scarsa propensione alle relazioni sociali: uno così io non lo frequenterei».

La curiosità è la virtù che ci distingue dagli animali
D’altra parte la molla principale che scatena il pettegolezzo è la curiosità, una virtù di cui siamo dotati e che ci distingue dagli altri animali. Con una certa utilità pratica. Che c’era nelle caverne e c’ è ancora oggi: comprendere prima degli altri come tira il vento in un gruppo può dare dei vantaggi. «Nel mondo della finanza e della politica ci si interessa della vita privata altrui perché si possono scoprire informazioni interessanti per il proprio lavoro», conferma Benvenuto. Sapere in anticipo chi sarà il presidente di una multinazionale, o il prossimo ministro, può comportare vantaggi pratici.

Il chiacchiericcio rinforza la fiducia reciproca
«Ma nella maggior parte dei casi lo scopo dei pettegolezzi è più nobile del ritorno utilitaristico: creare e cementare le relazioni sociali», spiega Marino Livolsi, professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano. Sulla spiaggia, sul pianerottolo o alla macchinetta del caffè i chiacchiericci rinforzano la fiducia reciproca, perché se un collega o un vicino di casa ti raccontano una malignità su qualcuno è come se ti dicessero: «Mi fido di te». L’ego ne trae giovamento e il feeling con quella persona s’impenna. L’unione fa la forza e i sensi di colpa non compaiono.
«Sparlare assieme ad altri equivale ad assolversi a vicenda, contando sul beneficio della pratica comune», nota Valentina D’Urso, docente di psicologia generale all’Università di Padova ed esperta di linguaggio emozionale. «L’invidia, la disapprovazione e il bisogno di giudicare sono sentimenti normali, inevitabili, e il gossip è un modo relativamente innocente per comunicarli. Di più: consente di scaricare, senza fare troppi danni, quella dose di aggressività che ognuno di noi inevitabilmente si porta dentro».
Ovvio, esiste un limite. «I greci, Archiloco in testa, sapevano bene che la maldicenza poteva riuscire a demolire un nemico», dice Ieranò. La lingua può essere più pericolosa di una spada. E, a volte, la voglia di sparlare può diventare patologica. «Al punto da richiedere qualche seduta di psicoterapia comportamentale», continua D’Urso. «Quando? Se spiare gli altri diventa l’unico scopo della propria esistenza, per esempio».

Giudicare gli altri ci fa sentire più importanti
Ma quando il gossip rientra nella normale routine può costituire perfino un’iniezione di autostima. «Se mi arrogo il diritto di giudicare che cosa è bene e che cosa è male dei comportamenti di persone lontane, come i vip, col conforto magari di ascoltatori compiacenti, assumo un atteggiamento di superiorità, che mi fa sentire importante e accettato dal gruppo», aggiunge la psicologa. «Se invece il gossip riguarda le persone vicine in alcuni casi può fare danni».
«Non si deve pensare che di pettegolezzi sui vip si nutrano soltanto casalinghe e individui con basso livello di istruzione», prosegue Benvenuto. «Anche chi ha due lauree in tasca non è immune». E quando sono i personaggi pubblici sotto i riflettori il meccanismo, per tutti, è simile alla catarsi garantita dalla tragedia greca: il fatto che anche i ricchi vivono i mille problemi della vita quotidiana, dagli amori che finiscono ai tradimenti, dai problemi finanziari ai figli scapestrati, rassicura e fortifica. «Non solo: commentare le loro azioni e il loro modo di essere può rivelarsi un sistema per scambiare le opinioni su ciò che ci sembra giusto, socialmente opportuno, oppure criticabile», interviene D’ Urso. «Serve anche per chiarirsi le idee quando si è di fronte a situazioni nuove e controverse».

Frugare nella vita dei vip distrae dai propri guai
Poi, certo, frugare nella vita privata di chi è ricco e famoso ha una funzione di evasione: le star sono lontane, inarrivabili, e il pubblico che resta ai margini usa le briciole di informazioni sulla loro intimità per sbirciare nei recessi delle élite. Ci si distrae dai propri problemi, si pensa ad altro, e si vede riflessa su di sé la loro luce sociale.
C’è un argomento che non manca mai nel telefono senza fili del gossip: il sesso. Come mai? Risponde Benvenuto: «Perché tutto ciò che per pudore ognuno tende a coprire suscita una forza eguale e contraria che si esprime nel pettegolezzo: scoprire, alzare il velo, rendere pubblico». Ogni volta che due amanti si incontrano in segreto diventiamo in qualche modo gelosi. Dove per gelosia si intende il tormento dell’esclusione, del rimanere fuori dal gioco. «Il sesso è uno degli aspetti fondamentali di ogni individuo”, aggiunge Ciro Basile Fasolo, andrologo e sessuologo all’Università di Pisa. «Parlare dei rapporti amorosi degli altri, di corna, di copulazioni è un po’ come se si vivessero, come se si stesse giocando il ruolo di attore protagonista in un teatro virtuale. Ci si identifica, senza volerlo, con le vittime del pettegolezzo. In un certo senso, curiosare sotto le lenzuola soddisfa il bisogno primordiale di sessualità che è presente in ognuno di noi».
Anche il sapere chi sta con chi ha un ruolo sociale: «Collocare ciascuno all’interno della rete di relazione che ci circonda può essere utile, a patto che il chiacchiericcio non degeneri e non arrechi troppi danni a chi ne è vittima», dice il sessuologo.
Per finire, le riviste di gossip. Etichettarle come puro trash significherebbe non accorgersi di una loro funzione di controllo sociale. «Indagare sulle trasgressioni sessuali altrui per renderle pubbliche fa sì che gli atti reprensibili siano oggetto di biasimo», conclude Basile Fasolo, «è come una sorta di polizia sessuale il cui compito è conservare la moralità collettiva».
Massimo Barberi – OK Salute e benessere

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