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Quando le gambe pesanti sono sintomo di un problema circolatorio?

Sempre meglio rivolgersi al medico per capire se sono dovuti solo al caldo e alle troppe ore trascorse in piedi oppure alla malattia venosa cronica

Con l’estate alle porte, per molti ritorna quel fastidioso indolenzimento alle gambe che sopraggiunge alla sera. «Pesantezza, dolore, gonfiore, bruciore e crampi notturni possono essere i sintomi della malattia venosa cronica, che con il caldo diventano più frequenti», spiega l’angiologo Elia Diaco, del Centro Medico Parioli di Roma, già presidente della sezione calabrese della Società italiana di angiologia e patologia vascolare (Siapav). «Le temperature più alte innescano infatti la vasodilatazione periferica delle vene: la vena safena, per esempio, che fisiologicamente ha un diametro di due millimetri, con il caldo si dilata, aumenta di calibro, ostacolando la normale risalita del sangue dagli arti inferiori verso il cuore». In altre parole, il sangue ristagna nelle vene, aumenta la pressione sanguigna nelle gambe e si ha la sensazione di averle pesanti.

Ecodoppler per indagare

Anche se al mattino il gonfiore alle caviglie e il tipico dolore scompaiono, il consiglio è di non sottovalutare tali sintomi solo perché transitori. «Al sopraggiungere dei fastidi occorre rivolgersi al proprio medico di famiglia ed è consigliabile una visita angiologica per valutare accuratamente lo stato di salute delle gambe e del sistema venoso e identificare eventuali problemi circolatori», raccomanda lo specialista. L’ecocolordoppler degli arti inferiori è l’esame strumentale principe per monitorare, come una sorta di sonar, i vasi sanguigni e poter valutare se sono liberi, se non ci sono infiammazioni (flebiti) o trombosi, occlusioni o dilatazioni, che impediscono al sangue di fluire correttamente verso il cuore.

Gruppo San Donato

L’ipertensione o pressione alta

Attenzione a familiarità e sovrappeso

«In caso di edema degli arti inferiori non bisogna sottovalutare il problema perché la malattia venosa cronica è progressiva e nel tempo può portare a complicanze serie, come flebiti e tromboflebiti», prosegue Diaco. «Le persone più a rischio sono coloro che hanno familiarità con la malattia venosa cronica: per questo invito sempre i pazienti a osservare le gambe di nonni e genitori per “vedere” come, con ogni probabilità, diventeranno le loro con il passare degli anni». L’angiologo consiglia anche di tenere controllato il peso, perché i chili di troppo sono una concausa della malattia. Ecco qualche trucco salutare per non ingrassare.

calze compressive

I rimedi: farmaci e calze compressive

Il rimedio? «La terapia farmacologica d’estate e l’uso delle calze compressive d’inverno, che evitano l’eccessiva dilatazione», continua l’esperto. Comprimendo la gamba, infatti, le calze contrastano l’aumento della pressione all’interno delle vene, ne favoriscono la restrizione e accelerano il flusso del sangue nei vasi. Vanno prescritte dal medico, che valuterà il livello di pressione che eserciteranno sulla gamba, e il modello più adatto, a collant o a gambaletto. «L’approccio preventivo e terapeutico si basa su farmaci che agiscono sulla parete del vaso, disinfiammandola, dando tonicità ed eliminando la sensazione di pesantezza», puntualizza Diaco. «Una terapia che si somministra anche nella cosiddetta fase C0 (contraddistinta dall’assenza di segni clinici visibili o palpabili di malattia venosa), quando il paziente non ha sintomi ma ha familiarità per la malattia». Come si legge sulle linee guida della Società italiana di chirurgia vascolare ed endovascolare e della Società italiana di flebologia, anche se gli esatti meccanismi d’azione non sono del tutto chiari, sembra che i farmaci vasoattivi agiscano sia sul micro che sul macro circolo, andando a interferire con i meccanismi responsabili dell’ipertensione venosa.

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Utili le docce fredde

Altre raccomandazioni possono però essere utili per alleviare il fastidio. «In primo luogo bisognerebbe evitare un’eccessiva esposizione al sole e comunque usando sempre la crema protettiva 50+, perché il calore dilata i vasi e rallenta la circolazione sanguigna», dice l’angiologo. Al contrario del calore, il freddo aiuta: per questo sono consigliabili lunghe passeggiate nell’acqua di mare oppure le docce fredde (almeno alle gambe) per riattivare la circolazione. Per riddure il gonfiore, altrimenti, prova anche questo esercizio. 

Nuoto sì, step no

Grande nemica della salute delle gambe è invece la sedentarietà: le tante ore trascorse fermi in piedi sono tra i primi fattori che possono favorire l’insorgenza dei sintomi, ma neppure stare troppo a lungo seduti è consigliabile. Via libera, allora, a una regolare attività fisica, in particolare quella che tonifica la muscolatura delle gambe e migliora la circolazione. «Vanno benissimo il nuoto, le pedalate in bicicletta o lunghe camminate, mentre non sono l’ideale lo step e il sollevamento pesi, perché possono provocare dilatazione venosa e la comparsa di angectasie, capillari rossi e piccole varici», specifica Diaco.

nuoto rimedi

Niente tacchi alti e jeans attillati

Anche l’abbigliamento può influire e in linea di massima bisognerebbe indossare il meno possibile jeans attillati e scarpe con i tacchi alti. Un consiglio a chi ha in programma di mettersi in viaggio: fare delle soste (se ci si sposta in auto) o alzarsi ogni tanto e camminare lungo il corridoio (in aereo o in treno) per riattivare la muscolatura e stimolare la circolazione. Da non sottovalutare, infine, la postura a letto: tenere i piedi leggermente sollevati rispetto al corpo può agevolare il ritorno del sangue verso il cuore.

A tavola

Anche a tavola si può contribuire al benessere delle proprie gambe, per esempio facendo attenzione al sale, visto che aumenta la ritenzione idrica, facilita il ristagno venoso e favorisce l’aumento della pressione, comportando un super lavoro a carico dei vasi (scopri qui 5 consigli per ridurre il consumo di sale a tavola). «E non facendo mai mancare la frutta, specialmente quella rossa, perché contribuisce a una maggiore tonicità dei vasi e favorisce la vasocostrizione periferica», precisa l’angiologo Elia Diaco.

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