Salute

Mortalità Coronavirus: perché donne e bambini sono più protetti?

La mortalità del Coronavirus sembra più bassa in donne e bimbi: secondo le prime ipotesi, il merito potrebbe essere di estrogeni e stile di vita nella popolazione femminile e del sistema immunitario nei piccoli

Più uomini, meno donne e bambini. Tracciando grandi linee, sono queste le prime distinzioni che gli esperti riescono a fare parlando di come e contro chi agisce il Coronavirus. In un comunicato del 13 marzo, l’Istituto Superiore di Sanità afferma che la letalità (intesa come numero dei morti sul totale malati) del Covid-19 in Italia è del 5,8%. L’età media dei pazienti deceduti è di 80 anni, circa 15 anni più alta rispetto ai positivi, e le donne rappresentano il 28,4% dei morti. Rispetto agli uomini, le donne decedute dopo infezione da Covid-19 hanno un’età media più alta (84,2 anni contro 80,3 anni).

Mortalità Coronavirus:
differenze tra uomini e donne

Negli uomini, riporta l’ISS, la letalità risulta più alta, del 7,2%. Mentre nelle donne è del 4,1%. La differenza nel numero di casi segnalati per sesso aumenta progressivamente in favore dei maschi fino alla fascia di età uguale o superiore ai 70-79 anni. Oltre i 90 anni, invece, il numero di casi di sesso femminile supera quello dei casi di sesso maschile, ma questo è dovuto probabilmente alla struttura demografica della popolazione, dove ci sono più donne anziane perché in media più longeve degli uomini.

Gruppo San Donato

Donne meno colpite anche in Cina

La differenza di mortalità tra uomini e donne è stata osservata anche in Cina. Secondo i dati di un grosso studio condotto dal Chinese Centres of Disease Control, su 44 mila persone il 2,8% degli uomini infettati è morto, rispetto a un 1,7% delle donne. Perché le donne muoiono meno?

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Prima ipotesi: il ruolo degli estrogeni

Secondo gli esperti, la differenza più evidente tra uomini e donne è l’assetto ormonale. Se i primi hanno gli androgeni, le seconde hanno gli estrogeni, che rappresentano in genere una barriera naturale contro molte patologie, come quelle del cuore. Non si sa ancora se la stessa cosa accada anche contro il Coronavirus, soprattutto perché dopo la menopausa la produzione di estrogeni nelle donne cala e, quindi, la popolazione femminile anziana dovrebbe essere a rischio quanto gli uomini. Tuttavia dai dati questo non emerge: anche tra gli over 60-70 sono i maschi i più contagiati.

Seconda ipotesi: stile di vita

Un’altra possibile spiegazione riguarda le abitudini e lo stile di vita di uomini e donne. In Cina il dato riguarda soprattutto il fumo: nella popolazione cinese fuma il 52% degli uomini e solo il 3% delle donne. Il distacco in Italia è minore, ma anche da noi le fumatrici sono meno dei fumatori: secondo l’ultimo rapporto ISS sul tema, ha il vizio della sigaretta il 16,5% delle donne contro il 28% degli uomini.

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Più protette, ma anche più esposte

Un’interessante punto di vista del The New York Times, tuttavia, ci dice anche un’altra cosa. Per quanto, dai dati su contagi e mortalità, le donne appaiono più protette per motivi naturali e/o di stile di vita, è anche vero che a livello di mansioni svolte nella società, sarebbero più esposte rispetto agli uomini a contrarre un’infezione.

Secondo un report del 2007 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i ruoli che le donne svolgono possono metterle a contatto più facilmente con i virus. In tutto il mondo, infatti, si stima che il 70% dei lavori di assistenza sanitaria sia svolto dalle donne, in particolare nei panni di infermiera, un ruolo in prima linea per combattere e contenere la diffusione di un contagio. Nella provincia dell’Hubei, in Cina, dove il Coronavirus è scoppiato, circa il 90% dell’assistenza sanitaria è svolto dalle donne. In America la percentuale si aggira attorno al 78 per cento.

Il livello di esposizione delle infermiere è considerato più alto rispetto a quello dei dottori perché, spiega al The New York Times l’infettivologo ed epidemiologo Celine Gounder, «sono coinvolte in azioni più intime nell’assistenza di un paziente: lo accudiscono sul lettino, prelevano il sangue, tengono i campioni».

Mortalità Coronavirus:
qual è il segreto dei bambini?

Nel contagio da Coronavirus, anche i bambini sembrano più protetti. In questo caso qual è la spiegazione? Secondo Francesco Perrone, direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale tumori di Napoli, «i piccoli hanno un sistema immunitario con maggiore capacità di adattarsi rispetto a quello degli adulti. È in crescita e stimolato dalle varie vaccinazioni, quindi in genere riesce a gestire meglio l’eventuale contatto con virus e batteri». L’ipotesi di un sistema immunitario più allenato grazie alle vaccinazioni dell’infanzia, sarà testata in uno studio clinico.

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