Salute

La cronoterapia per sfruttare al meglio l’azione dei farmaci

Cortisone con meno effetti collaterali e massima efficacia se somministrato all'ora giusta

Rispettare l’orologio biologico dell’organismo significa massimizzare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali dei medicinali. Una strada che sta dando ottimi risultati in particolare nelle malattie infiammatorie come quelle reumatiche. Cerchiamo di capirne di più parlandone con Maurizio Cutolo, Direttore della Clinica Reumatologica – Dipartimento di Medicina Interna – IRCCS  AOU San Martino IST Genova e Presidente della Società Europea di Reumatologia

Perché sta diventando sempre più importante tenere conto dell’orario di somministrazione di un farmaco?

Gruppo San Donato

L’importanza deriva dal fatto che nell’arco di 24 ore il nostro corpo subisce delle modificazioni biochimiche, che si ripetono ogni giorno con le stesse modalità. Anche le malattie che colpiscono il nostro organismo sono soggette a questo ‘ritmo’ e dunque anche le terapie devono adattarsi. E’ chiaro che se teniamo conto di questa condizione di base, con la cronoterapia possiamo sfruttare al massimo gli effetti positivi di un farmaco con maggiori benefici per i pazienti.

Il fatto di individuare l’orario giusto di somministrazione significa anche diminuire il dosaggio di un farmaco?

Certamente! Per esempio se un problema patologico si sviluppa soprattutto di notte, dobbiamo fare in modo che il farmaco che lo cura agisca principalmente di notte. Questo porta a diversi vantaggi: in primo luogo non sprechiamo medicinale ma soprattutto possiamo dare all’organismo quello che serve nel momento esatto in cui serve. Praticamente diviene una terapia a bersaglio temporale.

Per quali malattie la cronoterapia rappresenta una possibilità concreta di curare meglio i pazienti?

L’ipertensione per esempio è una delle condizioni in cui si sfrutta la cronoterapia  ma senz’altro il maggior successo si ottiene nelle malattie infiammatorie come per esempio nell’artrite reumatoide, nella gotta o nell’asma cronico. Il nostro sistema immune e la risposta infiammatoria si attivano di notte, e quindi è con prodotti crono e assunti prima di andare a letto – e che quindi si liberano a metà della notte –  che si ottiene il massimo risultato.

Nelle malattie infiammatorie, il cortisone andrebbe assunto alla sera?

Innanzitutto voglio ricordare che il cortisone prima di essere un farmaco è un ormone che il nostro organismo produce di notte.  Più precisamente dalle tre in avanti.  Quando ne siamo carenti perché la malattia lo sta consumando, è di notte dalle tre in avanti il momento migliore per introdurlo come farmaco. In questo modo possiamo anche ridurne il dosaggio, perché forniamo ciò che serve all’organismo proprio nel momento in cui ne ha bisogno.

Somministrare il cortisone di giorno quindi è sbagliato?

Fatta eccezione per le situazioni acute in cui il cortisone va dato quando serve anche ad alto dosaggio e indipendentemente dall’ora, nelle malattie croniche come l’artrite reumatoide, il cortisone non dovrebbe mai essere somministrato di giorno o nel pomeriggio perché oltre a ‘sbagliare’ orario andremmo a toccare i geni che regolano i processi metabolici, e che ne verrebbero così alterati inducendo  ad esempio iperglicemia. E’ da qui che derivano gli effetti collaterali del cortisone dato per esempio a lungo durante la giornata. Per concludere: i meccanismi di difesa e di riparazione naturali del nostro organismo vanno rispettati e sfruttati, ed è in questa direzione che si sta muovendo la ricerca in molti campi.

Michela Vuga

 

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