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Fine di un amore: come capire quando si è di nuovo pronti?

La fine di un rapporto innesca un meccanismo di autodifesa che per un certo periodo di tempo impedisce di riaprire il cuore ai sentimenti. Imparate a interpretare i segnali di una rinnovata disponibilità

Sarebbe bello se si potesse dimenticare la fine di un amore in un giorno. Ma nella realtà, la mente umana è ben più complessa. Collega gli eventi alle sue conseguenze, le registra e mette in allerta il cuore quando sta per andare incontro alle stesse, pericolose, circostanze. Secondo questa tesi, illustrata anche da Duccio Baroni, psicologo e psicoterapeuta, nel nuovo libro L’arte di riparare un cuore. Superare la fine di un amore e tornare a vivere felici (Erickson), è la paura che subentra dopo una delusione a impedire di riaprire il proprio cuore a nuovi sentimenti, allungando i tempi tra una relazione e l’altra.

Un meccanismo di autodifesa fondamentale

Guai se non ci fosse. È un sacrosanto meccanismo di autodifesa. Aiuta a fermarsi, concentrarsi su di sé, rimettere insieme i cocci. La paura va compresa, vissuta, elaborata, per superarla e ricominciare a fidarsi degli altri. Un processo che richiede mediamente, da sei mesi a un anno, dicono gli psicologi. Con moltissime variabili che vanno dalla durata della storia alle cause che hanno portato alla sua fine, senza dimenticare le dinamiche personali. L’importante è avere sempre fiducia nelle capacità riparatorie del tempo che, come diceva il filosofo Voltaire, è un galantuomo e rimette sempre a posto le cose.

Gruppo San Donato

Le reazioni eccessive:
chiusura totale o bulimia affettiva

«Dopo la fine di un amore è naturale essere scoraggiati verso nuove relazioni», sostiene Baroni. «Molte persone ritengono che non troveranno più la persona giusta. Altre penseranno di non essere più capaci di fidarsi, altre diranno a se stesse di non essere in grado di ricevere un altro rifiuto. Ognuna di queste convinzioni non è altro che un modo per tenere sotto controllo la paura». È una fase necessaria dell’elaborazione del lutto (ogni perdita lo è). «Ma, oltre ai molti che si chiudono ostinatamente in se stessi, c’è anche chi si butta subito nella mischia. Con una sorta di bulimia affettiva, quasi per rinnegare la sofferenza. Cercando sollievo nel detto “chiodo scaccia chiodo”», commenta Roberta Rossi, psicologa e sessuologa, presidente della Fiss (Federazione italiana di sessuologia scientifica).

«È importante invece lasciar andare queste sensazioni, metabolizzarle. Per riaprire il proprio cuore bisogna fare piazza pulita dei pregiudizi che albergano nelle delusioni affettive e di queste si nutrono, inficiando quelle future. Quello che una rottura amorosa mette in discussione non è solo la fiducia nell’amore eterno, ma anche la credibilità dell’altro genere (o dello stesso genere, nel caso delle relazioni omosessuali) e l’autostima. Ci sono momenti in cui sembra di aver superato tutto, salvo poi ripiombare nell’incertezza e nel caos emotivo. Anche a distanza di tempo. Si tende ad auto sabotarsi, si ricomincia a rimuginare sul passato, riemergono rabbia e frustrazione. Non bisogna mai avere fretta. Il tempo è un cuscinetto che ammortizza i colpi delle ferite e abbraccia il cuore preparandolo a nuovi incontri».

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Un bilancio con sé stessi

Prosegue l’esperta. «Se la parola fine è arrivata dopo una lunga agonia, probabilmente una parte del percorso di auto consapevolezza è stata già compiuta mentre si stava ancora vivendo la relazione e quindi ora le cose sono più facili. Chi invece è stato piantato in tronco e ha accolto la decisione del partner come una doccia fredda, ha presumibilmente davanti a sé un cammino lungo e difficile». Per i seguaci del “chiodo scaccia chiodo” i rischi di un investimento affettivo troppo precoce sono tanti. «Si è ancora pervasi da rabbia e delusione. Non possono non ripercuotersi sul nuovo partner (su cui, inconsapevolmente, si proiettano le colpe di quello precedente) e sull’equilibrio della nuova coppia. Si tende a fare una “fotocopia“ della relazione precedente, con continui paragoni e riferimenti, in bene e in male. Si confondono i desideri con le aspettative, restando immancabilmente delusi».

Imparare l’arte della singletudine

Ma non bisogna confondere il rispetto dei tempi di elaborazione del lutto con la passività. Il momento di pausa dopo la fine di un amore è fondamentale per guardarsi dentro e fare un bilancio. «È fondamentale aver compreso che cosa sia andato storto nella relazione precedente e quali sono le ragioni per cui si desidera iniziarne una nuova», dice Baroni. «Bisogna assumersi le responsabilità del proprio benessere emotivo e fare scelte consapevoli, che proteggano dalla sofferenza». Aggiunge Rossi. «È bene ricordare quanto sia preziosa questa opportunità per riscoprire se stessi e ripartire con il piede giusto. Quindi, chi esce da un rapporto appiattito dalla routine dovrà impegnarsi nel ritrovare l’energia perduta. Chi invece è stato tradito potrebbe aver bisogno di un periodo di raccoglimento. Per riacquistare autostima e amor proprio, che spesso escono distrutti da un’infedeltà».

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Oltre al vantaggio della riscoperta di sé, ce n’è un altro. «Le persone attraggono persone a loro complementari, quindi se si riesce a stare da soli si attrarranno persone che danno valore all’autonomia e al rispetto della libertà altrui», assicura Baroni. «Al contrario, se non si riesce a sopportare la solitudine è probabile che si attireranno persone fragili con cui sviluppare relazioni disfunzionali di dipendenza». Nel suo libro l’autore suggerisce anche esercizi e abitudini da acquisire per imparare quella che lui definisce l’arte della singletudine.

Segnali di apertura

Come capire se il processo di riparazione del cuore è iniziato e ha cominciato a dare i suoi frutti? Spesso sono gli altri a notare per primi che qualcosa è cambiato nelle persone uscite con le ossa rotte dalla fine di un amore. «Se prima non si riusciva a parlare d’altro, si tediavano amici e parenti con lunghi monologhi sulla storia passata, si chiedevano informazioni sull’ex, a un certo punto le conservazioni diventano meno monotematiche», spiega Rossi. «Si parla più del presente che del passato. Si smette di generalizzare con frasi come “tanto tutti gli uomini (o le donne) sono fatti così”. Si avanzano proposte, si prendono iniziative, anche a breve termine. L’entourage sociale, quindi, è fondamentale come termine di confronto, sia nel percorso di ricostruzione di sé sia nella fase di riapertura affettiva».

Il tempo aiuta a prendere le distanze. Le emozioni negative si affievoliscono lasciando il posto a quelle nuove, più propositive. L’idea di fare nuove conoscenze comincia a fare meno paura, anche se non sempre è lampante. «A volte è sufficiente sedersi al tavolo degli amici e non sentirsi più a disagio se c’è una faccia nuova», continua la sessuologa. «Significa che lentamente si sta uscendo dal guscio».

Dal nuovo atteggiamento di apertura dipenderà anche la maggiore probabilità di innamorarsi e di far innamorare. Lo conferma uno studio condotto alla Purdue University (Indiana, Stati Uniti). Ha dimostrato come le frecce di Cupido non colpiscano a caso, ma siano orientate verso le persone che si fanno vedere ben disposte a nuove conoscenze. Per esempio prestando attenzione all’aspetto fisico, mostrandosi disponibili ad appuntamenti, fiduciose nel prossimo e ottimiste nei confronti del futuro.

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Trovare la giusta motivazione

«In questa fase è importante valutare con attenzione il proprio stato psicologico», consiglia Baroni. «Vi sentite in equilibrio con voi stessi e ritenete che una relazione possa migliorare la vostra vita? Avete compreso perché la relazione è finita e quale è stato il vostro ruolo? Avete fiducia negli uomini o nelle donne e credete che possa esserci una persona con la quale costruire una relazione basata sul rispetto e la cura reciproca?».

È fondamentale anche testare la propria resilienza. Vi sentite pronti ad affrontare rifiuto e delusione? Sapete che un appuntamento andato male non rovinerà la fiducia in voi stessi, ma sarete in grado di superarlo? Siete pronti a mettere dei limiti e a difendere i vostri bisogni, anche se ciò significa smettere di vedere l’altra persona? Secondo la terapista di coppia americana Rachel A. Sussman, se si risponde sì a queste domande, ci sono buone probabilità che il momento sia propizio.

A questo punto, sottolinea l’avvocato americano Susan J. Elliott nel libro Come superare la tua rottura: trasformare una perdita devastante nella migliore cosa che ti sia mai capitata, è importante prenderla alla leggera e non avere aspettative. «Pensare all’appuntamento come a un’occasione per conoscere persone nuove e nuovi posti abbassa il livello di ansia e lascia spazio al divertimento», dice Baroni. «Anche se è importante razionalizzare i propri vissuti emotivi per imparare a gestirli. Non bisogna arrovellarsi troppo, altrimenti si rischia di vedersi passare davanti l’amore della propria vita e non riuscire a riconoscerlo», sottolinea Rossi.

Quando è meglio aspettare ancora

Al contrario, esistono chiari segnali che informano che forse si sta spingendo troppo sull’acceleratore. Per esempio, quando si cerca una relazione perché stanchi di vedere tutti gli amici felicemente accoppiati. Oppure quando si vuole colmare il senso di solitudine (accade specialmente dopo relazioni di lunga data). Attenzione anche ad altre trappole. C’è chi cerca nuovi partner per dimenticare il precedente, per vendicarsi o suscitare gelosia, per mettere su famiglia prima che sia troppo tardi. Anche il timore di restare single per sempre, o il desiderio di zittire le malelingue, non devono essere assecondati. «Concedersi più tempo non è un segno di debolezza, anzi, denota un’elevata consapevolezza di sé», conclude la sessuologa. «In alcuni casi dopo la fine di un amore può essere d’aiuto anche il supporto di uno psicoterapeuta».

La riscoperta della sessualità

Nuovi corpi, nuovi gesti, nuovi odori. Scoprire la sessualità con un’altra persona, magari dopo averla condivisa per anni sempre con lo stesso partner, è un passaggio delicato. Si può essere pronti a riaprire il proprio cuore, ma non a concedersi fisicamente. Questo può destabilizzare il nuovo partner e creare fraintendimenti circa l’autenticità dei propri sentimenti. «Per quanto possano coesistere e favorirsi a vicenda, su un piano biologico sesso e amore assolvono a due funzioni differenti», spiega lo psicologo e psicoterapeuta Duccio Baroni. «Il primo genera eccitazione attraverso il rilascio di adrenalina, il sentimento di amore è mediato dall’ossitocina. La prima serve a spingerci verso nuovi partner sessuali, la seconda genera la sensazione di attaccamento spingendoci verso una relazione duratura».

È d’accordo la psicologa e sessuologa Roberta Rossi. «I tempi emotivi e quelli fisici non sempre combaciano. Il consiglio è di parlare chiaro, ma anche di fidarsi delle reazioni del proprio corpo. L’eccitazione sessuale è un indicatore importante di trasporto emotivo, anche se la paura di soffrire e il peso del passato si fanno ancora sentire».

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Fine di un amore:
e se si ripresenta l’ex?

Può anche succedere che, superato il lutto della perdita, il vecchio amore ritorni con nuove intenzioni. Tutto da rifare? «Assolutamente no», risponde la psicologa e sessuologa Roberta Rossi. «Il tempo trascorso a ricostruire se stessi è servito a  fare tabula rasa dei vecchi rancori e a riaccogliere il partner con una consapevolezza nuova. La persona che si ha di fronte ha presumibilmente fatto lo stesso percorso di autoanalisi ed è quindi frutto di un cambiamento profondo. Il consiglio è di non “congelare“ la figura del partner, rassegnandosi all’inevitabile ritorno delle vecchie dinamiche di coppia, quelle che hanno portato al naufragio affettivo. È probabile che questa nuova relazione parta su basi più solide. Se c’è ancora il sentimento, concedetevi una seconda possibilità».

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