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Terapia epilessia: le novità per tutti i pazienti

Fortunatamente la ricerca scientifica sta facendo ottimi passi avanti per quanto riguarda la gestione dell'epilessia, anche quella farmacoresistente. Facciamo il punto sui trattamenti possibili

Per epilessia si intende un’alterazione temporanea delle funzioni cerebrali, che si manifesta con la cosiddetta crisi epilettica. Quest’ultima, a sua volta, si presenta con perdita di coscienza, movimenti incontrollati del corpo o convulsioni, a seconda dell’area del cervello colpita.

Secondo gli ultimi dati disponibili si calcola che soffrano di epilessia circa 500mila italiani e che ogni anno si verifichino 86 nuovi casi nel primo anno di vita, 20-30 nell’età giovanile/adulta e 180 dopo i 75 anni. «Stiamo assistendo a un netto incremento della patologia nella popolazione anziana, più che altro perché, aumentando l’aspettativa di vita, crescono anche le possibilità che certe malattie neurologiche, come l’epilessia, si manifestino», interviene Laura Tassi, Presidente LICE e neurologo presso la Chirurgia dell’Epilessia e
del Parkinson del Niguarda, Milano.

Gruppo San Donato

Terapia dell’epilessia

Nel 70% dei casi la terapia farmacologica dà buoni risultati nel tenere a bada l’epilessia; nel restante 30%, invece, è necessario ricorrere a metodi di medicina alternativa o all’intervento chirurgico.

Farmaci antiepilettici

Fortunatamente i progressi scientifici degli ultimi anni hanno fatto registrare numerose scoperte nel campo della genetica e delle scienze di base. Sono stati significativi i passi avanti fatti dai ricercatori nella comprensione dei meccanismi molecolari che generano le crisi epilettiche.

Contemporaneamente ora i medici hanno un numero maggiore di farmaci antiepilettici efficaci, con meccanismi d’azione sempre più innovativi e in genere con migliore tollerabilità. I farmaci antiepilettici agiscono stabilizzando le membrane delle cellule nervose, impedendo le scariche elettriche anomale. La terapia è, dunque, sintomatica, cioè in grado di controllare la comparsa delle crisi epilettiche.

Come fa sapere la Società Italiana di Farmacologia, la scelta del farmaco antiepilettico varia dalla tipologia di crisi e dalle caratteristiche del singolo paziente. Attualmente esistono questi farmaci:

  • Farmaci antiepilettici di I generazione: acido valproico, carbamazepina, fenitoina e fenobarbital. Sono disponibili da molti anni e particolarmente efficaci.
  • Farmaci di II generazione: levetiracetam, lamotrigina, oxcarbazepina e topiramato. Sono più tollerabili e sicuri soprattutto per pazienti anziani e donne in età fertile.
  • Farmaci di III generazione: lacosamide, perampanel e rufinamide. Sono perlopiù impiegati in trattamenti combinati.

Novità delle terapie per l’epilessia anche per i pazienti farmacoresistenti 

Tuttavia, un terzo dei pazienti è farmacoresistente. «Intendiamo una persona con epilessia che continua ad avere crisi pur avendo provato almeno due farmaci specifici per il suo tipo di epilessia, ben tollerati, somministrati alla massima dose possibile e per un adeguato periodo di tempo, in monoterapia o in associazione con altri
farmaci», spiega Tassi. E dunque, per questi pazienti quali sono le terapie attualmente disponibili?

La terapia chirurgica

Stando alla Guida delle Epilessie 2023, si stima che almeno il 15-20% dei pazienti farmacoresistenti possa trovare beneficio grazie a un intervento neurochirurgico mirato. Il trattamento chirurgico consiste nella rimozione, quando è possibile e senza indurre deficit neurologici, della regione cerebrale responsabile delle crisi, definita Zona Epilettogena. Circa il 70% degli individui operati ottiene un ottimo risultato in termini di risoluzione delle crisi e, quindi, di qualità di vita.

Per chi non può essere operato, perché le crisi trovano origine da più zone del cervello o perché l’intervento potrebbe causare danni neurologici rilevanti, è possibile ricorrere a terapie palliative che possono ridurre frequenza e intensità delle crisi, come la stimolazione vagale, la Deep Brain Stimulation (DBS), e la dieta chetogenica.

Terapie per l’epilessia: la stimolazione vagale

Per stimolazione vagale si intende l’invio di stimoli elettrici al nervo vago, mediante un generatore di impulsi posizionato sotto la cute della clavicola. Questa stimolazione può ridurre la frequenza delle crisi.

Deep Brain Stimulation

Come fa sapere la LICE, negli ultimi anni sono state messe a punto alcune metodiche che consentono la possibilità di stimolare direttamente, tramite elettrodi impiantati in regioni cerebrali diverse, alcune aree corticali o sottocorticali in grado di modulare e modificare l’attività epilettica. Tali tecniche, eseguibili solo presso Centri altamente specializzati, sono ad oggi riservate a pazienti farmacoresistenti selezionati.

Dieta chetogenica

La dieta chetogenica si è rivelata un ottimo alleato nel controllo delle crisi epilettiche. Questo regime alimentare si basa su un’elevata quantità di grassi e una ridotta quota di proteine e carboidrati. Si propone di indurre uno stato di chetosi che simula gli effetti del digiuno. Si obbliga l’organismo a utilizzare i grassi anziché il glucosio come fonte di energia, mantenendo elevato lo sviluppo di corpi chetonici.

Terapie per l’epilessia: quali sono i prossimi obiettivi?

Nonostante la ricerca per trovare sempre più efficaci terapie vada avanti, ci sono ancora molti obiettivi da raggiungere nella lotta contro l’epilessia. Occorre continuare con sempre maggiore convinzione nella ricerca scientifica e rafforzare le politiche socio sanitarie a favore dei pazienti per migliora così l’accesso alle cure ed elevare sempre di più gli standard diagnostico-terapeutici.

Bisogna però soprattutto educare ed informare le persone sull’epilessia, sostenendo su larga scala azioni informativo/educative, in particolare nelle scuole primarie e secondarie, allo scopo di abbattere i pregiudizi e le discriminazioni sociali che ancora purtroppo caratterizzano questa patologia. Sono ancora molti i luoghi comuni che rendono anche più difficile la gestione sociale della malattia.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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