Salute Mentale

Come riconoscere un disturbo alimentare?

Spesso chi ne soffre non percepisce il problema come una malattia, ma come come uno stile di vita. Ecco perché è importante, per amici e parenti, conoscere i segnali

Il problema di partenza dei disturbi alimentari, prevalenti nella parte femminile della popolazione, è che all’inizio, spesso per tanti mesi e a volte anche per anni, non vengono recepiti da chi ne soffre come una malattia. Ma come una sorta di stile di vita. Se si è magri, super attivi a livello fisico, con la sensazione di avere le energie per fare tutto ciò che si desidera anche in virtù della propria giovinezza, si fa molta fatica a giungere alla consapevolezza di essere malati.

Tuttavia, specialmente nel caso delle adolescenti, esistono alcuni segnali che possono mettere in allerta genitori o amici, e aiutare a riconoscere un disturbo alimentare. Ci spiega quali sono Stefano Erzegovesi, medico psichiatra e nutrizionista, primario del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Gruppo San Donato

Come riconoscere un disturbo alimentare: i segnali

  1. Il cambiamento del comportamento a tavola. Ragazze che improvvisamente passano a un approccio quasi chirurgico al pasto. Concentrate e attente, ad esempio, tagliano il cibo in tanti piccoli bocconi.
  2. L’apparenza di dimagrimento. Quando si nota che la figlia perde peso, occorre andare dal pediatra o medico di famiglia per valutare la curva di crescita che collega i chili all’altezza e all’età.
  3. L’attività fisica della giovane diventa compulsiva. Del tipo, «La devo fare, costi quel che costi».
  4. Le fughe in bagno alla fine del pasto. Possono far pensare al tentativo di eliminare il cibo mangiato con l’induzione del vomito (sintomo di un disturbo come la bulimia).
  5. Un’esagerata e amplificata attenzione all’immagine corporea. L’adolescente cambia il modo di vestire, passa parecchio tempo davanti allo specchio e chiede molte rassicurazioni sul suo aspetto fisico.

Come parlare con chi ha un disturbo alimentare

È importante che chi soffre di disturbi alimentari si senta libera e non giudicata all’idea di chiedere aiuto. Non può ricevere risposte come «ti passerà» o «sono cose da adolescenti». Bensì: «Se stai male, andiamo dal medico e valuteremo con lui se ci sia bisogno di uno specialista».

Chi sta a contatto con la paziente deve, infatti, far passare un messaggio che non faccia chiudere ancor più in se stessa la ragazza. Occorre prendere coscienza che i disturbi alimentari sono patologie complesse. E non hanno mai un’unica causa, perciò vanno evitati riferimenti giudicanti («Te la sei cercata») ed è, inoltre, consigliabile iniziare sempre la frase con «io» e mai con «tu», percepito come accusatorio. Quindi non «tu sei troppo magra» o «tu mangi troppo poco». Ma «Io sto notando che ti sta succedendo questo. Sono preoccupato e vorrei aiutarti».

A chi rivolgersi in presenza di un disturbo alimentare

Un disturbo alimentare va considerato come una malattia oncologica. Cioè un problema che richiede lunghi tempi di trattamento e cure complesse da parte di più specialisti. Vanno evitati interventi «spezzettati». Perché l’approccio ideale in termini di efficacia è multidisciplinare. Quindi nutrizionale, medico e psicologico.

Purtroppo il livello di disponibilità di cure in questo settore è ancora molto carente in Italia. Soprattutto mancano posti letto per i ricoveri nei casi più gravi. Il sito internet dedicato ai disturbi del comportamento alimentari del ministero della Salute fornisce una mappa dei centri specializzati divisi per regioni. 

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