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Pistorius, le Olimpiadi non sono più (solo) un sogno

Commento di Emanuela Zerbinatti,
medico e blogger di ARTE E SALUTE

Il sogno olimpico di Oscar Pistorius non è mai stato così reale come oggi, a meno di 48 ore dalla conquista di un posto per i prossimi Campionati del Mondo di Daegu, in Corea del Sud, in programma alla fine di agosto. Con il suo 45″07 ottenuto nei 400 metri al Meeting Sport Solidarietà che si è svolto l’altra sera a Lignano Sabbiadoro (Udine), l’atleta sudafricano non ha conquistato solo un pass iridato dei 400 metri, ma il pass per una competizione internazionale per normodotati che potrebbe aprirgli le porte delle olimpiadi di Londra 2012. Di più, lo stesso tempo a Daegu gli basterebbe anche per i Giochi di Londra.

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Quel sogno sfumato a Pechino 2008 più per motivi burocratici che per demeriti suoi adesso sembra essere, finalmente, tutto nelle sue gambe protesizzate e nel suo cuore d’atleta.

«Non ci credo», ha commentato Pistorius subito dopo la gara. «Per 300 metri ho fatto la gara perfetta. Eppure alla partenza ero nervoso, non riuscivo a trovare la concentrazione giusta. Non so come, ma sono riuscito a dare tutto quello che avevo. È la cosa più bella che potesse accadere». Parole che ricordano quelle pronunciate a marzo a pochi passi da casa, a Pretoria, quando aveva corso i 400 in 45”61, ottenendo il minimo B di qualificazione ai Giochi: «Dio è buono – scrisse su twitter – le Olimpiadi sono vicine, ora però il mio obiettivo è prendere parte ai Mondiali di Daegu».

Con l’obiettivo centrato finisce la lunga rincorsa del sudafricano nato con una grave malformazione alle gambe, che lo ha costretto all’amputazione sotto alle ginocchia a undici mesi, e diventato, nel corso degli anni, un simbolo dello sport sudafricano e mondiale. Nel 2006, dominatore delle Paralimpiadi, confessò il suo sogno: «Perché non posso partecipare ai Giochi di Pechino?». «Semplice», gli rispose la Federazione internazionale di atletica, Iaaf, «perché le protesi rappresentano un vantaggio (dal punto di vista sportivo, s’intende), una spinta meccanica evidente soprattutto nella fase finale di gara che gli darebbe qualcosa in più rispetto agli atleti normodotati».

Pistorius non si arrende. Continua a correre con gli atleti paralimpici e a combattere le sue battaglie in tribunale per il ricorso. Vince su entrambi i fronti ottenendo il consenso a disputare le gare coi normodotati. Potrebbe già a Pechino, se non fosse che il tempo passato davanti ai giudici e nei laboratori per i test dei periti, gli hanno impedito di allenarsi a sufficienza per riuscire a raggiungere il tempo minimo. A Pechino alla fine va, ma solo per le Paralimpiadi. È un trionfo da tre medaglie d’oro, tutte quelle che poteva vincere. Il suo grande sogno era rimasto nel cassetto. Fino all’altra sera.

E allora corri Oscar. Niente è davvero più impossibile ora.
Emanuela Zerbinatti

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