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Parkinson: il canto migliora respirazione e deglutizione

Grazie alla musicoterapia si combattono anche stress e depressione

Tante sedie pieghevoli disposte in cerchio attorno ad un pianoforte: le sistema così ogni settimana Elizabeth Stegemöller, esperta di chinesiologia all’Università dell’Iowa, negli Stati Uniti, per accogliere un gruppo di pazienti malati di Parkinson pronti a scaldare le loro ugole e fare riabilitazione.

La musica diventa terapia

Si tratta di una vera e propria seduta di musicoterapia, finalizzata a potenziare i muscoli associati alla respirazione e alla deglutizione, due funzioni che vengono pesantemente compromesse dalla malattia. Vocalizzi e canzoni sono potenti mezzi per la loro riabilitazione, capaci di determinare significativi miglioramenti della qualità di vita dei pazienti, come dimostrano i primi risultati della sperimentazione pubblicati in due diversi studi sulle riviste Disability and Rehabilitation e Complementary Therapies in Medicine.

Gruppo San Donato

Focus su respirazione e deglutizione

«Il nostro obiettivo non è farli diventare dei cantanti migliori – spiega Stegemöller – ma aiutarli a rinforzare i muscoli che controllano la deglutizione e la funzione respiratoria. Lavoriamo su un appropriato supporto respiratorio, sulla postura e sul modo in cui si attivano i muscoli legati alle corde vocali, che devono espletare un’attività forte e coordinata».

L’esperienza di Jackie

La signora Jackie Manatt ha cominciato a seguire le lezioni di canto due anni fa, e non solo per amore della musica: il suo obiettivo principale era quello di aiutare la ricerca sul Parkinson con cui convive da 13 anni. Il suo impegno e la sua dedizione, in un certo senso, sono già stati premiati. «Non ho il volume della voce molto alto, cosa normale per chi soffre di Parkinson – racconta Jackie – ma continuo a pensare che probabilmente l’avrei avuto ancora più basso se non avessi seguito queste lezioni di canto».

Migliora anche l’umore

I pazienti iscritti alle lezioni e le persone che li assistono hanno notato anche altri benefici, come una riduzione dello stress, dei sintomi depressivi e un generale miglioramento dell’umore. Per verificare se queste percezioni siano misurabili in maniera oggettiva, Stegemöller ha ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Grammy (quella dei famosi premi musicali). Ancora un po’ di tempo e scopriremo quindi se è possibile dire “canta che ti passa” anche ai malati di Parkinson.

Elisa Buson

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