Benessere

Sbiancamento dentale: sfatiamo i falsi miti

Bandite le soluzioni fai da te per un illusorio effetto "white". Attenzione a tè, tisane e liquirizia. Ce ne parla l'esperta Austoni

Dopo essere stata nascosta per due lunghi anni dalle mascherine, la bocca si prepara a uscire di nuovo allo scoperto, e con lei anche i denti. Come ottenere allora un sorriso bianco e luminoso in vista della bella stagione? Bandite le soluzioni fai da te che promettono un illusorio effetto “whitening”; la soluzione è lo sbiancamento dentale professionale. Quale? Ce lo spiega Clotilde Austoni, odontoiatra specialista in Chirurgia Odontostomatologica c/o Servizio di Odontostomatologia – IRCSS Galeazzi – Università degli Studi di Milano.

Lo sbiancamento dentale fa male? Falso!

Uno dei falsi miti legati allo sbiancamento dentale è che sia dannoso. Ma non lo è affatto. Si tratta di una procedura che utilizza un gel a base di perossido di idrogeno che, a contatto con i denti, libera ossigeno. Penetrando all’interno, elimina tutte le molecole pigmentanti che hanno ingiallito il sorriso.

Gruppo San Donato

Bicarbonato e limone sbiancano i denti? Falso!

Si pensa che lavare i denti con bicarbonato e limone sia un ottimo rimedio naturale per un effetto più bianco. In realtà è molto nocivo. Il bicarbonato non solo non ha nessun effetto sbiancante, ma se usato sullo spazzolino consuma lo smalto dei denti e lo riga perché è altamente abrasivo. Il risultato? I denti si macchiano ancora più facilmente. Anche il limone, contenente acido citrico, corrode chimicamente lo smalto, portando progressivamente alla sensibilità dentale.

I prodotti acquistabili in autonomia sbiancano? Falso!

Per avere un sorriso più bianco è fondamentale rivolgersi a un professionista. Tutti i prodotti da banco, come dentifrici sbiancanti e pennette, per legge non possono contenere più dello 0,1% di perossido di idrogeno e a volte nemmeno lo contengono, pertanto non sono in grado di cambiare il colore dei denti.

Differenza tra sbiancamento domiciliare e in studio

La differenza tra sbiancamento domiciliare e in poltrona sta nella durata del trattamento e nel tipo di gel utilizzato. La specialista spiega che «nel trattamento in studio, il gel utilizzato dal dentista è più strong, ma il tempo di applicazione si riduce alla singola seduta. Per dare risultati apprezzabili questo trattamento necessita di almeno tre o quattro sedute, ma è comunque meno efficace di quello domiciliare».

Nel trattamento domiciliare invece, il gel è più delicato, ma il tempo di applicazione è più lungo. «Il paziente posiziona il gel nelle mascherine realizzate su misura e le indossa per alcune ore al giorno per almeno 2 settimane. In quest’ultimo caso i risultati sono nettamente più efficaci, proprio perché il gel ha il tempo di agire e sbiancare i denti in profondità». Austoni precisa che «più smalto c’è, migliore sarà il risultato. Per questa ragione se un paziente desidera un sorriso bianco e luminoso, ma ha consumato lo smalto dentale a causa del bruxismo oppure per un’alimentazione ricca di alimenti e bevande acide, durante la visita gli deve essere spiegato che dovrà probabilmente ricorrere a tecniche diverse dallo sbiancamento e cambiare anche alcune delle sue attuali abitudini».

Occhio a tè, tisane e liquirizia

Dopo lo sbiancamento, per preservare la brillantezza del sorriso, è consigliabile non esagerare con tè, tisane e liquirizia, perché macchiano facilmente lo smalto dei denti. Per un sorriso bianco il più a lungo possibile, resta fondamentale una corretta igiene orale, eseguire la seduta di igiene professionale ogni sei mesi e utilizzare prodotti remineralizzanti che nutrano lo smalto dei denti.

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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