Benessere

Garden Therapy: cos’è e perché iniziare a cimentarsi in questa attività

L'attività comprende la piantagione e la cura di fiori, piante e ortaggi, oltre a programmi di educazione ambientale, paesaggistica e progetti di sostegno per migliorare il benessere fisico e mentale

Sono ormai noti, oltre che scientificamente provati, gli effetti positivi derivanti dalla connessione con la natura e, più semplicemente, dal contatto con piante e fiori. Un’attività, quest’ultima, che prende il nome di Garden Therapy, oggi adoperata anche come approccio terapeutico per migliorare il benessere fisico e mentale. Ma la novità è che il giardinaggio può inoltre stimolare la connettività funzionale, l’attivazione di emozioni positive e la consapevolezza a livello cerebrale.

Lo studio cinese

Lo evidenzia la National Taiwan University di Taipei che ha condotto uno studio, ora pubblicato sulla rivista HortScience, con l’obiettivo di esplorare le risposte emotive conseguenti all’attività di giardinaggio attraverso la risonanza magnetica funzionale e il profilo degli stati dell’umore, utilizzati rispettivamente per le misurazioni fisiologiche e quelle psicologiche.

Gruppo San Donato

Il team di ricercatori ha coinvolto un gruppo di 23 ragazzi e ragazze di un’età media pari a 23 anni: in primo luogo, sono stati determinati i livelli di attivazione cerebrale di base prima di qualsiasi impegno in attività “green”. Dopodiché, a distanza di una settimana, i partecipanti hanno preso parte a un progetto di giardinaggio di 5 settimane. In tal senso, la risonanza magnetica è stata utilizzata per rilevare i cambiamenti fisiologici durante preparazione e semina, concimazione, diserbo e raccolta.

Dai risultati è emersa un’attività della connettività funzionale delle regioni del cervello, inclusa la rete della prosodia emotiva, vale a dire la promozione del pensiero positivo, la regolazione emotiva, l’autocontrollo e il pensiero creativo.

Le origini della Garden Therapy

Le origini della Garden Therapy, anche nota come Ortoterapia, risalgono al 500 a.C., quando gli antichi persiani erano soliti utilizzare i giardini a scopo terapeutico. A decretarne poi la valenza scientifica fu il 
dottor Benjamin Rush, considerato il fondatore della psichiatria americana, dopo aver osservato i benefici derivanti dal lavorare un orto nei confronti dei pazienti affetti da disturbi mentali.

Oggi è conosciuta in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, dove la sua larga diffusione ha portato alla fondazione di un’associazione, l’American Horticultural Therapy Association (AHTA), che indica gli standard professionali per praticarla. A livello terapeutico, la garden therapy può aiutare a ripristinare le capacità motorie, insegnare indipendenza, controllo e interazione sociale, oltre a favorire la concentrazione e la coordinazione.

Secondo l’AHTA, un giardino terapeutico è «un ambiente dominato dalle piante appositamente progettato per facilitare l’interazione con gli elementi curativi della natura. Le interazioni possono essere passive o attive a seconda della progettazione del giardino e delle esigenze degli utenti».

I benefici dell’ortoterapia
Ma la Garden Therapy, che comprende la piantagione e la cura di fiori, piante e ortaggi, oltre a programmi di educazione ambientale, paesaggistica e progetti di sostegno, non è destinata solo a chi soffre di disturbi psicofisici. È una sorta di riabilitazione attraverso la natura anche per coloro che cercano un “escamotage” per allontanare i pensieri e lo stress dovuti ai ritmi frenetici della vita quotidiana.

Alla domanda: perché l’ortoterapia fa bene alla mente e al corpo, le risposte sono molteplici. Innanzitutto, i gesti necessari per portare avanti questa attività possono essere interpretati come un rituale di serenità dal ritmo lento e rilassante, durante il quale ci si può ritagliare del tempo per se stessi. Da un punto di vista scientifico, favorisce la concentrazione, allontanando di conseguenza i pensieri “tossici”, migliora la respirazione ed è in grado di stabilizzare la pressione, insieme al battito cardiaco.

Ma non è tutto: l’interazione con un luogo naturale abbassa i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), migliora l’umore e la qualità del sonno, oltre alle abilità motorie. La visione del risultato finale poi, ad esempio il veder crescere un orto o anche semplicemente il germogliare di una pianta, aumenta l’autostima e trasmette gioia. Non a caso, “si raccoglie quel che si semina”.

Da dove iniziare

Mettere in pratica la Garden Therapy non significa necessariamente avere a disposizione un giardino, un orto o un ampio terrazzo. Anche nel piccolo ci si può organizzare, l’importante è trovare un piccolo angolo “green” dove iniziare a cimentarsi. Tutto dipende dal tempo, dagli spazi e dalle risorse a disposizione. I fiori sono adatti per abbellire piccole zone della casa, mentre per i balconi e le finestre esposte al sole, ideali sono le piantine in vaso, anche aromatiche, specie quelle di basilico e pomodorini che, se curate a dovere, regalano grandi soddisfazioni.

Il linea generale, stando a quanto riportano le evidenze scientifiche, è il consiglio è di dedicare almeno due almeno due ore a settimana al contatto con la natura, lasciandosi avvolgere dai suoi inconfondibili suoni e odori. Il corpo, ma soprattutto la mente, vi ringrazieranno.

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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