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Elisa Isoardi: «Due ore sola col cane e ritrovo l’equilibrio»

La conduttrice, che è la protagonista della cover story di settembre di OK Salute, racconta del suo barboncino Zenith, il miglior antidoto contro lo stress

Cinque anni insieme. Lo scorso 1° luglio abbiamo festeggiato l’anniversario del nostro primo incontro. Era l’estate del 2014 e io mi sentivo particolarmente sola a Roma. Con la mia famiglia lassù, ai 1.280 metri di quota sulle montagne del Cuneese dove sono nata e cresciuta fino a 16 anni, era tornata nella sua Pesaro anche Elena, l’amica con cui condividevo l’appartamento nella Capitale, mentre Otello, il nostro gattone nero (era stato regalato a me ma si era subito innamorato di lei), aveva preso la strada verso la casa di mia mamma in Piemonte. Insomma, sentivo il forte bisogno di un affetto disinteressato in un mondo in cui gli amici veri si possono contare sulle dita di una mano. Per una ragazza sola che vive in città e fa un mestiere come il mio, che rende già complicato prendersi cura di se stesse, sarebbe stato più logico cercare un altro gatto, sicuramente più facilmente gestibile in un appartamento.

Poi nella mia vita è arrivato Zenith

Di un cane fino ad allora non avevo mai sentito l’esigenza; l’unica mia esperienza era stata da bambina con una dolcissima shih-tzu, Chicca, che con meravigliosa pazienza mi sopportava quando la «torturavo» mettendola sul passeggino o vestendola da umana. Tuttavia il mio istinto, di cui mi fido sempre, nel bene e nel male, mi ha spinto a varcare la soglia di un allevamento di barboncini toy. Dove è avvenuto il fatale incontro, sotto forma di un rospetto nero (da adulto sarebbe diventato grigio) che mi portava una pallina con la speranza di giocare. Ero stata scelta. I proprietari del centro, in realtà, avrebbero voluto tenerselo come futuro «addetto alla riproduzione», ma sono stata irremovibile: «Io me lo porto a casa». Così Zenith ha messo tutte e quattro le zampe nella mia esistenza. Era scritto nelle stelle: siamo entrambi del segno del Capricorno.

Gruppo San Donato

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Mi aiuta a combattere lo stress

Oggi va tanto di moda parlare di pet therapy, sempre più ospedali e soggiorni per la terza età stanno introducendo animali domestici nelle loro corsie e ritengo sia un’ottima iniziativa, anche perché, diciamocelo sinceramente, portano più batteri e virus gli uomini dei quattrozampe. Di fatto un animale ci migliora – e mi verrebbe quasi da dire «salva» – la vita. Zenith me lo ha dimostrato e me lo dimostra tutti i giorni. È il mio rimedio più efficace contro lo stress, il grande male del nostro secolo, tanto che ogni giorno m’impongo – e, come immaginerete, non è un gran sacrificio – di stare da sola con lui per un paio di orette. Così ritrovo il mio equilibrio, la mia pace interiore e mi ricarico per tornare a battagliare nella giungla metropolitana. Gli animali riescono a tirano fuori lati di noi che gli esseri umani non sono in grado di svelare: penso a tante persone che sul lavoro e nei rapporti interpersonali sono ciniche, ma che si sciolgono come neve al sole quando si parla degli amici pelosoni. Del resto, chi altri sarebbe stato per due giorni interi a vegliarmi sul letto, senza muoversi neppure per andare a mangiare, quella volta che ho avuto il febbrone?

È riuscito a “consolare” mia zia in un momento doloroso

Inoltre la presenza di Zenith, soprattutto quando era cucciolo, mi ha costretto a dare regole non solo a lui ma anche a me stessa, e questo è stato un altro suo grande regalo. Gli animali sono abitudinari e un cucciolo lo devi educare e seguire attentamente, dall’alimentazione al soddisfacimento dei suoi bisognini, perciò è necessario imparare a organizzarsi e non lasciare sempre tutto all’improvvisazione. C’è poi un episodio particolare che mi ha fatto capire come il mio barboncino e tutti i pet in generale siano davvero angeli senza ali, come amo definirli. È successo quando è morto mio zio. Avvisati che erano i suoi ultimi istanti di vita, io, con Zenith infilato nella borsa, e gli altri miei familiari ci siamo recati al suo capezzale per dargli l’estremo saluto. Mia zia non ha voluto entrare in camera con noi: «Preferisco ricordarmelo com’era, resto qui con Zenith». E ha iniziato ad accarezzarlo, lui che non ama staccarsi da me, e io mi sono commossa percependo l’aura di amore che avvolgeva quella donna distrutta dal dolore e l’animale che con la sua quieta presenza la consolava. Angeli senza ali, appunto.

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Ma non è il surrogato di un figlio

Tuttavia – e so che qualcuno magari lo penserà – Zenith non è il mio sostitutivo di un figlio. Gli animali non vanno umanizzati, ma rispettati in quanto forme di vita diverse da noi, con i loro spazi e i loro tempi. Solo così li si ama veramente, facendo quello che è meglio per loro, senza farne lo sfogo delle nostre frustrazioni. E gli spazi non si devono accavallare. Vi faccio un esempio: Zenith è sempre abituato a sedersi vicino a me, ma è successo che fossi a casa con alcuni amici e i sei posti sui divani fossero tutti occupati da noi bipedi. Allora ho preso una sedia e, indicandogliela, me la sono posta accanto: «Tu cane, noi umani». Secondo me, ha capito. Di certo sento molto la sua mancanza quando siamo divisi, spesso provo anche sensi di colpa. In particolare a cavallo tra il 2017 e il 2018 è successo che lui sia stato ospite di mia mamma per sei mesi. Era un periodo duro a livello sia privato sia professionale, perché avevo preso il timone de La Prova del cuoco (Rai 1) e all’inizio il programma, dopo 19 anni di conduzione da parte della bravissima Antonella Clerici, stentava a ingranare. La mamma – era settembre di due anni fa – era venuta a trovarmi a Roma in compagnia di altri conoscenti, stile gruppo vacanze Piemonte: «Lo porto su, vedo che sei molto impegnata». Ho sofferto tantissimo, ma questo non succederà più. Sì, perché Zenith dal 9 settembre è il protagonista a quattro zampe della nuova edizione de La Prova del cuoco. Abbiamo, infatti, pensato d’insegnare ai telespettatori a preparare ricette anche per gli animali domestici, partendo dall’uso, ove è chiaramente salutare per gli amici pelosi, degli avanzi dei nostri pasti. È un modo per combattere gli sprechi alimentari. E, poi, diciamocelo: chiunque abbia un pet, sa bene che quando fa la spesa compra più per il suo animale che per se stesso. A me capita sempre così.

Elisa Isoardi (testimonianza raccolta da Marco Ronchetto)

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