Prevenzione

Soia e tumore al seno: il paradosso

Il prezioso legume originario dell'Asia è un cibo che previene il cancro, tanto che le donne asiatiche sono colpite 5 volte meno di quelle occidentali dal cancro al seno. Non va però mangiato all'inizio della cura se ci ammaliamo, per il suo alto contenuto di fitoestrogeni come la genisteina

Soia e tumore al seno. O meglio mangiare o non mangiare la soia: questo è il dilemma, rubando e adattando la frase di Wiliam Shakespeare nell’Amleto. La soia e i suoi derivati, come il tofu e il miso, sono cibi che contengono proteine di alta qualità, hanno poche calorie e grassi saturi, quelli buoni per intenderci. Insomma è un cibo sano. Aiuta soprattutto vegetariani e vegani che sono sempre a caccia di proteine di qualità. Essendo poi molto versatile si presta facilmente a decine di ricette sempre diverse. Può essere anche potenziato con le spezie, che hanno spesso poteri antinfiammatori. Contiene però anche isoflavoni.

Soia e tumore al seno: diversi studi sostengono che sia utile per prevenire il cancro

Al centro della questione c’è l’alto contenuto di isoflavoni, che sono fitoestrogeni, in pratica assimigliano agli ormoni femminili. Le ricerche dimostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole abbia un effetto generalmente protettivo, in particolare contro il tumore del seno. I sintomi del tumore al seno.

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Soia e tumore al seno: le donne asiatiche si ammalano 5 volte meno di quelle occidentali

Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri Paesi asiatici. Qui il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello delle diete occidentali. Lo studio potrebbe spiegare perché le donne che vivono in Asia, e che normalmente mangiano grandi quantità di soia e derivati, si ammalano cinque volte meno delle donne occidentali.

Protezione anche dal tumore al seno positivo al recettore degli estrogeni 

Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno indipendentemente dal fatto che la malattia sia positiva o negativa per la presenza del recettore degli estrogeni (ER), uno dei punti critici quando si cerca di capire l’effetto dei fitoestrogeni sulla proliferazione del tumore. Le cellule ER+ sono infatti sensibili all’azione degli estrogeni che ne possono stimolare la crescita.

Alcuni medici sconsigliano di mangiare soia quando si ha un tumore

Molti medici però raccomandano alle donne che hanno o sono a rischio di sviluppare il tumore al seno positivo per la presenza del recettore degli estrogeni di evitare di mangiare soia. Questo perché alcuni studi hanno evidenziato che gli isoflavoni possono mimare gli estrogeni e favorire la crescita del tumore.

Un nuovo studio fa luce sul rapporto tra soia e tumore

Ora uno studio, per il momento sugli animali, condotto dal Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center di Washington, ha scoperto uno dei motivi della doppia natura della soia: da una parte può prevenire il tumore, dall’altra per favorirne la crescita. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Clinical Cancer Research.

Soia tutta la vita ok per il tumore, non bisogna mangiarla quando si è malati

I ricercatori hanno scoperto che se gli animali assumevano uno degli isoflavoni della soia, la genisteina, durante tutta la loro vita, diminuiva il rischio per loro di ammalarsi di cancro. Ma se cominciavano ad assumere questo isoflavone solo dopo aver sviluppato un tumore, le cellule maligne crescevano a un tasso più elevato ed era più facile per loro avere una recidiva del cancro.

Gli effetti sul tamoxifene

Uno dei medicinali più usati per questo tipo di tumore è il tamoxifene. I topi che avevano consumato genisteina da adulti avevano un rischio di recidiva del 7% dopo trattamento con il tamoxifene, contro il 33% di quelli esposti alla genisteina solo dopo la comparsa del tumore.

I risultati 

«Molti oncologi consigliano di non assumere supplementi di isoflavoni o di consumare alimenti a base di soia. Ma i nostri risultati – afferma Leena Hilakivi-Clarke, del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center- suggeriscono un messaggio più sfumato: le pazienti dovrebbero continuare a consumare questi alimenti, ma non è il caso di cominciare dopo la diagnosi».

Francesco Bianco

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