Alimentazione

Tonno e pesce spada una volta a settimana e non di più

I pesci di grossa taglia assorbono più degli altri alcune sostanze tossiche come mercurio e diossina. Come stare tranquilli? I consigli per gli adulti e i bambini

Da qualche anno il pesce finisce sulle pagine dei giornali per via dell’inquinamento: prima il mercurio, poi la diossina. Ma come, il pesce non era un toccasana? Certamente sì, e non dovrebbe mai mancare in una dieta equilibrata, però è meglio condire le tre porzioni settimanali raccomandate dai nutrizionisti con qualche precauzione.

Le indagini su pescato e sostanze tossiche
Un’indagine dell’Università di Siena ha monitorato i valori medi di diossina e policlorobifenili (o Pcb), misurandoli in picogrammi di tossicità equivalente: un chilo di pesce spada ne può contenere da 1.470 a 1.660. E la dose tollerabile, per una donna di 50 chili, è di 700 picogrammi a settimana. I Pcb e i pesticidi organoclorurati si accumulano nei grassi.
Tra i pesci a rischio ci sono il tonno di grossa taglia e lo spada. I più piccoli, come le alici, hanno vita breve e accumulano molte meno sostanze nocive.
Anche i metalli pesanti come il mercurio sono un problema. Uno studio dell’Unep (Programma delle Nazioni unite per l’ambiente) informa che nel Mediterraneo 9.400 industrie di 21 Paesi ne scaricano 85mila tonnellate ogni anno. Parte del mercurio può essere convertito dai batteri del fondo di mari o laghi in metilmercurio che, una volta assorbito rapidamente dal tratto gastrointestinale, può danneggiare il sistema nervoso. Il rischio, anche in questo caso, riguarda soprattutto i pesci di grossa taglia (oltre i 50 chili): da uno studio dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti sul tonno rosso dei mari italiani emerge che, per pesci di 25 chili, bisognerebbe mangiarne almeno un chilo in sette giorni per superare il limite settimanale consentito (0,3 microgrammi per chilo di peso corporeo).
Detto questo, il consiglio è di non esagerare. «Tonno e pesce spada vanno limitati a una porzione a settimana», dice la nutrizionista Elena Orban, che dirige l’unità di tecnologie alimentari dell’Inran, l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. «Andrebbero ridotti al minimo nei bimbi piccoli, nelle donne che allattano, che progettano una gravidanza o sono incinte: diossina e mercurio riescono a oltrepassare la barriera placentare e a raggiungere il feto».
Va poi tenuto presente che la cottura e il congelamento non eliminano i contaminanti. Mentre il tonno in scatola è confezionato in genere con la qualità pinna gialla, nella quale sono state misurate quantità inferiori di mercurio.
Donatella Barus – OK La salute prima di tutto

Gruppo San Donato

Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2009

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