Obesità

Obesità: la stimolazione magnetica transcranica riduce la voglia di cibo

Al via la sperimentazione anche per trattare il diabete di tipo 2, spesso associato all’obesità: abbassa il livello di glicemia ed emoglobina glicosilata

La stimolazione magnetica transcranica per la cura dei pazienti obesi è efficace e sicura. A confermarlo già uno studio del 2019 pubblicato su Diabetes Obesity and Metabolism. Il lavoro aveva dimostrato l’utilità della tecnica per favorire la perdita di peso negli obesi, senza però riuscire a spiegare il meccanismo neurofisiologico che ne stava alla base.

Ora un nuovo studio, pubblicato su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases, coordinato da Livio Luzi, direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche di MultiMedica e ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano (lo stesso esperto che aveva condotto la ricerca del 2019), non solo ribadisce l’efficacia della stimolazione neurale nei pazienti obesi, ma ne rivela anche un’azione inibitoria della corteccia visiva, che porta a una riduzione dell’attenzione verso il cibo e della sua capacità attrattiva. Si apre così la strada a una nuova serie di studi, utili a comprendere come regolare l’alterato equilibrio tra fame e sazietà.

Gruppo San Donato

Cos’è la stimolazione magnetica transcranica?

È una delle tecniche di stimolazione neurale più impiegate nella cura delle dipendenze, come quelle da fumo o alcol (di recente l’evidenza sulle persone dipendenti da cocaina). Si tratta di un trattamento non invasivo né doloroso. Il paziente indossa una sorta di casco leggero che dà una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello. Finora la stimolazione transcranica è stata utilizzata, oltre che per trattare le dipendenze, per combattere le emicranie resistenti ai trattamenti farmacologici, depressioni e alcuni disturbi motori.

In che modo può curare l’obesità?

Le persone obese perdono il controllo mentre mangiano perché le aree cerebrali che regolano i comportamenti volontari (corteccia prefrontale e insula) non si attivano come dovrebbero. In più, hanno un meccanismo della ricompensa alterato a causa di una ridotta produzione o azione della dopamina. Cioè quel neurotrasmettitore che controlla proprio il circuito cerebrale della ricompensa. L’unico modo in cui il paziente obeso può aumentare la concentrazione di dopamina è quello di continuare a mangiare.

La stimolazione magnetica transcranica riduce il peso 

«Nel nostro studio abbiamo dimostrato come, attraverso una stimolazione elettromagnetica bilaterale della corteccia prefrontale, si attivino quelle due regioni cerebrali. Così aumenta il controllo inibitorio sul consumo di cibo» spiega Livio Luzi. «E, indirettamente, attraverso un aumento delle connessioni cerebrali della medesima area, si regolarizza la produzione di dopamina. Una volta trattato, il paziente non avrà più bisogno di cercare nel cibo la ricompensa. E, dunque, mangerà meno».

Lo studio, randomizzato verso un finto trattamento (placebo) e in doppio cieco, è stato condotto su 17 pazienti. Di cui 6 affetti da diabete di tipo 2.  Tutti sono stati sottoposti a tre sessioni di stimolazione a settimana, ciascuna di circa 30 minuti, per un totale di cinque settimane. Per spiegare i meccanismi d’azione cerebrali alla base della tecnica, i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale sia prima che dopo la terapia

«La risonanza magnetica funzionale dopo cinque settimane ha confermato l’attivazione della corteccia prefrontale. E anche il ritorno del metabolismo alla normalità» continua l’esperto. «La riduzione di peso nei soggetti sottoposti a TMS è stata significativa. L’effetto del trattamento si è protratto per diversi mesi».

La stimolazione magnetica transcranica riduce la voglia di cibo

Ma non è tutto. Rispetto all’ipotesi iniziali, lo studio ha messo in luce anche un altro effetto. La stimolazione transcranica provoca contemporaneamente un’inibizione della corteccia visiva. Questa porta il cervello a escludere la visione di cibi appetitosi verso cui il paziente era quasi dipendente.  «La scoperta potrebbe stimolare ulteriori studi sulla regolazione dell’equilibrio fame-sazietà, che nell’obesità risulta alterato, mediante lo studio dell’effetto della stimolazione su altri sensi. Come ad esempio l’olfatto e il gusto» precisa Luzi.

Stimolazione magnetica transcranica e diabete

Al via anche la sperimentazione della tecnica sui pazienti con diabete di tipo 2, una patologia spesso correlata all’obesità. Durante lo studio, infatti, è stato rilevato che la stimolazione oltre a ridurre il perso corporeo del 9%, agisce anche sul livello di glicemia ed emoglobina glicosilata. «Abbiamo intrapreso un nuovo protocollo sperimentale per dimostrare l’efficacia del trattamento in pazienti affetti da diabete mellito» conclude l’esperto. Inizialmente, si testerà in combinazione con la terapia farmacologica antidiabetica standard. Gli esperti auspicano una riduzione dell’emoglobina glicosilata di almeno un punto percentuale in 6 mesi.

Perché bisogna curare l’obesità

L’obesità rappresenta un’emergenza sanitaria e sociale. Sia per il numero di vittime, in crescita costante. Sia per i significativi costi che la malattia e le complicanze cardio-metaboliche correlate comportano per la comunità. I dati più recenti parlano, solo per l’Italia, di 18 milioni di adulti in sovrappeso (35,5%) e 5 milioni di obesi. Ossia 1 persona su 10.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio