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Una macchia sul polmone: quando bisogna preoccuparsi?

Le radiografie e le tac non sempre parlano chiaro e se compare una macchia sul polmone è subito allarme. Ecco i consigli dell'esperto per arrivare a una diagnosi precoce

Quando si fa una lastra o una tac al torace e si vede una macchia sul polmone, la domanda sorge spontanea: «Sarà un tumore?». La paura è tanta, dal momento che il carcinoma polmonare colpisce più di 40.000 italiani ogni anno ed è una di quelle malattie che non perdonano. Non a caso è il tumore più fatale per gli uomini e il terzo “big killer” per le donne. Negli ultimi anni si è osservata una moderata diminuzione di incidenza nella popolazione maschile, ma un aumento in quella femminile: la spiegazione è legata all’abitudine al fumo, in crescita nelle donne. Per fortuna, però, la condanna non è sempre certa: non tutti i noduli polmonari sono spia di un temibile cancro.

Ma allora quando bisogna preoccuparsi per davvero? Lo abbiamo chiesto a Massimo Bellomi, Direttore della Divisione di Radiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano.

Gruppo San Donato

Cosa fare se la radiografia mostra una strana “macchia” sui polmoni?

Innanzitutto bisogna mantenere la calma e prendere questo referto con le dovute cautele. La radiografia non è l’esame giusto per fare una diagnosi precoce di tumore del polmone: basti pensare che riesce a identificare soltanto il 30% dei noduli maligni. Per fare un controllo valido bisogna sottoporsi a una tac, che già nelle fasi iniziali della malattia ha una sensibilità molto elevata: è in grado di riconoscere il tumore nell’80% dei casi.

Meglio la tac normale o la tac spirale?

Ormai tutte le tac usano la tecnica spirale, che produce immagini tridimensionali sfruttando il movimento del tavolo su cui giace il paziente. Viene fatta con macchinari sicuri, che emettono radiazioni a basso dosaggio in maniera mirata per pochissimi secondi.

A che età è meglio sottoporsi a questo esame?

Vale la soglia dei 50 anni, sia per i fumatori che per gli ex fumatori: dopo questa età, dovrebbero fare la tac come esame di routine una volta all’anno, proprio come fanno le donne con la mammografia.

Quali sono i soggetti più a rischio di sviluppare un tumore del polmone?

I pazienti a rischio sono i fumatori o gli ex fumatori over 50 che hanno consumato almeno un pacchetto di sigarette al giorno per 20 anni, oppure 2 pacchetti al giorno per 10 anni, oppure anche mezzo pacchetto al giorno per 40 anni.

Se il paziente è a rischio, ha più di 50 anni e presenta un nodulo, allora si deve preoccupare?

In questo caso bisogna valutare attentamente quanto è grande il nodulo. Se è sotto i 5 millimetri, la probabilità che sia un tumore è molto bassa e si consiglia un nuovo controllo a distanza di 12 mesi. Se le dimensioni sono comprese tra i 5 e gli 8 millimetri, si ripete il controllo dopo tre mesi. Se invece il nodulo è superiore agli 8 millimetri, allora il sospetto c’è, e si consiglia di fare la Pet.

La grandezza del nodulo è l’unico parametro da valutare?

Ovviamente no, bisogna considerare anche la densità della formazione. Se il nodulo è molto denso e solido, è probabile che sia benigno: pensiamo ad esempio ai granulomi che si formano come esito cicatriziale di un processo infiammatorio, scatenato ad esempio dalla tubercolosi o dalla polmonite (scopri in questo articolo la differenza tra polmonite e broncopolmonite). L’allerta scatta invece quando si identifica un nodulo sub solido o parzialmente solido, dai contorni irregolari, che tende a cambiare densità: questo significa che le cellule sospette si stanno diffondendo anche nel tessuto polmonare circostante e negli spazi aerei degli alveoli. In questi casi è fondamentale studiarne l’evoluzione nel tempo per arrivare a una diagnosi il più accurata possibile. Teniamo conto che il tumore del polmone in genere cresce lentamente, soprattutto nelle fasi iniziali: nell’80% dei casi impiega quasi 200 giorni per raddoppiare le sue dimensioni.

Il nodulo è l’unica “faccia” con cui si presenta il tumore del polmone?

Siamo abituati a pensarlo, ma non è sempre così: alcuni tumori possono presentarsi sotto forme diverse, come abbiamo recentemente dimostrato con uno studio pubblicato sulla rivista Insights Imaging. Analizzando oltre 60.000 tac che abbiamo fatto allo IEO dal 2000 ad oggi, abbiamo osservato che in alcuni casi (abbastanza infrequenti) il tumore può assumere forme strane: può apparire come una piccola lesione simile a una cicatrice o ad un ispessimento delle pareti delle bolle di enfisema. Sono certamente difficili da riconoscere, ma noi radiologi dobbiamo aguzzare la vista e imparare a identificarle correttamente.

Elisa Buson

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