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9 aprile 2016 – Tuo figlio fa la pipì a letto? Ecco cosa fare

Il vostro bambino si fa ancora la pipì a letto? Prima di interpellare un dottore, ci sono diverse cose che un genitore può fare. La chiave sta nella pazienza. «Non sgridare il bambino – spiega Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta, docente della scuola per genitori Impresa Famiglia di Vicenza – altrimenti si sollecitano vergogna e senso di colpa, peggiorando la sua ansia». Importante è poi parlare: «Mai fare finta di nulla o negare il problema: meglio rassicurare il piccolo, dicendogli che così come qualche bambino impara subito a camminare e qualcuno dopo, allo stesso modo c’è chi riesce prima a non fare la pipì a letto e chi ci arriva un po’ dopo».

Capire che atteggiamento tenere è complesso: «Basta però ricordarsi di rispecchiare le emozioni del figlio». Soprattutto durante la messa a letto e il risveglio: «Si va a letto tranquilli, se il bambino è preoccupato si possono leggere delle belle fiabe sulla pipì: non sempre, evitate di esagerare». Al mattino, si affronta il risveglio “bagnato” senza agitazione, talvolta raccontando che anche mamma o papà da piccoli avevano lo stesso problema. «Invece del classico ‘non ti preoccupare che passa’, si può dire al bambino che quando era piccolo capitava anche al genitore, e lui si sentiva diverso, o aveva paura. Mai chiedere ‘capita anche a te?’.

Gruppo San Donato

Se lo vorrà, il bambino condividerà con voi le sue paure, non forzatelo. Questo passaggio lo farà sentire meno ansioso, o diverso». Sconsigliati premi o ricompense per le notti senza pipì a letto, che rinforzano l’idea che l’enuresi notturna sia colpa del bambino. «Piuttosto, un trucco è quello di inventarsi un gioco, ad esempio parlare della fatina della pipì. Se non è arrivata si festeggia, altrimenti si dice ‘vedrai che la batteremo, questa fatina della pipì’». L’obiettivo è far sentire il genitore alleato nel suo problema, mai giudice o controllore. Il piano ludico aiuta nel coinvolgimento, la vicinanza, toglie al genitore l’impaccio di non sapere cosa dire. Certo, se questo funziona con un bambino di 5 anni, a 7 le cose cambiano: «Meglio l’ironia, ed essere sempre accoglienti».

A quell’età i problemi sono diversi, e si presenta l’eventualità di notti fuori, dagli amichetti o in gita. «Se il bambino non vuole andare in gita perché ha paura, si può cercare di convincerlo, ma non forzarlo». Se invece è deciso, lo si può aiutare a gestire il tutto al meglio: «Si possono fare delle prove, fargli mettere da solo la mutandina contenitiva la prima di andare a dormire e insegnargli come infilarla in un sacchettino ermetico, la mattina, e buttarla senza che nessuna la veda, per poi lavarsi da solo».

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