Salute

Vincere con l’asma

I farmaci, le abitudini e l'alimentazione per tenere a bada i sintomi. Con il respiro corto si può vivere bene. Lo dimostrano sportivi di successo come David Beckham e Federica Pellegrini

È stato Omero il primo a usare il termine asma, per descrivere la sofferenza di Ettore. Dal greco asthma, il suo significato è respiro breve. Nel mondo ne soffrono in 300 milioni, cinque milioni solo in Italia. Per il 2025 sono previsti altri cento milioni di malati.
Tosse persistente, senso di costrizione toracica, difficoltà respiratorie: i sintomi della malattia infiammatoria cronica delle vie aeree (i bronchi) sono fastidiosi, ma chi ne soffre può stare tranquillo. Nella quasi totalità dei casi, le nuove cure e gli ultimi farmaci messi sul mercato permettono di condurre una vita normale. Senza essere penalizzati nel lavoro, a scuola, nelle attività sociali e neppure nello sport.
«L’asma, anche se non può essere guarita, oggi può essere controllata, e bene: basta seguire un trattamento costante a base di farmaci più che rodati», rassicura Giovanni Cavagni, primario di allergologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.
E allora si possono raggiungere anche risultati professionali e agonistici importanti. Lo testimoniano le medaglie olimpiche di atleti del calibro di Federica Pellegrini, le performance sul campo del calciatore David Beckham, la carriera politica di Bill Clinton e il successo di attori come Sharon Stone, Diane Keaton o Silvio Muccino.
Per godersi lunghi periodi di benessere, però, bisogna sottoporsi a controlli medici regolari e seguire alcune regole base.

Il binomio sibili-allergia
Il primo passo è interpretare i sintomi. «Meglio se la diagnosi è tempestiva», raccomanda Sergio Harari (puoi chiedergli un consulto), primario di pneumologia all’ospedale San Giuseppe di Milano. «Le visite specialistiche devono essere accurate, perché non sempre è facile scoprire la malattia».
Aggiunge Leonardo Fabbri, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Modena: «Soprattutto nell’infanzia i suoi sintomi si possono confondere con quelli delle infezioni virali».

Gruppo San Donato

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Per una diagnosi corretta servono esami allergici e test spirometrici (prove di funzionalità respiratoria, utili a misurare la quantità e la velocità con cui l’aria entra ed esce dai bronchi). «Quando le vie aeree sono chiuse e passa poca aria bisogna accertare che ci sia un miglioramento dopo la somministrazione dei farmaci broncodilatatori come i beta2 agonisti», continua Harari. «Con i bronchi aperti al momento della visita è necessario, invece, verificare se ci sono crisi sotto sforzo o reazioni in presenza di certe sostanze».
Perché alcuni asmatici sono anche allergici. In questi casi i bronchi si irritano quando vengono a contatto con pollini, acari della polvere, pelli di animali o muffe. Se il paziente risulta positivo ai test cutanei è probabile che l’allergia sia la causa o una delle cause dell’asma.

La terapia costante
Una volta fatta la diagnosi, ci si sottopone alla cura con i farmaci cosiddetti di fondo. Molti pazienti devono prenderli ogni giorno per prevenire i sintomi, migliorare la funzione polmonare ed evitare gli attacchi acuti. «Oggi le medicine più efficaci sono i glucocorticosteroidi per via inalatoria, da abbinare a un beta2 agonista nel caso di asma persistente», spiega Cavagni. «Gli antileucotrieni, invece, si usano per combattere l’asma da sforzo, quella dei bambini e in presenza di rinite, che contribuisce a infiammare le vie aeree nel 70-80% degli asmatici».

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Ma in Italia almeno un terzo dei pazienti dichiara di non assumere tutte le medicine prescritte dal medico. Diverse le cause. «Alcuni pensano che il miglioramento iniziale dei sintomi permetta loro di sospendere i farmaci», dice Harari. «Altri credono che le medicine non servano, altri ancora temono l’assuefazione e gli effetti collaterali tipici del cortisone, come aumento di peso, osteoporosi e diabete. In realtà, non esiste un problema di dipendenza dall’inalatore e la sicurezza del trattamento è garantita da un approccio graduale, sotto il controllo dello specialista».
Peccato, perché se i consigli del medico vengono seguiti con scrupolo si ottiene una riduzione fino a due terzi dei ricoveri, un crollo degli interventi in pronto soccorso e una diminuzione delle visite non programmate.

Le medicine al bisogno
L’asma c’è ed è cronica, mentre gli attacchi asmatici (o riacutizzazioni) sono episodici. Nelle riacutizzazioni i muscoli bronchiali si contraggono, la parete che li circonda si infiamma e diventa più spessa, le vie aeree si riempiono di muco. In questo modo l’aria entra ed esce a fatica attraverso il condotto dei bronchi che si è ristretto. Il respiro diventa difficoltoso e compaiono tosse e fischi.

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Allora bisogna intervenire, e subito. Un asmatico non deve mai andare in giro senza il suo inalatore. Nel trattamento urgente delle crisi, sono essenziali dosi adeguate di un beta2 agonista a breve durata d’azione (iniziare con due quattro spruzzi ogni venti minuti nella prima ora). Un attacco lieve si risolverà in breve, ma se la riacutizzazione è di entità media o grave è necessario andare al pronto soccorso. Qui, per esempio, potrà essere somministrato ossigeno (se il paziente è ipossemico).

Lo stile di vita
Assumere i farmaci giusti non basta. Il paziente deve evitare di adottare comportamenti a rischio. I suoi bronchi, infatti, sono infiammati.

È bene stare alla larga da:
– fumo di tabacco;
– emissioni inquinanti di auto e smog (dunque, via dalle città appena possibile);
– allergeni domestici, come acari della polvere, scarafaggi, muffe e pelo di cani, gatti, conigli;
– allergeni degli ambienti esterni, come pollini delle piante o animali quali il cavallo, sostanze chimiche (responsabili fino al 15% dei casi di asma).

Bisogna fare attenzione a:
– farmaci antinfiammatori non steroidei (per esempio, l’aspirina, che può scatenare reazioni allergiche e aggravare i sintomi nei pazienti con poliposi nasale e asma);
– infezioni delle vie aeree (raffreddori e influenze);
– variazioni climatiche improvvise (il passaggio dal caldo al freddo, dall’umido al secco); sforzi fisici; stress emotivi.

L’alimentazione
Una corretta alimentazione può aiutare ad alleviare i sintomi dell’asma. «Sia per i bambini sia per gli adulti la dieta migliore è quella mediterranea, ricca di antiossidanti», dice Marco Sala, pediatra dell’ospedale San Paolo di Milano. «In particolare frutta e verdura fresche, pane, cereali e olio di oliva proteggono anche contro le allergie».

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La conferma arriva da numerose indagini, tra cui quella coordinata nell’agosto 2007 dalla ricercatrice Leda Chatzi dell’Università di Creta: lo studio, svolto su un campione di 690 ragazzi tra i sette e i 18 anni di quattro zone rurali di Creta, mostra che i bambini abituati a mangiare frutta e verdura sono più protetti dai sintomi dell’asma rispetto ai loro coetanei. Una ricerca inglese, pubblicata sull’European Respiratory Journal sempre due anni fa, fotografa, invece, i benefici derivanti dall’assunzione quotidiana di banane e di succo di mela concentrato, utili a combattere il sibilo respiratorio. Bisogna evitare, invece, il fast food: una recente indagine canadese, pubblicata sulla rivista Clinical and Experimental Allergy, ha provato una relazione tra l’asma e il consumo frequente di hamburger e patatine, alimenti troppo ricchi di grassi e sale.

Lo sport
L’esercizio fisico è un fattore scatenante dell’asma da sforzo. Colpisce l’80% circa degli asmatici, specie se giovani, ma anche alcuni non asmatici, che possono presentare broncospasmo solo ed esclusivamente con l’esercizio. Ma i dati epidemiologici sono rassicuranti: se il problema è tenuto sotto controllo con i farmaci, lo sport resta da consigliare, perché può contribuire al miglioramento della funzionalità respiratoria.
Numerose le discipline tra cui scegliere: sport di breve durata e con scarso impegno ventilatorio (salti, lanci, scherma, arti marziali), attività che richiedono un impegno fisico discontinuo (calcio, basket, pallavolo, pallanuoto, tennis, rugby) o sport con un coordinamento muscoli respiro (nuoto, canottaggio, sci di fondo). Il nuoto è l’attività meglio tollerata, la corsa quella meno indicata. Questo non vuol dire che bisogna rinunciare al jogging, ma solo che è necessario portarsi dietro il farmaco di emergenza (broncodilatatore).
Gli sport davvero vietati sono pochi, tra questi le immersioni subacquee, il parapendio, il deltaplano o le escursioni in alta quota per l’impossibilità di ricevere soccorso immediato in caso di necessità.
Chi vuole dedicarsi all’agonismo può stare tranquillo. Un dato per tutti. Tra i 597 atleti statunitensi che hanno partecipato alle Olimpiadi del 1988 di Seul, 67 soffrivano di asma da sforzo. Sono riusciti a conquistare 41 medaglie (15 d’ oro, 21 d’argento e cinque di bronzo) su un totale di 94. Numeri che parlano da soli: uno sportivo asmatico può puntare tranquillamente al podio.
Simona Ravizza – OK La salute prima di tutto

Ultimo aggiornamento: 25 novembre 2009

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