Salute

Singhiozzo che non passa: cosa fare se diventa cronico

La chiusura improvvisa della glottide dipende dall’irritazione del nervo frenico. Di solito è soltanto un fastidio, facilmente rimediabile, ma quando dura per più di 48 ore può essere sintomo di altre malattie

Un leggero sussulto che coglie di sorpresa. E quel rumore (hic, hic, hic!) così imbarazzante se fa capolino nel bel mezzo di una riunione di lavoro, di una lezione a scuola o di un appuntamento galante. È il singhiozzo, un fenomeno involontario conosciuto già dal padre della medicina, Ippocrate, che lo descrisse nei suoi trattati.

Cos’è il singhiozzo?

A spiegare di che cosa si tratta e qual è la sua origine è Carlo Pomari, responsabile dell’unità di pneumologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona). «Il nervo frenico è un fascio di fibre nervose che decorre dal cervello e raggiunge il diaframma, il muscolo, di forma laminare, che separa la cavità toracica da quella addominale e che è fondamentale nella respirazione. Contraendosi nella fase di inspirazione e rilasciandosi in quella di espirazione».

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«Se tale nervo si irrita, provoca una contrazione inaspettata e spasmodica del diaframma. Che a sua volta causa la brusca chiusura della glottide, una cartilagine che isola l’apparato respiratorio da quello digerente, permettendo il passaggio del cibo nell’esofago e dell’aria nella trachea. Proprio questa improvvisa chiusura provoca il rumore ritmico e continuato del singhiozzo».

Un riflesso vitale per i lattanti

La funzione di tali spasmi non è stata ancora identificata con certezza. L’ipotesi più recente, sostenuta da Daniel Howes, medico alla Queen’s University, in Canada, è che si tratti di un riflesso fondamentale per i lattanti. Che devono continuamente coordinare la suzione con la respirazione, ingerendo aria con facilità.

Proprio grazie al singhiozzo è possibile svuotare dall’aria in eccesso lo stomaco, che potrà così contenere più latte, permettendo un maggiore apporto di nutrienti. Ciò spiegherebbe perché il disturbo è molto frequente nei neonati. E a dire il vero anche nei feti nella pancia della mamma, a partire dall’ottava settimana di gestazione. Mentre solo occasionalmente si presenta in età adulta.

Le cause: dalla pancia piena al Covid

Sebbene non sia facile individuare le cause del singhiozzo, è possibile identificare alcune condizioni che lo favoriscono. «Tra queste, un pasto molto abbondante, il consumo di bevande gassate, l’introduzione di aria nello stomaco. Specialmente quando si mangia in fretta, si mastica un chewing gum, si succhia una caramella o si fuma una sigaretta», elenca lo pneumologo.

«Se lo stomaco è eccessivamente colmo può accadere, infatti, che si dilati troppo e prema contro il diaframma. Aumentando la probabilità che si inneschi una contrazione involontaria. Anche i cibi speziati, molto caldi o molto freddi possono provocare i singulti. Perché irritano il nervo frenico. E ancora, l’ingestione di alcol, che causa infiammazione della mucosa gastrica e un’indiretta irritazione del diaframma. Pure ansia e stress e l’assunzione di alcuni farmaci, come desametasone e chemioterapici, possono facilitare il disturbo. Infine, perfino il Covid potrebbe scatenarlo».

Rimedi contro il singhiozzo

Comunque sia, in genere il fenomeno è di breve durata e non deve destare preoccupazioni. Per cacciarlo il più in fretta possibile si possono provare alcuni «rimedi della nonna», semplici e sicuri. Che spesso contribuiscono ad alleviare il disturbo, pur non avendo un fondamento scientifico.

Uno dei più efficaci è fare delle deglutizioni forzate mantenendo il mento in basso, adiacente al petto. Un altro consiste nell’inspirare profondamente e trattenere il fiato per 20-30 secondi, favorendo così il rilassamento del diaframma e l’interruzione delle contrazioni. Anche bere acqua a temperatura ambiente a piccoli sorsi, starnutire o provare uno spavento improvviso possono risultare utili perché modificano il ritmo della respirazione. Con un effetto sul muscolo diaframmatico. Per intenderci, è come premere il tasto reset di un computer e fare ripartire il sistema daccapo.

Controindicati, invece, i rimedi che prevedono l’impiego di limone o aceto. Perché l’acidità potrebbe aumentare le contrazioni dell’esofago peggiorando il sintomo. Per calmare il singhiozzo nei neonati può, invece, essere utile attaccarli al seno o far loro deglutire qualche cucchiaino di acqua. Si può anche provare a dare qualche leggera pacca sulle spalle o a fare il solletico.

La cannuccia contro il singhiozzo

L’ultimo ritrovato per tenere alla larga il singhiozzo è una cannuccia rigida chiamata Fisst, Forced inspiratory suction and swallow tool. Uno strumento per la suzione inspiratoria forzata e la deglutizione. Il dispositivo, messo a punto dai ricercatori dell’Health Science Center dell’Università del Texas, è dotato di una valvola a pressione sul fondo, che genera una resistenza aggiuntiva quando si cerca di aspirare un liquido da un bicchiere.

Proprio grazie a questo sforzo indotto, il singhiozzo cessa di solito nel giro di uno o due sorsi con un effetto che permane per molte ore. La novità è stata testata in uno studio pubblicato nel giugno 2021 su Jama Network Open e condotto su 249 volontari che hanno sperimentato il sistema, ottenendo una remissione del singhiozzo nel 92% dei casi. 

Singhiozzo: cosa fare se non passa

Se nella maggior parte dei casi è un disturbo passeggero e innocuo, in altri un singhiozzo che non passa può non dare tregua. Secondo uno studio pubblicato nel 2018 su Neurology and Neuroscience Reports e condotto dai neurologi della Loyola University di Chicago, negli Stati Uniti vengono ricoverate ogni anno circa 4mila persone, soprattutto uomini con più di 50 anni, per colpa di un singhiozzo che non vuol saperne di passare.

Famoso il caso del musicista inglese Cristopher Sands, i cui singulti sono durati quasi tre anni. Disturbando alimentazione e sonno. Ma il record, finito nel Guinness dei primati, appartiene a Charles Osborne, un contadino dello Iowa, che ebbe il singhiozzo per ben 68 anni filati.

«In presenza di un singhiozzo che non passa per più di 48 ore (singhiozzo persistente), è bene rivolgersi al medico curante o al pronto soccorso. Dove si eseguiranno radiografia o Tac del torace per chiarire l’origine del problema e scongiurarne le conseguenze negative. Come insonnia, affaticamento, disidratazione, malnutrizione, calo ponderale», consiglia lo pneumologo Carlo Pomari. 

Singhiozzo: quando è sintomo di malattie

Il singhiozzo che non passa potrebbe essere la spia di alcune patologie. Ad esempio: 

  • reflusso gastro-esofageo, cioè la risalita del contenuto dello stomaco nell’esofago; 
  • pericardite, l’infiammazione del pericardio, ovvero la sottile membrana che riveste il cuore; 
  • gastrite, ovvero l’infiammazione della mucosa gastrica; 
  • polmonite, l’infiammazione dei polmoni; 
  • in alcuni casi, il disturbo può anche essere il campanello d’allarme di alcuni tumori. Come quello del mediastino (la parte centrale del torace compresa tra i polmoni, che include cuore, vasi sanguigni, esofago, trachea, bronchi), dell’esofago, del diaframma, delle vie aeree, del cervello o un linfoma. Ma anche di un ictus, che potrebbe interferire con il centro respiratorio (centro pneumotassico) collocato alla base del cervello. 

Curare il singhiozzo che non passa

«Il modo migliore per curare il singhiozzo cronico è identificare e trattare il problema sottostante», sostiene l’esperto. «Anche se in determinati casi possono venire in aiuto alcuni farmaci che favoriscono la remissione dei singulti. Come procinetici (metoclopramide, neostigmina, cisapride, domperidone), neurolettici (clorpromazina, aloperidolo), anticonvulsivanti (acido valproico, gabapentin, benzodiazepine) e antidepressivi triciclici (clomipramina, amitriptilina)». 

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