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Scoperti i 50 punti deboli del cancro

Una ricerca italiana potrebbe rivoluzionare la terapia contro i tumori. La buona notizia è che molti farmaci sono già disponibili

Più di cinquanta punti deboli da usare per sconfiggerlo. È questo il senso di una ricerca dell’Istituto europeo di oncologia di Milano sul melanoma metastatico. Il progetto, finanziato dall’Airc e dal ministero della Salute, è stato pubblicato su Cancer Discovery.

I ricercatori dell’istituto di cura e ricerca fondato da Umberto Veronesi hanno scoperto che il cancro si sviluppa a causa di oltre 50 geni, da colpire con farmaci, alcuni dei quali già disponibili. «Si tratta di un’ottima notizia per i malati – spiega Luisa Lanfrancone, direttore dell’Unità di ricerca Ieo Target identification and validation – perché significa che il cancro è più fragile e attaccabile di quanto abbiamo finora ipotizzato. È più fragile perché i geni da cui dipende la sua crescita sono più numerosi di quanto pensassimo; è più attaccabile perché è sufficiente eliminarne uno solo per bloccarne la crescita».

Gruppo San Donato

«Ora – continua Lanfrancone con ha lavorato insieme a Daniela Bossi e Angelo Cicalese – si aprono nuove prospettive per le terapie antitumorali. Abbiamo infatti scoperto un nuovo gruppo di geni importanti per la crescita del tumore, molto numerosi, specifici di ogni singolo paziente e soprattutto non mutati, a differenza di ciò che si è sempre pensato».

C’è anche una terza buona notizia: i geni che sono stati identificati appunto non sono stati mutati, anzi sono parte di percorsi molecolari regolati all’interno delle cellule, la cui deregolazione contribuisce allo sviluppo del tumore e per alcuni di questi geni già esistono farmaci specifici.

Finora invece la ricerca si è concentrata sull’identificazione dei geni che hanno subito una mutazione dando così origine al processo di formazione del tumore, e sulla costruzione di farmaci molecolari in grado di correggerla. Le terapie personalizzate di cui oggi facciamo uso sono dirette contro geni mutati nei tumori, secondo il principio che ogni tumore ha la sua specifica mutazione e quindi il suo specifico farmaco. Ma – come si legge nello studio – non è sempre vero e questo spiega l’inefficacia di molte terapie molecolari.

Francesco Bianco

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