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Scoperta la molecola che provoca la fibrillazione atriale

I primi test di laboratorio dimostrano che basta bloccarla per ripristinare il battito normale del cuore e dire addio alla fibrillazione atriale

Scoperto l’interruttore molecolare che fa “tremare” il cuore nella fibrillazione atriale. Si tratta di un piccolo frammento di Rna, chiamato microRNA-31, presente in quantità abnormi nelle cellule cardiache “impazzite”. I primi esperimenti condotti in provetta dimostrano che bloccando questo “interruttore” è possibile ripristinare il normale battito cardiaco. Un importante passo avanti, che in futuro potrebbe portare allo sviluppo di farmaci più mirati per contrastare questa aritmia, in assoluto la più diffusa al mondo. E ’incidenza di fibrillazione atriale aumenta con l’età: il 70% dei casi si verifica in persone fra i 65 e gli 85 anni.

Lo studio

La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine da un gruppo di ricerca dell’Università di Oxford guidato dall’italiana Barbara Casadei.

Gruppo San Donato

La fibrillazione atriale è caratterizzata da un ritmo cardiaco irregolare e accelerato, che si origina nelle due camere cardiache superiori (gli atri) impedendo il loro corretto funzionamento. Le cellule del muscolo cardiaco si contraggono in maniera disorganizzata e così il muscolo non riesce più a pompare in maniera efficiente e il sangue tende a ristagnare all’interno delle cavità del cuore, aumentano il rischio di pericolosi coaguli.

Come si cura la fibrillazione atriale?

Ad oggi, la fibrillazione atriale viene trattata con farmaci antiaritmici e con l’intervento di ablazione che “brucia” le cellule impazzite. Alcuni pazienti, però, non rispondono alle terapie, perché il cuore si rimodella e si adatta a sostenere il battito irregolare.

Un medicinale mirato contro la molecola di RNA

Questo meccanismo è proprio dovuto al piccolo frammento di Rna chiamato microRNA-31, che è presente in quantità enormi nelle cellule impazzite del cuore. «La sua presenza eccessiva è una conseguenza della fibrillazione atriale», spiega Barbara Casadei. «Il microRNA “colpevole” promuove il mantenimento della fibrillazione, perché causa una riduzione di due molecole importanti per il ritmo cardiaco (la distrofina e l’enzima che sintetizza l’ossido nitrico) finendo per peggiorare e perpetuare l’aritmia». Bloccando l’azione del microRNA-31 nelle cellule cardiache coltivate in provetta, i ricercatori sono riusciti a ristabilire il normale battito cardiaco.

«Un farmaco mirato contro questo piccolo Rna – conclude Casadei – potrebbe senz’altro divenire un’adiuvante nella terapia fisica come l’ablazione, il cui effetto è limitato nel tempo».

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