Sessualità

Come spiegano la vocazione i ricercatori laici

Studi scientifici indagano le motivazioni psicologiche e neurologiche che spingono ad abbracciare il sacerdozio e la religione

Secondo l’ultimo Annuario Pontificio, nel mondo ci sono oltre un miliardo di cattolici. Ma al di là della religione e da un punto di vista laico, come spiegano gli scienziati la fede e la vocazione al sacerdozio?

LA VOCAZIONE
«La chiamata alla vita religiosa o a una particolare missione a servizio della Chiesa si concretizza nel proposito di non dedicarsi a sé e al proprio vantaggio per avvicinarsi il più possibile a un’entità trascendente», spiega Giorgio Bressa, docente di psicobiologia del comportamento all’Università Pontificio Ateneo Salesiano. «Questo scopo viene perseguito e rafforzato attraverso la preghiera, la meditazione, la rinuncia a soddisfazioni quali la sessualità e il possesso di denaro, il prodigarsi per il prossimo». Un bisogno di Dio che può diventare così urgente da non lasciare spazio per altro. «Da un punto di vista psicobiologico, la vocazione è considerata del tutto affine all’empatia e alla compassione, due stati emozionali connaturati all’uomo», dice Bressa. Ma anche la spiritualità avrebbe una base neurologica.

Gruppo San Donato

LA SPIRITUALITÀ
I ricercatori delle Università di Udine e della Sapienza di Roma sono arrivati alla conclusione, pubblicata sulla rivista Neuron, che il senso di trascendenza potrebbe avere sede nelle aree temporo-parietali dell’emisfero sinistro e destro e che la sua maggiore o minore presenza sarebbe collegata a differenze nei livelli di attivazione di circuiti nervosi. «Il semplice fatto che l’inclinazione a dare particolare importanza ai valori e ai problemi non materiali sia predisposta geneticamente non significa che funzioni», precisa Bressa. «In base agli stimoli educativi ricevuti e alle esperienze della vita, può restare o diventare inattiva o, al contrario, svilupparsi al punto da canalizzarsi in una vocazione religiosa».

L’ALTRUISMO
Secondo studi recenti, i principi morali sono inscritti nel nostro cervello fin dalla nascita. Nasciamo buoni, quindi, e in base a una ricerca dell’Emory University di Atlanta (Usa) fare del bene ci aiuta a sentirci meglio: risonanze magnetiche del cervello alla mano, sembra proprio che in chi compie un gesto altruistico si inneschino sensazioni di benessere tali da invogliare a replicare l’atto.

LA PREGHIERA
Anche scienziati non credenti hanno riconosciuto la possibilità che possa avere un influsso benefico sulla salute. Alcune indagini sono arrivate alla conclusione che la preghiera frenerebbe, per esempio, il decadimento cognitivo nei malati di Alzheimer (Clinica geriatrica dell’Università di Padova) e aiuterebbe perfino le donne con problemi di fertilità a restare incinte (Columbia University di New York, Stati Uniti). La meditazione buddhista, invece, indurrebbe modificazioni nella struttura del cervello, permettendo di sopportare meglio il dolore (Università di Montreal, Canada).

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