Salute

Quando il declino cognitivo è normale?

Se ne sta parlando molto per la probabile ricandidatura di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. Se dovesse essere rieletto, smetterebbe a 86 anni. Quando gli americani saranno chiamati a votarlo avrà infatti 82 anni

Quando siamo di fronte a un normale declino cognitivo e quando possiamo parlare di demenze, come la malattia di Alzheimer? Il declino di alcune abilità cognitive fa parte dell’invecchiamento. Del resto le nostre capacità raggiungono il loro apice intorno ai 30 anni per poi declinare nel tempo.

Normale declino cognitivo: cosa cambia con l’età?

Quando invecchiamo è normale avere difficoltà nel ricordare i nomi e alcune parole. Abbiamo difficoltà a fare più cose contemporaneamente e a concentrarci. Si tratta di capacità che gli scienziati chiamano fluide, proprio perché diminuiscono con il passare del tempo.

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Ci sono cambiamenti naturali nel cervello a causa dell’età. Alcune aree deputate all’apprendimento o ad altre attività diventano più piccole, si restringono. Inoltre la connessione tra i neuroni diventa meno efficace, il flusso sanguigno diminuisce, mentre l’infiammazione cresce.

Come riconoscere il normale declino cognitivo?

Uno dei sintomi tipici è il dimenticarsi i nomi o confonderli, soprattutto se hanno lettere in comune o appartengono a due persone collegate, come ad esempio fratelli o figli. Anche se questi scherzi del cervello possono essere frustranti, non indicano necessariamente problemi significativi.

Le nostre abilità possono cambiare anche di giorno in giorno e non solo per l’età. Possiamo vivere un momento di stress, distrazione, aver dormito male. Un giorno possiamo ricordare poco, il giorno dopo andare molto meglio.

Come capire il grado di declino cognitivo?

Se invece le difficoltà che viviamo diventano così pronunciate da colpire le nostre attività quotidiane come vestirci o non ricordarci nomi importanti della nostra vita dobbiamo indagare.

Fare una diagnosi è tutt’altro che semplice. In genere l’allarme arriva dai medici di famiglia. Conoscono i pazienti e durante una visita possono capire se secondo loro c’è qualcosa che non va.

I test cognitivi

Si possono usare le brain imaging, una tecnica diagnostica che consente di visualizzare l’attività cerebrale, oltre a test cognitivi. I più usati sono il Mini Mental Status Exam o il Montreal Cognitive Assessment, per comprendere meglio la situazione.

  1. Il primo contiene 11 domande. Si chiede alla persona di ricordare la data del giorno e dove si trova. Successivamente il medico pronuncia tre parole che il paziente deve ripetere dopo qualche minuto. Si chiede di dire una parola al contrario. Ci sono poi altre quesiti che riguardano immagini ed esercizi di lettura e scrittura.
  2. Il secondo è un po’ più complicato e richiede un tempo maggiore.

La differenza tra età anagrafica e biologica

Ogni persona invecchia in modo differente. L’età anagrafica non sempre riflette quella biologica. Molte informazioni possono arrivare dagli studi sui così detti superagers, i super anziani, che hanno abilità cognitive paragonabili ai venti-trentenni anche se hanno già superato gli 80.

Com’è il cervello di un super anziano?

I ricercatori li stanno studiando per cercare di capire se ci siano fattori genetici e/o ambientali che possano rallentare o addirittura tenere lontano l’invecchiamento. Alcune scansioni dei loro cervelli hanno dimostrato come abbiano più materia grigia, rispetto alla popolazione anziana generale, in alcune aree responsabili per la memoria e le funzioni cognitive.

Hanno di solito anche neuroni più grandi e sani nella corteccia entorinale. Si trova nel lobo temporale mediale ed è fondamentale per tutti i processi associati alla memoria episodica, autobiografica e spaziale. Si tratta della struttura che protegge la nostra identità e la nostra capacità di adattamento all’ambiente. È anche una delle aree colpite per prime dalla malattia di Alzheimer.

I super anziani hanno caratteristiche sociali comuni, come forti relazioni con altre persone, uno stile di vita particolarmente attivo e continuano a sfidarsi.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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