Tumori

Tumore al seno uomo: perché anche lui può averlo

Ogni cento donne colpite dal cancro alla mammella c’è un uomo. Fortunatamente le cure impiegate per le femmine sono efficaci anche per i maschi

Capelli arruffati, occhi cisposi. Il solito impietoso confronto con lo specchio alle sette di mattina. E quella macchiolina sulla maglietta del pigiama? Chissà, sarà schizzato del caffè a colazione. Via tutto e di corsa sotto la doccia. Una passata di sapone ed ecco il presunto colpevole: un brufoletto vicino al capezzolo. Meglio darci una bella strofinata, prima che finisca per macchiare altri indumenti. E all’improvviso, sotto le dita si scopre un nodulo. Sembrerebbe una storia fra tante, se a viverla fossero Cinzia, Stefania, Paola o Francesca. E invece stavolta il protagonista è Sergio. Un tranquillo padre di famiglia, sportivo e attento alla salute. Solo che tra i suoi check up aveva previsto tutto, tranne quello per il tumore della mammella. A fargli conoscere la dura realtà è stata quella inattesa perdita di sangue dal capezzolo, uno dei tanti campanelli d’allarme a cui bisognerebbe prestare attenzione, oltre che la presenza di noduli o strani gonfiori. Tutti i sintomi del tumore al seno.

Tumore al seno uomo: quanti sono i casi in Italia?

Come lui, ogni anno in Italia sono circa 500 gli uomini che vengono spiazzati da questa insolita diagnosi. Ogni cento donne malate, c’è anche un uomo che deve fare i conti con mammografia, agoaspirato e quant’altro. «Il tumore al seno è raro nel sesso maschile, ma non per questo impossibile». A parlare è Oreste Gentilini, primario dell’unità operativa di chirurgia della mammella e coordinatore della Breast Unit dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. «La malattia colpisce all’incirca 1 uomo su 100.000. Negli ultimi vent’anni però il numero di casi sta aumentando globalmente».

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La predisposizione genetica

Le cause sono molto simili a quelle che ritroviamo nel mondo femminile, a partire dalla predisposizione genetica. Ricordate i famosi geni di Angelina Jolie? Brca1 e Brca2 giocano un ruolo cruciale anche nell’uomo, pur avendo un peso diverso sull’insorgenza del tumore. «Le donne portatrici di Brca1 hanno un rischio di ammalarsi pari a circa l’80%, quelle con Brca2 hanno un rischio del 50%. Negli uomini la probabilità è più bassa, e scende rispettivamente al 5 e 10%. Forse perché la quantità di tessuto presente nella ghiandola mammaria è minore», ricorda l’esperto.

Anche altri geni coinvolti

Si contano poi altre mutazioni che aumentano la suscettibilità alla malattia, come dimostrato anche da uno studio tutto italiano appena pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer. La ricerca è stata coordinata dall’oncologa molecolare Laura Ottini dell’Università Sapienza di Roma. Il team ha esaminato il profilo molecolare di oltre 500 pazienti. In questo modo hanno scoperto che la suscettibilità alla malattia può aumentare anche a causa delle mutazioni del gene Palb2, il cui ruolo non era finora emerso negli studi effettuati su pazienti di altre nazionalità.

Tumore al seno uomo: cause e fattori di rischio

Il Dna, però, non è tutto. Un altro fattore di rischio molto importante è rappresentato dall’alterazione dell’equilibrio fra ormoni androgeni (maschili) ed estrogeni (femminili) normalmente presenti nell’uomo. Questo può accadere per diversi motivi. È più a rischio chi:

  • ha subito una terapia ormonale per il carcinoma della prostata.
  • I transessuali che assumono estrogeni.
  • Gli sportivi che abusano di steroidi per aumentare la massa muscolare.
  • Tutti quegli uomini che soffrono di diabete, obesità e problemi del fegato, ovvero di alterazioni metaboliche che possono modificare l’assetto ormonale.

La sfida degli scienziati ora è quella di capire perché alcuni uomini abbiano una concentrazione maggiore di estrogeni nel sangue rispetto ad altri. Gli esperti vogliono capire anche come questi ormoni agiscano nel loro organismo. In alcuni casi, infatti, sembra che le variazioni di estrogeni nel sangue maschile avvengano in maniera naturale, mentre in altri casi potrebbero essere correlate al sovrappeso. Anche se il tumore al seno colpisce 1 uomo su oltre 500, queste informazioni si aggiungono alle buone ragioni per mantenere un peso ottimale e uno stile di vita alimentare – e non solo – sano.

L’importanza dello stile di vita

Anche lo stile di vita e alcuni specifici fattori ambientali possono concorrere all’insorgenza del tumore della mammella maschile. Le più recenti ricerche scientifiche puntano il dito contro «le radiazioni ionizzanti. I più esposti sono gli uomini che fanno radioterapia al torace. Ma anche chi per lavoro è esposto al caloree (pensiamo a chi lavora all’altoforno) e a sostanze chimiche che mimano l’azione degli ormoni (ad esempio nell’industria cosmetica)». Ovviamente attenzione anche a fumo e alcol. «Sappiamo che sono coinvolti in moltissimi tipi di tumore, sebbene non ci siano dati ancora particolarmente corposi sul cancro al seno maschile».

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Tumore al seno uomo: i campanelli d’allarme

Nei maschi c’è meno predisposizione alla prevenzione in generale e, per ovvi motivi numerici, a maggior ragione nel caso del tumore alla mammella. Ecco quindi i segnali da non sottovalutare, in presenza dei quali è opportuno rivolgersi il prima possibile al medico.

  • Al tatto si avverte la presenza di un nodulo.
  • La mammella appare gonfia.
  • La pelle è arrossata o ha subito un cambiamento d’aspetto.
  • Il capezzolo si ritrae o produce secrezioni, anche con presenza di sangue.

Tumore al seno uomo: la diagnosi arriva tardi

I casi sono poco numerosi e le statistiche non aiutano a fare un chiaro identikit di questo nemico. Inoltre non partecipano ai test sperimentali. Sappiamo, per esempio, che presenta alcune  caratteristiche biologiche simili a quelle del tumore femminile, come la presenza di recettori che lo rendono sensibile agli ormoni estrogeni, ma molto resta ancora da capire. «In genere il tumore si presenta come un nodulo dietro il complesso areola-capezzolo, ma
siccome gli uomini non praticano l’autopalpazione né esistono esami di screening, vista l’esiguità dei casi, la malattia viene scoperta più tardivamente rispetto alle donne e spesso quando il nodulo ha già assunto dimensioni importanti», afferma il medico del San Raffaele. Questo ritardo si rispecchia anche nell’età dei pazienti alla diagnosi: se le donne scoprono di avere il tumore al seno in media intorno ai 60-61 anni, gli uomini ci arrivano invece tra i 68 e i 69, quasi un decennio più tardi. L’iter diagnostico, però, è pressoché lo stesso. Una volta individuato il nodulo sospetto, si ricorre all’ecografia, per capire se è solido e merita attenzione: poi è il turno della mammografia e dell’agobiopsia.

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Come si interviene

Anche le terapie sono state necessariamente mutuate dal genere femminile. «Nella maggior parte dei casi si ricorre all’intervento chirurgico, che però, nell’uomo, è più demolitivo: a causa della diversa anatomia si ricorre generalmente alla mastectomia per asportare il complesso areola-capezzolo e tutta la componente ghiandolare», spiega Gentilini. Se poi i linfonodi vicini sono negativi alla visita e all’ecografia, si procede con la
biopsia del linfonodo sentinella, che è il più rappresentativo dello stato di salute degli altri linfonodi del cavo ascellare: a seconda dell’esito dell’esame istologico, si decide se procedere con la loro rimozione. L’intervento è spesso risolutivo, ma per evitare brutte sorprese, anche in assenza di metastasi, si deve valutare la possibilità di sottoporsi a un trattamento precauzionale mirato a prevenire le recidive: nella maggior parte dei casi si opta per un trattamento ormonale con tamoxifene, ma c’è anche la possibilità di ricorrere a chemioradioterapia, dopo un’attenta valutazione multidisciplinare fatta in base agli esiti dell’esame istologico della massa tumorale asportata.

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