Salute

Neuroma di Morton: cause, sintomi, diagnosi, cura e operazione

La sensazione di avere un sassolino nella scarpa è dovuta all'aumento di volume di un nervo del piede

Il neuroma di Morton è un aumento di volume provocato da un’irritazione cronica di uno dei nervi interdigitali dei piedi, quasi sempre quello che passa fra il terzo e il quarto dito. Il fenomeno prende il nome dal chirurgo americano Thomas George Morton, che nell’Ottocento descrisse per primo questa sindrome dolorosa. Niente a che vedere con le formazioni tumorali: il neuroma, però, con il passare del tempo provoca lo sviluppo di tessuto cicatriziale fibroso attorno al nervo che può raggiungere le dimensioni di un’oliva.

Quali sono le cause?

Le cause primarie dello sviluppo del neuroma di Morton sono tuttora sconosciute. È però accertato che alcuni fattori scatenanti possono favorire e accentuare il disturbo. Questi i principali: uso di calzature non adeguate (per esempio, nelle donne, l’indossare per molto tempo scarpe con tacchi a spillo o con le punte eccessivamente strette); scompensi di tipo posturale; disturbi a livello neurologico; alluce rigido e alluce valgo; ipercarico dell’avampiede; alterazioni morfologiche del piede (come piede cavo e piede piatto); lassità dei legamenti; artrite reumatoide; microtraumi al piede, leggeri, ma ripetuti; allenamenti su superfici non idonee (soprattutto negli atleti che praticano il fondo).

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Quali sono i sintomi?

I sintomi tipici del neuroma di Morton sono dolori e bruciori, anche violenti, sotto la pianta del piede, tali da costringere talvolta a togliersi la scarpa. Nei casi più seri si ha l’impressione di avvertire una scossa. Con il tempo il dolore diventa costante, soprattutto quando si cammina, si sta in piedi per molto tempo, si indossano scarpe strette o tacchi alti, o quando si praticano attività sportive che sollecitano la compressione del nervo interdigitale.

Come si diagnostica?

Individuare il neuroma di Morton non sempre è facile. In media la diagnosi arriva dopo cinque anni dai primi sintomi. Innanzitutto è necessario escludere problemi di altra natura, spesso responsabili di dolori e infiammazioni, come per esempio la metatarsalgia, uno stato doloroso di una o più ossa dell’avampiede, o l’alluce valgo, una deformazione dell’alluce la cui base si sposta verso l’esterno, mentre la punta si porta verso le altre dita. Lo specialista in ortopedia può consigliare una radiografia per visualizzare la struttura del piede o un esame baropodometrico computerizzato per misurare il carico su ciascun punto di appoggio dei piedi. Importante è anche la storia clinica del paziente: i sintomi e il loro protrarsi nel tempo sono indicativi di un disturbo piuttosto che di un altro. Esclusi problemi di altra natura, l’esame più idoneo alla diagnosi del neuroma di Morton resta l’ecografia dinamica con compressione manuale delle ossa alla base delle dita, le cosiddette teste metatarsali. Questa tecnica ecografica si è dimostrata negli anni come la più affidabile, grazie anche al miglioramento tecnologico delle attrezzature usate. Ma in che cosa consiste? Esercitando una leggera pressione sull’avampiede, si costringe l’eventuale neuroma a fuoriuscire dallo spazio intermetatarsale, quello cioè compreso tra le dita del piede, in modo da visualizzarlo meglio con la sonda ecografica. L’ecografia è considerata un’indagine di primo livello e può essere talvolta completata da una risonanza magnetica.

In che modo si cura?

Negli stadi iniziali, quando il neuroma di Morton è recente e molto piccolo, la cura può essere rappresentata da un plantare realizzato su misura dopo l’esame baropodometrico. D’aiuto sono anche sedute di fisioterapia, terapie farmacologiche con antinfiammatori per bocca o sotto forma di cerotti medicati, infiltrazioni di farmaci cortisonici. La chirurgia però resta l’unica soluzione definitiva.

Quando si opta per la chirurgia?

L’intervento può avvenire secondo la tecnica endoscopica decompressiva o la tecnica chirurgica (neurectomia), entrambe in anestesia locale. Molto dipende dalle dimensioni del neuroma di Morton e dal tempo trascorso tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi.
• È preferibile intervenire con endoscopia decompressiva ai primi stadi della malattia, quando compare solo un’infiammazione e un leggero rigonfiamento del nervo interdigitale, che non viene asportato. Attraverso due minuscoli fori praticati sul dorso e sulla pianta del piede, si penetra con sottili strumenti chirurgici nei tessuti interessati per liberare il nervo infiammato dal tessuto cicatriziale che lo circonda, responsabile delle pressioni, delle frizioni e del dolore. Con il nervo libero il neuroma dapprima si sfiamma e si riduce di volume, fino a scomparire. L’operazione dura 20-30 minuti in day hospital, non comporta alcun dolore post-operatorio e permette di tornare subito a camminare.
• Quando il neuroma raggiunge dimensioni importanti (oltre i 10 millimetri), è consigliabile procedere con la neurectomia. Praticata un’incisione, sul dorso o sulla pianta del piede, si raggiunge e si asporta con il bisturi il nervo interdigitale. L’operazione non provoca alcun problema al movimento delle dita, perché il nervo interessato ha caratteristiche solo di tipo sensitivo: l’unico effetto è che le due dita fra le quali passava il nervo perdono parzialmente la sensibilità cutanea. Generalmente è richiesta una notte di degenza in ospedale. Il decorso post-operatorio dura circa tre settimane, durante le quali si indossano calzature molto comode ed è concesso il normale appoggio di tutta la pianta del piede. Il ritorno alla normalità avviene dopo circa un mese.

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