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Hai il diabete? Per vivere più a lungo sostituisci i grassi cattivi

Al pari delle calorie, mangiare il 2% in meno di acidi grassi saturi o trans e assumere più omega 3 o 6 riduce il rischio di morte fino al 13%

Sostituire i grassi cattivi con le giuste quantità di grassi buoni può fare la differenza nei diabetici di tipo 2. Tanto da diminuire di molto il rischio di mortalità, per tutte le cause e in particolare per motivi cardiovascolari. Lo sottolinea un articolo pubblicato su The British Medical Journal, che ha monitorato 11.264 pazienti con diabete di tipo 2 nell’ambito di due grandi studi di popolazione statunitensi: Nurses’ Health Study (1980-2014) ed Health Professionals Follow-Up Study (1986-2014).

Lo studio

Secondo i ricercatori, la riduzione del rischio di mortalità nei pazienti diabetici dipende dal tipo grassi insaturi consumati in sostituzione di quelli saturi, dei grassi trans e di parte della quota di carboidrati. Più una persona assume acidi grassi polinsaturi, cioè acido linoleico della serie omega-6 e acido alfa-linolenico della serie omega-3, più aumenta la sua aspettativa di vita allontanando il rischio di malattie cardiovascolari.

Gruppo San Donato

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Non serve ridurre le calorie 

Entrando nel dettaglio, la sostituzione di una quota di grassi saturi pari al 2% delle calorie con acidi grassi polinsaturi, senza modificare l’apporto energetico complessivo, si assocerebbe ad una riduzione del rischio di mortalità totale fino al 13%.

Omega-6

In particolare, sostituire la stessa quota di grassi saturi con acido linoleico (acido grasso omega-6 che si trova soprattutto negli oli di semi di soia, mais, girasole, arachidi e nelle noci) comporterebbe una riduzione fino al 15% del rischio di mortalità cardiovascolare.

E omega-3

Una correlazione favorevole è stata rilevata anche tra l’assunzione di acidi grassi polinsanturi omega-3 di origine marina (quelli a catena lunga, EPA e DHA, che si trovano soprattutto nel pesce azzurro) al posto di una parte delle calorie derivanti dai carboidrati: questa sostituzione diminuirebbe di quasi un terzo il rischio di mortalità cardiovascolare.

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