Salute

Fibroma uterino: meglio il bisturi o il farmaco?

In medicina la regola generale è "prima il farmaco, poi l'intervento". In ginecologia l'ulipristal acetato è in grado di tenere a bada il fibroma a lungo termine

Il fibroma uterino in Italia colpisce 3 milioni di donne, condizionandone la quotidianità, la vita di coppia e la possibilità di avere un figlio. Oggi abbiamo a disposizione due opzioni: il classico intervento chirurgico per asportarlo, o alcuni farmaci tra cui uno a base di ulipristal acetato che, in numerosi studi, ha dimostrato di essere rapido ed efficace nella riduzione del volume dei fibromi e dei sintomi correlati, con un alto profilo di sicurezza e tollerabilità (senza effetti collaterali né sulla coagulazione né sul profilo lipidico delle donne, senza alcun rischio sul fronte trombotico né oncologico). Inoltre, da poco il ciclo di cura con ulipristal acetato è interamente a carico del Servizio sanitario nazionale.

Ma cos’è un fibroma uterino?

Gruppo San Donato

Il fibroma uterino (o mioma o leiomioma) è il tumore benigno più frequente nel sesso femminile, che si manifesta soprattutto durante la vita fertile, tende a regredire dopo la menopausa e ha origine dalla proliferazione delle fibre muscolari lisce dell’utero sotto l’influenza di stimoli genetici o ormonali: sia gli estrogeni sia il progesterone, infatti, possono indurne e regolarne la formazione e lo sviluppo.

Oltre ai fattori genetici e alle situazioni di prolungata esposizione a determinati ormoni, altri fattori di rischio possono essere l’età precoce del menarca, la sindrome dell’ovaio policistico (cliccate qui per saperne di più su questa patologia), l’obesità e la gravidanza in età tardiva.

Quali sono i sintomi?

In molte donne i fibromi sono asintomatici, ma nel 50% dei casi si manifestano attraverso cicli abbondanti fino ad arrivare all’emorragia, con annesso peggioramento del dolore mestruale e perdita progressiva di ferro, disturbi sessuali (dolore alla penetrazione profonda e assenza di desiderio), disturbi urinari (aumentata frequenza della minzione e incontinenza), dolore pelvico e senso di compressione, difficoltà di concepimento, infertilità, aborti spontanei e aumento della circonferenza addominale.

«Per la loro diffusione e varietà di sintomi, oltre ad avere un elevato impatto economico e sociale, i fibromi uterini sono una delle principali cause di ricovero ospedaliero in Italia» avverte Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano.

Un farmaco al posto della chirurgia

Oggi esiste una terapia medica, unica al mondo, che è in grado di ridurre il volume dei fibromi fino a farli regredire pian piano, senza necessariamente ricorrere alla chirurgia: si tratta appunto dell’Ulipristal acetato, un farmaco che è in grado di modulare l’attività del progesterone con effetto diretto su queste escrescenze.

Lo standard terapeutico prevede la somministrazione in quattro cicli di terapia suddivisi in cicli di tre mesi ciascuno con due mesi di intervallo tra uno e l’altro.
Le opzioni di cura sono diverse e variano in base all’età della donna, alla severità dei sintomi, alle caratteristiche del fibroma, al desiderio di maternità e alla volontà di preservare l’utero. Certo è che si tratta di una valida alternativa all’intervento chirurgico, che può consistere nell’asportazione dei soli fibromi (miomectomia) o dell’utero stesso (isterectomia).

Inoltre, questo farmaco è un efficace sostituto del trattamento ormonale con gli analoghi del GnRH (Gonadotropin-releasing hormone), spesso intrapreso nella cura del fibroma, che provoca numerosi effetti collaterali come riassorbimento osseo, vampate di calore, stanchezza, mal di testa e riduzione della libido.

Il farmaco con ulipristal acetato può sostituire la chirurgia?

«In medicina la regola generale, che vale anche nel caso del fibroma, è quella di partire sempre dalla terapia medica come prima scelta di trattamento e di far ricorso alla terapia chirurgica solo come seconda linea» spiega la professoressa Graziottin.
Ma si tratta di una terapia medica risolutiva? «Il farmaco permette alla donna di avere un perfetto e persistente controllo sulla malattia anche durante la sospensione della terapia» prosegue Graziottin. «Le eventuali scelte successive dovute ai rari casi di fallimento terapeutico farmacologico sono necessariamente da personalizzare: con ulteriori opzioni farmacologiche o eventuali interventi (chirurgici o meno invasivi) che però vanno valutati caso per caso, a seconda del numero e delle dimensioni di partenza dei fibromi ma anche dei progetti di vita come una maternità».

I punti di forza

Spiega la professoressa Graziottin: «Oltre a ridurre il sanguinamento uterino, riscontrato nel 90% delle donne, ulipristal acetato diminuisce il volume dei fibromi e con esso la sintomatologia, inducendo la regressione di questi tumori benigni». A ciò vanno aggiunti i vantaggi sullo stile di vita delle donne, in termini di relazioni interpersonali, attività sessuale, fertilità, gestione della routine quotidiana, pratiche sportive, performance lavorative e sfera emotiva.

È rimborsato dal SSN

La terapia con ulipristal acetato era stata approvata in Europa già dal 2012 e dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel 2014, ma con una rimborsabilità limitata a soli due cicli di trattamento. Oggi, invece, il farmaco è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale fino a quattro cicli di terapia. «Il farmaco – dice Graziottin – è inserito in Nota Aifa 51, ossia con prescrizione a carico del SSN, su diagnosi e piano terapeutico di Centri Ospedalieri o specialisti ginecologi accreditati con il SSN, secondo modalità adottate dalle Regioni. Quindi ogni Sistema Sanitario Regionale ha percorsi diversi per la paziente con fibromi sintomatici che chieda la rimborsabilità».

Chiara Caretoni

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