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Estate, caldo e malattie cardiovascolari: quali rischi?

Come affrontare le vacanze al mare o in montagna senza compromettere il cuore. I consigli dell'esperto di OK Gianfranco Sinagra

Caldo e malattie cardiovascolari. Quali accorgimenti, dunque, bisogna mettere in atto? Come ci si deve comportare in vacanza? Ecco i consigli di Gianfranco Sinagra, Professore di Cardiologia all’Università degli Studi di Trieste e Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti”.

Come ci si deve comportare al mare?

L’aver avuto un infarto del miocardio non complicato o l’aver effettuato un intervento di angioplastica o bypass efficaci, non determina particolari restrizioni nella stagione estiva. Allo stesso modo, avere aritmie stabili o essere portatori di dispositivi come i pacemaker o i defibrillatori non comporta alcun rischio. È buona regola, però, conoscere le organizzazioni sanitarie dei luoghi dove si soggiorna, soprattutto quando si è affetti da cardiopatie impegnative. Il caldo, vasodilatando e incrementando la traspirazione, contribuisce all’abbassamento dei valori pressori con possibile affaticabilità e senso di vertigine nei cambi di posizione.

Gruppo San Donato

Possono cambiare le dosi dei farmaci 

In questi casi i dosaggi dei farmaci possono essere rimodulati secondo le indicazioni del medico. Alcune persone che soffrono di aritmie assumono farmaci che rendono la cute particolarmente fotosensibile (amiodarone). In questi casi è buona norma evitare le esposizioni prolungate soprattutto nelle ore più calde. Questi farmaci non vanno modificati di dosaggio. La sudorazione eccessiva può favorire la perdita di elettroliti come il potassio e il magnesio. In particolare nei soggetti che assumono diuretici, a parte la possibile rimodulazione della dose, va incrementato l’apporto di frutta, ortaggi e cereali.

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Caldo e malattie cardiovascolari: se la meta è la montagna?

È regola generale che coloro che sono affetti da cardiopatia coronarica debbano prediligere mete sotto i 1800 metri di altitudine. Oltre queste altitudini la pressione parziale di ossigeno può abbassarsi eccessivamente. La pressione arteriosa, anche ad altitudini non elevate, può subire sbalzi. Ciò però non controindica il soggiorno in montagna pur potendo richiedere una rimodulazione della terapia con intensificazione del dosaggio dei farmaci usualmente assunti. È importante controllare i valori e fare attenzione all’eventuale comparsa di cefalea o epistassi.

Volo in aereo: può causare problemi?

Gli aerei presentano una pressione nelle cabine compresa tra 1525-2440 metri, indipendentemente dall’altitudine. La pressione di una cabina aerea, equivalente alla pressione presente a circa 2640 metri di altitudine, corrisponde a una pressione parziale di ossigeno di circa 70 mm Hg, che è ben tollerata dai viaggiatori sani. I problemi possono insorgere in pazienti con:

  • un’importante insufficienza cardiaca,
  • anemia con Hb < 8,5 g/dl,
  • grave angina pectoris,
  • alcune malattie cardiache congenite.

I pazienti convalescenti da infarto miocardico possono viaggiare quando le loro condizioni cliniche si siano stabilizzate, di solito superate le due settimane dall’evento acuto. Frequentemente, durante i voli lunghi può svilupparsi un lieve edema declive, conseguente alla stasi venosa, che non deve essere confuso con l’insufficienza cardiaca. Durante viaggi di durata superiore alle 4-6 ore è buona norma mantenere in attività gli arti per evitare la stasi venosa di sangue con rischio di tromboembolie.

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Caldo e malattie cardiovascolari: il dosaggio dei farmaci va modificato?

I farmaci più frequentemente assunti per la pressione arteriosa, ma anche per molte malattie cardiache, sono gli ACE inibitori, i sartani, i calcioantagonisti, i diuretici e i beta bloccanti. Tutti questi farmaci possono essere rimodulati, in particolare diuretici e calcioantagonisti. In genere si considerano soddisfacenti valori di pressione arteriosa in terapia inferiori a 135/85 mmHg. Disturbi possono comparire per valori inferiori a 110/60 mmHg.  Negli anziani ipertesi può rendersi necessario il dimezzamento dei dosaggi o la rimodulazione/sospensione dei diuretici.

Caldo e malattie cardiovascolari: a cosa fare attenzione per scongiurare ictus o infarto?

In estate gli anziani devono prestare attenzione all’eccessiva riduzione dei valori pressori. Il rischio sono le cadute, le fratture o i traumi cranici.

È buona regola evitare i pasti copiosi, i cibi difficilmente digeribili, prediligendo la frutta, la verdura, gli ortaggi, le carni bianche e il pesce. Il gelato è un alimento energetico, nutriente e idratante.

È importante che i cardiopatici con scompenso cardiaco non perdano comunque il controllo sull’introito di liquidi. Va infatti monitorato con il controllo quotidiano del peso corporeo, con la verifica del bilancio entrate-uscite e con l’eventuale rimodulazione della terapia e degli integratori elettrolitici (se necessari). Nei cardiopatici un apporto di vino di 250 ml/die è in genere consentito. Quantità maggiori possono incidere sulla frequenza e ritmo cardiaci e sulla pressione arteriosa.

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In caso di malessere improvviso, come comportarsi?

Se il disturbo è costituito da malessere generalizzato, affaticamento marcato e abbassamento della pressione bisognerà porre la persona in posizione distesa, sollevando le gambe e reintegrando rapidamente i liquidi (è sufficiente bere rapidamente 500-1000 ml di acqua).

Un dolore toracico anteriore ampio, talvolta irradiato a collo, dorso, braccio sinistro, con sudorazione fredda e ancor più associato a marcata affaticabilità o respiro pesante, deve far pensare a una ischemia cardiaca (angina o infarto).

Anche in questo caso il tempo è vita e bisogna raggiungere rapidamente l’ospedale.

Per i cardiopatici che ne sono in possesso e ne conoscono le norme d’uso, l’assunzione di alcune pastiglie o spray che dilatano le coronarie, come i nitrati, può essere rapidamente utile. Il persistere della sintomatologia dopo la loro assunzione deve indurre al rapido raggiungimento dei luoghi di cura ospedaliera.

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