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Diagnosi precoce di Alzheimer: dopamina scova la malattia 2 anni prima

È la vera arma contro questa malattia neurodegenerativa. Uno studio italiano potrebbe cambiare tutto. Ecco i dettagli

La diagnosi precoce di Alzheimer è uno dei temi più importanti nel contrastare la malattia. Questa patologia neurologica interessa solo in Italia più di 600.000 persone. Le stime sostengono che nel 2030 questa cifra potrebbe addirittura raddoppiare. Uno dei fattori di rischio più importanti è infatti l’età avanzata.

Anche la recente approvazione del primo farmaco per la cura da parte dell’FDA pone questo tema nuovamente all’attenzione del mondo scientifico. Il medicinale può essere usato solo agli esordi della malattia.

Gruppo San Donato

Diagnosi precoce di Alzheimer: lo studio italiano

Ora uno studio italiano ha trovato uno strumento per arrivare a una diagnosi più veloce della patologia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer’s Disease. A condurre la ricerca l’IRCCS Santa Lucia di Roma. Insieme a Marcello D’Amelio e Laura Serra del centro di ricerca della capitale, hanno partecipato anche Marco Bozzali, Professore Associato di Neurologia dell’Università di Torino e Mara Cercignani dell’Università di Cardiff.

Diagnosi precoce di Alzheimer: il ruolo dell’area del cervello che produce la dopamina

Lo stesso gruppo aveva già identificato l’area tegmentale ventrale, chiamata anche VTA, una zona deputata alla produzione della dopamina. Si tratta di una regione del cervello particolarmente piccola. Basti considerare che ha tra i 600 e i 700.000 neuroni. Pochissimo se si considera che nel cervello ce ne sono più di 80 miliardi.

La ricerca in esame si è concentrata sulle varie connessioni che si stabiliscono tra la VTA e il resto del cervello. Poi i ricercatori hanno esaminato come queste connessioni cambiano in casi di un danno alla VTA, come avviene nella malattia di Alzheimer. Il team di lavoro ha scoperto che i danni alla VTA hanno la capacità di predire lo sviluppo della patologia. Si è voluto quindi capire quanto prima l’analisi della VTA può dirci se una persona si ammalerà di Alzheimer.

Diagnosi precoce di Alzheimer: l’esame è indolore e non invasivo

L’analisi della VTA si può fare in modo non invasivo e indolore. I ricercatori hanno sottoposto a neuroimmagini funzionali e test neuropsicologici 35 pazienti con disturbo cognitivo lieve. Questa condizione è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di Alzheimer. I pazienti sono stati costantemente seguiti per due anni. Sedici di loro hanno sviluppato la malattia vera e propria. In questi pazienti l’esordio della patologia è stata anticipata da una importante riduzione della connettività della VTA. Negli altri questo non è successo.

Si possono anticipare le cure di due anni

I risultati hanno dimostrato che la riduzione delle connessioni della VTA anticipa di circa due anni la comparsa dei primi sintomi. Questo apre interessanti prospettive per iniziare subito un trattamento per contrastare la malattia. La scarsa efficacia dei farmaci infatti sembra legato a un loro uso tardivo, cioè quando la patologia ha ormai conquistato gran parte del cervello.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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