Salute

Coronavirus e atleti: perché li può colpire in modo grave?

Sta facendo molto discutere il fatto che il primo paziente di Codogno sia grave, anche se sia sportivo. Ecco perché

Coronavirus e atleti. Se ne sta parlando molto in questi giorni. La notizia che Mattia, il 38enne di Codogno, considerato il primo paziente conosciuto ad essere stato contagiato dal Covid-19, abbia difficoltà respiratorie così importanti. Ma come, ci si chiede: il coronavirus non colpiva in modo grave solo anziani e immunodepressi? Come mai un uomo che sembrava in grande salute, tanto da riuscire a partecipare a maratone, è stato invece interessato in maniera così severa? La risposta sta proprio nell’attività fisica troppo intensa che svolgeva.

Coronavirus e atleti: cos’è il concetto di open window?

È scientificamente appurato che le funzioni delle cellule del nostro sistema immunitario siano temporaneamente inibite dopo una sessione di esercizio fisico prolungato e di alta intensità. In pratica il corpo umano è troppo impegnato in performance molto faticose. A questo punto nella fase successiva all’attività fisica intensa c’è un calo delle nostre difese immunitarie, che prende il nome di “open window“, finestra aperta in italiano. In questa fase si alza in modo significativo il rischio di infezioni. La finestra aperta può avere una durata molto variabile, a seconda delle condizioni generali della persona. Può oscillare dalle 3 alle 72 ore successive a un allenamento particolarmente intenso.

Gruppo San Donato

Coronavirus e atleti: il rischio aumenta nel dopo allenamento anche per le condizioni ambientali

Il rischio di ammalarsi cresce anche per le condizioni ambientali che seguono generalmente uno sforzo fisico importante. Si condivide lo spogliatoio con altre persone, la presenza dei condizionatori d’aria accesi sia d’inverno sia d’estate, il vapore delle docce. Sono tutte situazioni in cui è più semplice il contagio.

Il muscolo reagisce come se fosse infiammato 

Quando è sottoposto a un esercizio particolarmente intenso il muscolo s’infiamma. A questo punto il nostro sistema immunitario richiama i leucociti per difendersi. Occorrono diverse ore prima che la situazione torni normale.

Coronavirus e atleti: durante l’open window si abbassa il numero di molte cellule del sistema immunitario 

L’intensa attività fisica tende a diminuire anche la funzione dei linfociti T, altre cellule particolarmente importanti per la difesa del nostro corpo. Anche il numero delle cosiddette cellule natural killer (assassine naturali, in italiano), fondamentali soprattutto contro le cellule tumorali, si abbassa dopo uno sforzo fisico intenso che duri almeno un’ora.

Ma c’è di più. Anche le cellule del sistema immunitario presenti nella saliva, l’immunoglobulina IgA salivare, calano in numero ed efficacia dopo un’attività fisica particolarmente intensa. Anche se rappresentano solo il 10-15% degli anticorpi presenti nel nostro organismo, giocano un ruolo cruciale nella difesa dalle infezioni del tratto respiratorio.

Naturalmente l’attività fisica va tutt’altro che demonizzata. Quella moderata infatti ha la capacità di aumentare in modo significativo le nostre difese immunitarie.

L’esercizio fisico stimola il nostro sistema immunitario. Una stimolazione eccessiva però porta all’effetto opposto, cioè a un abbassamento della capacità del nostro corpo di difendersi da virus e batteri.

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