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Colesterolo brutto: non solo quello buono e cattivo

Contrordine: eravamo tutti convinti che i tipi di colesterolo fossero due, invece sono tre e il terzo è pure il più pericoloso

Il colesterolo è un grasso, che ha funzioni importanti nel nostro organismo. La maggior parte viene prodotta dal fegato. Solo il 15-20% dipende invece dalla nostra alimentazione e da alcuni stili di vita come l’attività fisica, l’abuso di alcol e il fumo di sigaretta. Mantenere i valori nella regola è utile per prevenire le malattie cardiovascolari. Qui trovi tutti i valoriFinora si era sempre parlato di due tipi di colesterolo (ma esiste anche il colesterolo brutto):

  1. l’HDL, considerato quello buono, che va da organi e tessuti verso il fegato e aiuta l’eliminazione del colesterolo dannoso. È insomma uno spazzino di vene e arterie;
  2. l’LDL, considerato quello cattivo, che parte dal fegato verso altri organi e tessuti e può accumularsi nella parete delle arterie, contribuendo alla formazione di placche aterosclerotiche.

Mantenere i valori nella regola è utile per prevenire le malattie cardiovascolari. Qui trovi tutti i valori

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Il colesterolo brutto

Insieme a quello buono e cattivo, ora una ricerca dell’Università di Copenhagen e del Copenhagen University Hospital ha scoperto anche il colesterolo brutto. Va tenuto particolarmente sotto controllo, perché i suoi livelli nel sangue sono più alti di quanto si pensasse.

Come abbiamo già detto il colesterolo alto è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Quando è in eccesso si accumula lungo le arterie, fino a formare delle placche che ostacolano il passaggio del sangue. In questi casi si parla di aterosclerosi, che alza il rischio di infarto, arresto cardiaco e ictus in modo estremamente significativo. Leggi qui se vuoi approfondire l’argomento.

Il colesterolo è idrosolubile, significa cioè che si scioglie nei liquidi, come il sangue. Per poter circolare e svolgere la sua funzione è trasportato da alcune proteine, che si chiamano lipoproteine. Quelle a bassa densità si chiamano LDL, mentre quelle ad alta densità HDL. Ci sono poi le lipoproteine a densità molto bassa che si chiamano VLDL e quelle a densità intermedia, denominate con la sigla IDL. Questi due ultimi tipi di proteine contengono colesterolo, ma principalmente trigliceridi. Scopri qui come abbassare i pericolosi livelli di trigliceridi nel sangue.

Leggi anche: Esami del sangue, la guida completa

La nuova ricerca danese 

I ricercatori in forza ai due atenei danesi hanno analizzato un significativo numero di dati, raccolti dal Copenhagen General Population Study, un database con le informazioni su migliaia di danesi. Da questi dati una persona su tre risultava avere alti livelli di colesterolo. Di conseguenza aveva anche un alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Il nuovo studio ha però messo in luce che il colesterolo più pericoloso potrebbe essere proprio quello brutto.

I risultati 

Sono stati misurati i livelli di colesterolo nel sangue di più di 9.000 persone, scoprendo che la quantità di colesterolo brutto nel sangue degli adulti danesi è agli stessi livelli della quantità di colesterolo LDL. Tutti e due i tipi di colesterolo innalzano in modo significativo il rischio di infarto del miocardio e di ictus. Ma, mentre l’LDL è spesso controllato dalle persone, quello brutto è stato finora sottovalutato.

Le nuove regole di prevenzione

Non basta più quindi abbassare i livelli del colesterolo cattivo, ma occorre occuparsi anche di quello brutto. È ormai noto che la terapia farmacologica contro il colesterolo LDL e i trigliceridi abbassa la possibilità di malattie cardiovascolari di un quarto. Per poter prevenire ictus e infarto ora i medici devono occuparsi anche del colesterolo brutto.

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Il sovrappeso vero rischio per la salute cardiovascolare 

Per poter abbassare in modo significativo il rischio cardiovascolare bisogna mantenere un peso corporeo nella norma. Sovrappeso e obesità sono le cause principali dell’alto contenuto di colesterolo residuo nel sangue. Inoltre giocano un ruolo anche il diabete, l’ereditarietà e l’inattività fisica.

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