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Autismo: un probiotico può ridurre i sintomi

Il neuropsichiatra Matteo Alessio Chiappedi spiega i risultati di una ricerca che ha messo in luce gli effetti benefici del Lactobacillus Plantarum PS128 sulla sintomatologia del Disturbo dello Spettro Autistico

Con la definizione “Disturbo dello Spettro Autistico” (ASD) si intende un insieme di disturbi del neurosviluppo ad esordio precoce, caratterizzato sia da una compromissione delle relazioni sociali e della comunicazione, sia dalla presenza di comportamenti atipici e ripetitivi. Negli ultimi anni diversi studi hanno riscontrato, in questi individui, uno squilibrio quali-quantitativo nella composizione del loro microbiota intestinale, che presumibilmente li porterebbe a sviluppare sintomi ancor più marcati. Grazie a questa rivelazione i ricercatori hanno iniziato a chiedersi quale potesse essere il ruolo effettivo della flora intestinale nelle manifestazioni del disturbo e se vi fosse un nesso causale nella sintomatologia.

Probiotici e ASD: quale relazione?

A tal proposito, la National Yang-Ming University di Taiwan ha condotto uno studio, pubblicato nell’aprile 2019 sulla rivista scientifica Nutrients, per valutare l’effetto di un particolare ceppo di batteri buoni, il Lactobacillus Plantarum PS128, sulla sintomatologia legata al Disturbo dello Spettro Autistico nella popolazione pediatrica. I ricercatori hanno suddiviso 71 bambini tra i 7 e i 15 anni con diagnosi di ASD in due gruppi: il primo ha assunto il probiotico e il secondo un prodotto placebo, cioè privo di qualsiasi effetto dimostrabile.

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Il ruolo del Lactobacillus Plantarum PS128

Dopo 4 settimane dall’inizio della sperimentazione gli studiosi hanno analizzato la risposta comportamentale degli individui coinvolti nella sperimentazione. «In chi aveva seguito un trattamento a base di Lactobacillus Plantarum PS128 si è verificato un miglioramento nella capacità di utilizzare oggetti e materiali della vita quotidiana, una riduzione dell’iperattività, dell’impulsività e della tendenza a violare le regole e un cambiamento favorevole nel contatto relazionale» spiega Matteo Alessio Chiappedi, Dirigente Medico di Neuropsichiatra Infantile all’Istituto Neurologico Nazionale IRCCS Fondazione “C. Mondino” di Pavia. «Gli studiosi hanno poi effettuato una sotto-analisi per fasce d’età, dalla quale è emerso che i bambini più piccoli, ossia dai 7 ai 12 anni circa, riportavano risultati ancor più soddisfacenti, a dimostrazione del fatto che è necessario intervenire precocemente per ottenere maggiori benefici».

Il Lactobacillus Plantarum PS128 è uno psicobiotico 

Il Lactobacillus Plantarum PS128, isolato da un alimento fermentato, il fu-tsai, è stato oggetto di diversi studi preclinici, che hanno mostrato la sua efficacia sul sistema psichico di chi lo assume. «Questo particolare ceppo, definito per questo motivo “psicobiotico”, è in grado infatti di incrementare i livelli di dopamina e serotonina nel cervello, regolare la risposta allo stress e migliorare i comportamenti di tipo ansioso e depressivo» continua Chiappedi.

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Quali scenari si aprono grazie a questa ricerca?

«Questa ricerca apre scenari molto interessanti per quello che è il vasto ambito dei disturbi del neurosviluppo, ossia quelli che hanno, per loro natura, un’insorgenza in età evolutiva» conferma il professore. «Questo approccio, infatti, non punta direttamente al cervello ma ci arriva attraverso l’intestino, risultando meno impattante per il soggetto in età pediatrica. Inoltre questa terapia è altamente tollerabile anche dai bambini più piccoli, nei quali spesso i trattamenti farmacologici comportano rischi eccessivi. Infine, avendo avuto una risposta positiva sull’iperattività e sull’impulsività, questa opzione terapeutica potrebbe essere sfruttata in tutti quegli ambiti in cui la difficoltà di regolazione è un elemento chiave dal punto di vista clinico, come nel caso del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)» conclude il professor Chiappedi.

Chiara Caretoni

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