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Eterni indecisi? Imparate a osare

Per alcune persone anche scegliere tra la vacanza al mare e quella in montagna può essere un’impresa. Ecco qualche consiglio per prendere decisioni in scioltezza

Essere o non essere? Come insegna Amleto, il dubbio fa parte della natura umana. «Di per sé, una certa dose d’indecisione è sana, perché testimonia il fatto che non ragioniamo per idee preconfezionate», conferma Rosa Angela Fabio, docente di psicologia generale all’Università degli Studi di Messina. Il problema nasce quando la dose diventa eccessiva. «Se il dubbio intacca ogni scelta», continua l’esperta, «dalla più importante alla più futile, allora il dilemma non è più salutare, ma si trasforma in patologico». Prenotare al ristorante o in pizzeria, comprare una gonna o un paio di pantaloni, programmare le vacanze al mare o in montagna. Per la maggior parte delle persone queste sono scelte da risolvere a cuor leggero, mentre per gli eterni indecisi sono motivo di forte stress e dispendio energetico. Rimuginano a lungo, soffrono e il più della volte alla fine non prendono alcuna decisione.

 

Le tipologie degli eterni indecisi

Le cause di questo pantano mentale? Diverse. Riconoscerle è il primo passo per uscire dal tunnel e diventare decision maker efficaci. Ecco allora, secondo Rosa Angela Fabio e Maurizio Brasini, psicoterapeuta e docente alla Scuola di psicoterapia cognitiva di Ancona, le principali categorie di eterni indecisi.

Gruppo San Donato

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Procrastinatori

Quelli che hanno la tendenza a rimandare qualsiasi scelta e scappano da ogni obbligo decisionale. Tendenzialmente sono persone pigre che evitano lo sforzo di compiere una scelta. La frase tipica del procrastinatore seriale è: «Ci penserò in un altro momento». Nell’istante in cui la pronuncia riceve un feedback positivo immediato, si sente bene perché ha rimandato lo sforzo e, quindi, nel tempo continuerà a non prendere decisioni.

Ansiosi

Hai voglia a spiegare a queste persone che sbagliando s’impara. Il timore di prendere una decisione errata innesca uno stato ansioso paralizzante. Il circolo vizioso si alimenta di prospettive catastrofiste («Se non azzecco la strada giusta, finirà molto male») e di crolli dell’autostima («Se la mia scelta è sbagliata, significa che non sono in grado di farla»).

Scontenti

Per loro nessuna opzione si prospetta mai come soddisfacente. Quando sono in casa vorrebbero uscire e non appena usciti vorrebbero, invece, stare a casa. Alcuni hanno i tratti del perfezionista maniacale, altri soffrono troppo per le rinunce che inevitabilmente ogni scelta comporta. Se si ordina una pizza margherita, non si avranno tutte le altre del menù.

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I consigli per gli eterni indecisi

Ecco allora alcuni consigli degli psicologi per superare i blocchi decisionali. «Il primo è quello di dare il giusto peso alle conseguenze di una decisione», dice Brasini. Tra quale menù preparare per la cena di Natale e la scelta dell’università esiste una profonda differenza. Se le ricette viste sul giornale non dovessero riuscire, poco male, c’è sempre la rosticceria sotto casa che può sistemare le cose. Ma l’atteggiamento più utile, per Brasini, è quello di tenere sempre in considerazione un concetto fondamentale. Per quanto si cerchi di ragionare per imboccare la scelta più efficace, la vita percorre comunque il suo corso. Motivo in più per prendere una decisione senza rimpianti. «Pensare “o la va o la spacca” a volte è più vincente del “pensaci due volte”», aggiunge lo psicoterapeuta.

L’aiuto degli altri

Se è utile lavorare su stessi, altrettanto utile è farsi dare una mano dalle persone vicine. «Amici, partner e familiari dovrebbero intervenire in una fase lontana dal dilemma e dichiarare apertamente quello che ritengono possa essere un atteggiamento spropositato», conclude Rosa Angela Fabio. «Per esempio, potrebbero porre domande del tipo: “Che cosa pensi possa succedere se imbocchi questa strada?”. Controproducente, invece, sostituirsi al dubbioso cronico nella scelta. L’eterno indeciso finirebbe per diventare dipendente dalle decisioni altrui».

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Chi è convinto che ogni decisione umana sia frutto di un ragionamento razionale deve ricredersi. Con due esempi lo psicoterapeuta Maurizio Brasini dimostra che in alcuni casi siamo più sensibili alle perdite che ai mancati guadagni. «Tra un uovo subito e una gallina tra una settimana, infatti, molti sceglierebbero l’uovo. Ma tra un uovo tra un anno e una gallina tra un anno e una settimana quasi tutti sceglierebbero la gallina, eppure si tratta sempre di una settimana in più di attesa», dice. E ancora: «Se ho pagato 20 euro per un biglietto di uno spettacolo e mi accorgo di aver perso il biglietto mentre sto entrando a teatro, potrei decidere di non comprarne un altro. Se invece lungo il tragitto mi accorgo di aver perso una banconota da 20 euro e non ho ancora comprato il biglietto, probabilmente lo acquisterò. Quindi non accetto di spendere 40 euro per pagare due volte la stessa cosa, ma accetto di tornare a casa con 40 euro in meno se compro un solo biglietto».

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