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Gioco d’azzardo: la nuova pericolosa moda dei teenager

Tra app e social network le occasioni per svuotare il portafogli di mamma e papà non mancano. E non sempre la ludopatia e il gioco d'azzardo nascono online

È la generazione degli eccessi. Mangiano troppo, chattano troppo, spendono troppo. Gli adolescenti di oggi, i figli dei millennials, risentono più dei genitori dell’impatto delle nuove tecnologie sulla vita di tutti i giorni. Nati con lo smartphone in mano, familiarizzano troppo presto con gli acquisti facili offerti da app e device, grazie ai quali basta il tocco di un polpastrello per ottenere ciò che si vuole e svuotare in un lampo il portafoglio di mamma e papà. È uno dei motivi per cui la generazione Z, quella dei nati tra il 1995 e il 2010, è la nuova vittima del gioco d’azzardo, online e non.

Il web ha alzato l’asticella delle trasgressioni, non solo nella vita virtuale, ha mostrato ai ragazzi come ottenere ciò che vogliono eludendo il controllo genitoriale. L’Istituto superiore di sanità (Iss) denuncia un aumento del 10% di giocatori quindicenni in quattro anni. Secondo l’ultima analisi del Sistema di sorveglianza Hbsc Italia (Health Behaviour in School-aged Children, Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), i teenager che hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta sono il 42,2%. Di tutti i comportamenti a rischio presi in esame, è questo, insieme al crescente consumo di alcolici, quello che segna un incremento più preoccupante.

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Le sirene del web

Sono quasi 700mila i minorenni che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno, specifica l’Iss. Di questi, quasi 70mila sono già giocatori problematici, cioè assumono comportamenti che sconfinano nella patologia. Si svegliano di notte per giocare, rinunciano a uscire, dicono bugie per racimolare soldi. «Nonostante il gioco d’azzardo, in tutte le sue forme, sia vietato ai minorenni, il Web ha spalancato le porte di questo mondo a tutti», conferma Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione nazionale Dipendenze tecnologiche, GAP e cyberbullismo. «Riguardo alle app, sui principali store online se ne trovano a bizzeffe. E sono tutte gratuite. Ma si trovano immagini allettanti anche sui social. È molto facile lasciarsi sedurre. Quando si chiede: “conferma di essere un adulto”, cosa ci vuole a “flaggare“ un sì?».

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L’aumento di queste applicazioni è stato esponenziale dal 2016 al 2019. Ricercatori dell’Università di Padova riportano che, dopo i cittadini di alcuni Paesi balcanici e dell’Europa dell’Est, gli italiani sono quelli che giocano di più su Internet. Con una percentuale del 19,6%. «Le ricerche confermano che l’utilizzo smodato di smartphone e videogiochi implica un aumento di impulsività», afferma Serena Valorzi, psicologa e psicoterapeuta, autrice di manuali come Generazione Cloud (Edizioni Erickson, 2013) e Cercami su Instagram (Reverdito Editore, 2019, insieme a Mauro Berti). «Questi strumenti abituano i ragazzi ad avere tutto e subito, abbassano la capacità riflessive e previsionali e quelle di autocontrollo. Spesso i ragazzi non trovano adulti capaci di regalare dei “no“ fermi che permetterebbero loro di gestire meglio le frustrazioni. Senza dimenticare che anche molti videogiochi per bimbi piccoli riproducono i rulli della slot machine o i giochi alle carte. Quindi la loro presenza è molto più pervasiva e precoce di un tempo».

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Una fuga dalla realtà

I ragazzi giocano anche nella vita reale. Sfidano la sorte alle lotterie (21%), praticano scommesse sportive (17%), si attaccano alle slot machine (6,8%). Quando non giocano online, vanno dai tabaccai (46%) o nelle sale scommesse (41%), attenti a scegliere luoghi non vicini a casa, dove non viene richiesto il documento di identità o dove la somma da vincere è più allettante. Un antidoto alla noia? «Ognuno ha una spinta motivazionale diversa, ma sta sempre cercando di anestetizzare un disagio. Personale, famigliare, relazionale», risponde Lavenia. «Sta cercando qualcosa che non trova nella realtà. In questi casi il gioco ha un effetto di panacea, di balsamo di tutti i mali. Il suo effetto ha però la durata di un’anestesia e, una volta sfumato, il vuoto si ripresenta in dimensioni amplificate».

Inoltre si pensa, ingenuamente, di poter fare più cose con tanti soldi, di avere una vita più semplice, ma non è così. «È tipico dell’adolescenza. Si è impulsivi, si ricercano sensazioni nuove, si crede di essere onnipotenti, si tende a emulare il comportamento del gruppo, si reagisce con modi sfidanti», continua l’esperto. Non a caso nei più giovani si osservano percentuali più elevate di gioco illegale rispetto alla popolazione adulta. «Si cerca di vincere quando ci si sente perdenti in qualche area della vita, che sia la scuola o lo sport», aggiunge Valorzi. «Questa società dà poche sicurezze, specialmente a chi è più giovane e si sente investito di molte aspettative. Si fantastica successo e guadagno a brevissimo termine, non frutto di impegno ma di mera fortuna».

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L’identikit del giovane ludopatico

Una trappola che inguaia soprattuto i maschi. Sono il 62,5%, rispetto al 23% circa delle ragazze. Hanno circa tre volte più possibilità di sviluppare comportamenti a rischio, «mentre le ragazze sono più attratte dai social network», sottolinea Valorzi. La prevalenza maggiore di giocatori problematici è al Sud (4,4% contro il 3% della media nazionale), «probabilmente perché qui i giovani sono scoraggiati dalle scarse speranze di un futuro lavorativo soddisfacente», giustifica Lavenia.

Spesso infatti il problema nasce in contesti di ristrettezze economiche. Ma quando sfocia nella dipendenza si svincola dal bisogno finanziario e diventa fine a se stesso, ragion per cui il gioco d’azzardo arriva a colpire anche ragazzi benestanti. È più facile che insorga in contesti familiari o scolastici dove il gioco d’azzardo è presente in modo massiccio (le probabilità si triplicano) o quando l’abitudine a intrattenersi con videogiochi simili è già praticata durante l’infanzia. «Per racimolare il denaro i ragazzi chiedono aiuto ai nonni, oppure ai genitori, soprattutto separati, che magari non hanno mantenuto un buon livello comunicativo e non sanno quanti soldi l’ex partner abbia già versato», aggiunge lo psicologo. «Vendono cose online, altri arrivano a rubare».

Le ricerche assicurano che i teenager che assumono con regolarità alcolici, sigarette, cannabis hanno un rischio doppio di sviluppare un comportamento di gioco problematico rispetto a chi consuma queste sostanze sporadicamente. Così come gli studenti con rendimento scolastico scarso sono più propensi di quelli con voti alti. Alcuni studi mettono l’accento sulla carenza cronica di sonno, legata a doppio filo con l’iperconnessione notturna ai social network.

Le conseguenze

Tra una puntata di poker e un tiro di dadi, è facile finire in un gorgo da cui poi è difficile risalire. «Non succede a tutti, ma nelle persone predisposte giocare d’azzardo attiva circuiti neuronali implicati nella sensazione del piacere che si autoalimentano», spiega Valorzi. «A lungo andare ciò comporta la perdita di possibilità relazionali (amicali, familiari, di coppia), di studio e lavoro. Negli adolescenti si tratta di un’ipoteca su tutta la vita futura, perché il gioco d’azzardo succhia vitalità, risorse mentali e concentrazione, che andrebbero applicate nello studio, nello sport, nelle relazioni. Non a caso si parla di febbre del gioco, perché viene a mancare la lucidità». Il passo dalla bravata alla patologia è breve. «Il gioco d’azzardo patologico è una malattia che ha gravi conseguenze fisiche, psicologiche e sociali, è presente anche nel Manuale diagnostico dei disturbi mentali e si associa spesso ad altre dipendenze. Tra cui quella delle tecnologie digitali», sottolinea Lavenia.

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Puntualizza Valorzi: «A qualsiasi età si sviluppi una dipendenza, questa incide sempre sulla possibilità di vivere una vita responsabile e libera. Prima si riconosce il problema e si interviene, meglio è. Le dipendenze si possono bloccare in modo che non interferiscano più con i propri desideri profondi, con le proprie capacità decisionali. Ma chi ne ha sofferto dovrà stare sempre attento a non spostare la propria ossessione su altri fronti, perché le dipendenze vanno sempre a braccetto». In Italia la normativa è intervenuta più volte a ribadire la necessità di tutelare i minori, vietando l’accesso a tutti i giochi pubblici con vincita in denaro (per esempio con la legge 15 luglio 2011). «La legge vieta il gioco d’azzardo ai minori di 18 anni, fuori e dentro il Web», ricorda Lavenia. «Ma molti dei giochi online sono travestiti da giochi ludici e apparentemente leciti. Questo è uno dei motivi per cui i ragazzi riescono a arginare i divieti. Anche la pubblicità dovrebbe essere meno pervasiva».

C’è ancora tanta strada da fare. «È importante lavorare sulla prevenzione a tutti i livelli, specialmente locale, con programmi nelle scuole, sportelli dedicati, simulazioni educative, prevenzione dei comportamenti a rischio. Sul piano regionale, serve una rete territoriale di organizzazioni deputate, tra cui i servizi per le tossicodipendenze, le comunità di recupero, gli ambulatori».

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I consigli per i genitori

Ma le prime azioni avvengono in famiglia. È fondamentale che si prenda consapevolezza del problema prima che accada qualcosa di irreparabile, come insegna la vicenda del ragazzo di Vercelli che è arrivato a uccidere la madre perché gli negava i soldi per giocare. «Attenzione ai segnali: il ragazzo è sfuggente, irritabile e sembra profondamente infelice? Va male a scuola, sta sveglio la notte? Si isola o non incontra più i vecchi amici, sostituiti con conoscenti? È vago sui resoconti giornalieri delle sue attività? Racconta solo delle vincite e mai delle perdite? Nei suoi pantaloni trovate ricevute di gioco?

In questi casi è bene aprire gli occhi e togliere le bende che spesso si indossano per paura di vedere il problema», consiglia Valorzi. La seconda arma è il dialogo. «È utile fare un esame della realtà insieme, facendo notare al teenager le conseguenze del suo comportamento nella vita di tutti i giorni attraverso un bilancio tra aspetti positivi e negativi», consiglia Lavenia. «Può essere utile un elenco delle cose che ha perso da quando ha iniziato a giocare. Non solo denaro, ma amici, divertimenti, legami. Fategli capire che il suo problema non è dovuto a incapacità, ma da qualcosa di più grande di lui, che non può controllare né gestire da solo». Evitando il fai-da-te e rivolgendosi a uno psicologo specializzato in ludopatia.

Attenzione anche a queste quattro tendenze. Oltre al sempre più precoce avvio del gioco d’azzardo, l’indagine del Sistema di sorveglianza Hbsc Italia coordinata dall’Istituto superiore di sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena ha rivelato altre quattro criticità della generazione Z.

1. L’eccesso di divano 

La chiamano generazione di sdraiati perché sono tutt’uno con il divano. Meno del 10% dei teenager svolge almeno un’ora al giorno di attività motoria (compresi giochi, sport, spostamenti, ricreazione ed educazione fisica a scuola), il minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il dato diminuisce con l’aumentare dell’età. Ciò spiega perché il 16% tra gli 11 e i 15 anni è in sovrappeso e il 3,2% è obeso.

2. L’aumento dell’uso di cannabis 

La percentuale di ragazzi che ha dichiarato il consumo di cannabis almeno una volta nella vita è in aumento rispetto al 2014. Secondo alcune teorie, passare dalle droghe leggere a quelle più rischiose, in grado di dare dipendenza, è un attimo.

3. Il boom di abbuffate alcoliche

La più pericolosa delle nuove tendenze? Bere poco abitualmente, salvo poi scatenarsi in feste e ritrovi. Il binge drinking (l’assunzione di cinque o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione) è un altro fenomeno in crescita. Non presenta grandi differenze di genere (riguarda il 3,7% delle ragazze e il 4,6% dei ragazzi) e aumenta con l’età.

4. La tentazione delle relazioni virtuali

A fare un uso problematico dei social media sono soprattutto le tredicenni (19%), che li usano per confidarsi con sconosciuti, protette dall’anonimato e dalla privacy. Un problema confermato da un’indagine condotta dall’Associazione Di.Te. Il 60% del campione dice di non avere costruito nuovi rapporti amicali nella vita reale negli ultimi tre anni.

Dove chiedere aiuto

Sono 18 milioni gli italiani, adulti e non, che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Un milione e mezzo sono giocatori problematici. Per aiutarli l’Istituto superiore di sanità ha attivato il numero verde 800.558822, anonimo e gratuito. È dedicato soprattutto ai più giovani, invece, l’aiuto degli specialisti di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove è stato attivato l’indirizzo e-mail iogioco@opbg.net. Infine è del Codacons l’iniziativa di un test fai-da-te, disponibile all’indirizzo attentialgioco.it, per aiutare i cittadini a capire se il proprio modo di giocare sia responsabile o pericoloso.

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