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Mattiniero o dormiglione? Chi rischia la depressione

Secondo un nuovo studio, chi ama dormire la mattina e stare sveglio la sera ma deve rispettare gli orari tradizionali può avere problemi di benessere mentale

Se ti alzi la mattina presto pieno di entusiasmo e pronto ad affrontare la giornata, sei ciò che gli esperti definiscono «allodola». Se invece rimandi in continuazione la sveglia e ti trascini stancamente verso le incombenze mattutine, allora sei a tutti gli effetti un «gufo».

I mattinieri sono persone già in forma nelle prime ore del mattino. Risentono poco del fenomeno dell’inerzia del sonno, cioè non hanno difficoltà a sentirsi lucidi e attivi immediatamente dopo il risveglio. Le loro energie, tuttavia, possono iniziare a scemare già nel primo pomeriggio. Chi fatica a tirarsi su dal letto, i dormiglioni, impiega quasi due ore per essere efficiente dopo il sonno notturno. In compenso, però, potrà concentrarsi su lavori impegnativi anche fino a notte inoltrata.

Gruppo San Donato

Perché alcuni sono mattinieri e altri dormiglioni?

Il centro che controlla il ritmo sonno-veglia (ritmo circadiano) è localizzato in una parte del cervello, l’ipotalamo. L’attività di quest’area è influenzata, durante il giorno, dagli stimoli luminosi provenienti dalla retina. E, durante la notte, dalla secrezione di melatonina, l’ormone del «buon riposo», che raggiungendo il suo picco ci fa dormire.

Grazie a questo meccanismo, il nostro orologio interno risulta in sintonia con il ciclo di luce e buio dell’ambiente esterno. In alcuni casi, per abitudini acquisite, per lavoro e pare anche per una predisposizione genetica, il sistema si inceppa e non c’è più sincronizzazione tra ritmi interni ed esterni. Nelle allodole, il picco di melatonina è anticipato, mentre nei gufi è ritardato.

Analogamente, il picco del cortisolo, l’ormone dello stress che rende attivi, nelle allodole è anticipato al mattino, nei gufi si verifica più tardi.

I dormiglioni rischiano la depressione

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Psychiatry, essere un’allodola ha dei benefici per la salute perché le abitudini di sonno e veglia sono più naturali e, soprattutto, allineate ai tradizionali orari di lavoro e di scuola, che in genere vanno dalle 8-9 del mattino alle 5-6 del pomeriggio. Penalizzati, invece, i dormiglioni.

Lo studio, infatti, ha analizzato i dati di circa 85 mila persone (sono state monitorate con orologi da polso e questionari sul sonno e l’umore) rilevando che i gufi hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione e di ansia. Questi problemi, ipotizzano gli esperti, sono dovuti al fatto che un dormiglione si deve adeguare agli orari e allo stile di vita tradizionali, che quasi sempre prevedono una sveglia presto la mattina. E ciò porta all’interruzione dei loro ritmi circadiani.

«Sfidare il proprio orologio biologico sembra essere associato a maggiori livelli di depressione» scrive l’autrice dello studio. Il disallineamento circadiano, infatti, può portare a una durata e una qualità del sonno inadeguate per una persona abituata a dormire fino a una certa ora. E questo potrebbe compromettere l’umore ed esacerbare eventuali disturbi dell’umore già presenti. Inoltre, i gufi è come se vivessero in continuo «jet lag sociale». Un fenomeno che in genere si verifica solo nel weekend, quando andiamo a letto e ci svegliamo più tardi rispetto ai giorni lavorativi della settimana.

Perché essere mattinieri fa bene

Maggiore benessere, invece, per i mattinieri. Le allodole, infatti, evitano il “jet lag sociale” e, secondo gli esperti, sono esposti a più ore di luce solare perché iniziano la giornata molto presto, spesso all’aperto facendo dell’attività fisica. «L’esposizione alla luce è maggiore tra i mattinieri» concludono gli esperti. «E in effetti, la terapia della luce è un trattamento utilizzato per rimediare ad alcune forme di depressione».

Come assecondare il proprio ritmo circadiano

Secondo gli esperti di medicina del sonno, la cosa migliore da fare per ritrovare il benessere è ovviamente cercare di assecondare i propri ritmi naturali. Ma quando non si può, per motivi di studio o di lavoro, un utile esercizio è quello di spostare gradualmente, giorno dopo giorno, le proprie lancette biologiche più avanti o più indietro. Facendo lo sforzo di alzarsi un’ora prima al mattino oppure di restare svegli mezz’ora in più alla sera. I farmaci, in questi casi, non servono. Può invece aiutare l’assunzione di integratori di melatonina, che aumenta la propensione al sonno, la sua durata e la sua qualità. Si tratta di prodotti da banco, in compresse o gocce, venduti in farmacia o in erboristeria. Tempi e dosi devono però essere consigliati dal medico.

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